Siniša Mihajlović

calciatore e allenatore di calcio serbo con cittadinanza italiana (1969-2022)

Siniša Mihajlović (1969 – 2022), calciatore e allenatore di calcio serbo.

Siniša Mihajlović nel 2010

Citazioni di Siniša Mihajlović modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Con Mourinho non posso parlare di calcio perché non ha mai giocato e non può capire. Io ho fatto tante cazzate, ho sempre pagato, non è giustificabile ma possono capire solo quelli che hanno fatto questo mestiere da giocatori e lui non l'ha fatto, ma non vedo quale sia la relazione tra quello che ha detto lui e le mie parole. Non mi permetterei mai di parlare male dell'Inter, solamente quando ho parlato dell'Inter e di Adriano non volevo mettere in polemica nessuno, volevo fare una critica ai giornalisti perché abbiamo avuto gli stessi problemi io e Mancini e a noi ci davano degli incapaci.[1]
  • [Ultime parole famose] Forse è sbagliato. Sarebbe difficile rifiutare di andare a allenare il Milan – non mi si presenterà mai questa possibilità – ma se succedesse non lo potrei mai fare, perché sono stato quattro anni nell'Inter e sono interista. Non lo potrei mai fare.[2]
  • Le porte della nazionale sono aperte a tutti, anche per Ljajic. Ma lui sa che la nostra rappresentativa ha i propri principi che nulla hanno a che vedere con il gioco. Tutti devono rispettare l'inno nazionale, il paese, la maglia. Se Ljajic canta l'inno e se è in forma io lo convoco. Se non vuol cantare, non può giocare.[3]
  • Giocare nella Sampdoria deve essere per tutti un onore. Questo è un club prestigioso, con 67 anni di storia. E se qualcuno dei miei giocatori questa storia non la conosce gliela ricorderò io. Ricorderò ai miei giocatori, che la maglia che indossano è stata vestita in passato da grandi giocatori e grandi uomini. Sono talmente tanti che me li sono dovuti scrivere per ricordarli tutti: potremmo partire dagli anni '50 e andare avanti e citare Suarez, Skoglund, Brighenti, o dire che qui ha giocato un Ct Mondiale come Lippi. [...] Questa è stata la squadra di una coppia irripetibile, tra le più grandi della storia del calcio italiano, come Vialli e Mancini, di una freccia come Lombardo, di talenti come Dossena e Salsano, di attaccanti come Chiesa e Montella. Fino a Cassano e Pazzini. E ne dimentico tanti... In panchina si sono seduti miti come Fulvio Bernardini e Vujadin Boskov, e tecnici innovatori come Eriksson. Questo club negli ultimi 30 anni è stata gestito da due grandi famiglie: Mantovani e Garrone. E io ho avuto l'onore di conoscerle entrambe. Qui solo vent'anni fa si vinceva una Coppa delle Coppe, uno scudetto e si è persa ai supplementari una Coppa dei Campioni. [...] Perché nella sua storia la Samp è anche caduta ma si è sempre rialzata.[4]
  • Da lui ho imparato il lavoro sul campo perché Mancio in questo è il migliore di tutti. All'Inter, da suo assistente, io curavo la fase difensiva, lui quella offensiva. Se sono diventato un allenatore, lo devo a Roberto e per questo lo ringrazio. Non dimentico mai ciò che ha fatto per me, anche quando giocavamo insieme. A volte abbiamo litigato perché se subivamo un gol, lui dava sempre la colpa a noi difensori e io mi arrabbiavo di brutto. Alla fine però eravamo e siamo come fratelli.[5]
  • Consideravo Francesco mio amico, poi c'è stato un periodo in cui non ci siamo più sentiti. È successo dopo che non è venuto alla mia partita di addio al calcio. Lo avevo invitato e neppure mi rispose. Per me il rispetto è importante. Ora abbiamo ricucito il rapporto ed è tutto a posto.[5]
  • Io sono biancoceleste. Per quello che ho vinto e per quello che mi hanno dato i tifosi della Lazio. Rispetto la Roma e i suoi sostenitori, ma io sono laziale.[5]
  • Sono davvero addolorato. Per me era come un padre. È stato un maestro, un esempio, sul piano calcistico e anche sul piano umano, una di quelle persone che non vorresti mai lasciare e quando se ne vanno lasciano un vuoto incolmabile. Di sicuro non lo dimenticherò: insieme abbiamo condiviso diverse esperienze che porterò per sempre con me. Vujadin resterà una persona unica, inimitabile, una leggenda del calcio serbo e un mito per ogni sampdoriano.[6]
  • Quando ero più giovane avevo perennemente bisogno di dividere il mondo in 'noi' e gli 'altri'. Mi caricava. Alcuni storici lo definiscono bisogno del nemico. Oggi non ho bisogno di nemici. Ho 46 anni, non vivo più per esclusione ma per accumulo di esperienze. Non rinnego nulla di ciò che ho vissuto, ma mi piace scoprire anche tutto ciò che non conosco. E se farsi amare da chi già ti ama è facile, trovo stimolante anche convincere chi magari è prevenuto o vuole metterti alla prova.[7]
  • Da allenatore devi scegliere i progetti, perché non sei solo: alleni e guidi un gruppo di uomini che dipendono da te, ma anche tu dipendi da loro. Hai il dovere di farli rendere al massimo. Insegnando, fissando regole, caricandoli, facendogli sentire l'onore di appartenere al club, ma restando sempre lucido e razionale. Altrimenti non sei un buon tecnico.[7]
  • Nella mia conferenza stampa di presentazione, quel 21 novembre 2013, dissi che avevo accettato l'incarico per un atto di amore e di riconoscenza. Non ho mai dimenticato che la Samp mi aiutò in un momento difficile della mia carriera di giovane calciatore. Quando in difficoltà c'è stato il club non ho potuto dire di no. Ora però la Samp sta bene e io credo di aver saldato il mio "debito" morale.[8]
  • [Nel 2015, riferito ad Alessio Romagnoli e al suo valore di mercato] Anche a me piacciono le fragole, ma non devono costare come le ostriche. 25 milioni sono tanti soldi per un giocatore comunque giovane che in prospettiva può diventare molto forte.[9]
  • Ci sono squadre che hanno il diritto di sognare di vincere e altre che hanno il dovere di vincere: il Milan fa parte di queste ultime.[10]
  • Sono sempre stato grato a chi nella mia vita mi ha dato la possibilità di esprimere le mie qualità umane e professionali. Mi sento un uomo fortunato, per quello che finora ho visto, provato, realizzato. Per i sogni che sono diventati realtà. E parte di queste grandi soddisfazioni le ho vissute a Milano dove ho concluso la mia carriera di giocatore e intrapreso quella di allenatore. Avere la possibilità di giocare il derby in questa città, prima come atleta e ora come tecnico, lo considero un grande privilegio, un orgoglio, una medaglia da appuntarmi sul petto.[11]
  • C'è un dramma che esiste da tanti anni e che negli ultimi giorni è diventato sempre più pressante: quello dei migranti. Uomini, donne, bambini, moltitudini di disperati che fuggono da guerre, da genocidi, dalla fame, dalla povertà. È un problema che mi sta particolarmente a cuore perché l'ho visto con i miei occhi e vissuto nel mio Paese, quando la guerra civile stravolse la ex Jugoslavia. Anche i miei genitori e tanti miei familiari sono stati migranti in fuga dalla guerra. Loro nella tragedia sono stati fortunati ad avere un figlio o un parente in grado di aiutarli, ospitarli, farli trasferire. Ho aiutato, per quanto mi è stato possibile, tanta gente che non avevo mai visto prima, non ricordo più i loro nomi ma ricordo benissimo gli occhi di ognuno di loro e la sofferenza che c'era dipinta dentro.[11]
  • [Su Mario Balotelli] [...] ha un problema di testa. Se gli chiedo di svolgere un determinato compito, lo fa una volta e poi le altre se lo dimentica. Non so se potrà fare un salto di qualità, dipende da lui: noi lo aiutiamo, ma Mario deve aiutarsi da solo.[12]
  • Poter lavorare in una Società dalla storia gloriosa e prestigiosa come il Toro è per me motivo di grandissimo orgoglio. Questa è una piazza unica, il pubblico granata è conosciuto in tutta Italia per la sua passione, per il suo grande attaccamento alla squadra, per quel suo forte senso di appartenenza alla maglia: sono valori importanti, in cui mi riconosco [...].[13]
  • [...] mi dicevano che il Torino era diverso da qualsiasi altra squadra, si respirano pagine di storia, belle, drammatiche e intense. Anima, cuore, orgoglio, lacrime e sudore come piace a me, non vedevo l'ora di tornare a lavorare in una società che mi somigliasse. Il Toro è abituato a stare nell'arena, a combattere e lottare [...].[14]
  • Se uno non è motivato per giocare il derby deve cambiare mestiere, meglio che faccia il ragioniere.[14]
  • [Alla frase «non è facile indossare la fascia di capitano a 22 anni», riferita al calciatore del Torino Marco Benassi, nel 2016] Non è facile svegliarsi alle quattro e mezza della mattina per andare a lavorare alle 6, fare tutto il giorno e non arrivare a fine mese. Questo non è facile. Essere capitano del Torino a 22 anni deve essere un piacere, un orgoglioso [...]. È una persona fortunata come tutti noi che facciamo questo lavoro.[15]
  • Sergio era un grande giocatore e un grande compagno di squadra, un calciatore fondamentale per la Lazio. Come me ha sofferto molto nella vita, ha perso i suoi genitori quando era ancora troppo giovane. Un aneddoto? Ad ogni preparazione estiva Sergio si presentava con le ginocchia sbucciate. Perché durante la pausa del campionato camminava in ginocchio per vedere la Madonna in Portogallo. Per il resto è stato sempre un po' triste, a volte dava l'impressione di essere anche un po' arrabbiato. Ma in realtà aveva i suoi modi, si faceva gli affari suoi. Quando l'ho visto da giocatore, non ho mai pensato che avrebbe allenato. Aveva un carattere molto riservato, non parlava mai. Ma le persone cambiano e ora è un ottimo allenatore, mi sbagliavo.[16]
  • Parliamo tanto di razzismo in Italia, ma non più solo bianco o nero. Anche zingaro, o serbo, di m... Si parla di razzismo solo con bianchi e neri, se si tocca un popolo intero va tutto bene. Ma questa è l'Italia. Comunque, chi mi ha chiamato zingaro lo aspetto, me lo venga a dire in faccia. Sanno dove vivo, vediamo se hanno le palle.[17]
  • [Sul derby di Torino] Se puoi sognare qualcosa, è perché lo puoi fare, questo è lo scontro tra la passione e la ragione, tra i colori e il bianconero, tra il popolo e i padroni. È un derby unico nel suo genere.[18]
  • I miei giocatori sono liberi di fare tutto quello che dico io.[19]

«Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

Intervista di Guido De Carolis, corrieredibologna.corriere.it, 23 marzo 2009.

  • [Sulla guerra del Kosovo] Prima della guerra per andare dai miei genitori dovevo fare 1,4 km, ma senza ponti eravamo costretti a un giro di 80 chilometri. Per mesi la gente ha sofferto ingiustamente. Bombe su ospedali, scuole, civili: tutto spazzato via, tanto non faceva differenza per gli americani. Sul Danubio giravano solo delle zattere vecchie. Come la giudico? Ho ricordi terribili, incancellabili, inaccettabili.
  • Siamo un popolo orgoglioso. Certo tra noi abbiamo sempre litigato, ma siamo tutti serbi. E preferisco combattere per un mio connazionale e difenderlo contro un aggressore esterno. So dei crimini attribuiti a Milosevic, ma nel momento in cui la Serbia viene attaccata, io difendo il mio popolo e chi lo rappresenta.
  • [Sugli Stati Uniti d'America durante la guerra del Kosovo] Non li sopporto. In Jugoslavia hanno lasciato solo morte e distruzione. Hanno bombardato il mio Paese, ci hanno ridotti a nulla. Dopo la Seconda Guerra Mondiale avevano aiutato a ricostruire l'Europa, a noi invece non è arrivato niente: prima hanno devastato e poi ci hanno abbandonati. Bambini e animali per anni sono nati con malformazioni genetiche, tutto per le bombe e l'uranio che ci hanno buttato addosso. Che devo pensare di loro?
  • [Sulla guerra di indipendenza della Croazia] Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c'era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all'altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia. I suoi crimini di guerra non sono giustificabili, sono orribili, ma cosa c'è di non orribile in una guerra civile?
  • [Su Josip Broz Tito] Slavi, cattolici, ortodossi, musulmani: solo il generale è riuscito a tenere tutti insieme. Ero piccolo quando c'era lui, ma una cosa ricordo: del blocco dei Paesi dell'Est la Jugoslavia era il migliore. I miei erano gente umile, operai, ma non ci mancava niente. Andavano a fare spese a Trieste delle volte. Con Tito esistevano valori, famiglia, un'idea di patria e popolo. Quando è morto la gente è andata per mesi sulla sua tomba. Con lui la Jugoslavia era il paese più bello del mondo, insieme all'Italia che io amo e che oggi si sta rovinando.
  • Il Kosovo è Serbia. Punto. Non si possono cacciare i serbi da casa loro. No, l'indipendenza non è giusta per niente.
  • Sotto Tito t'insegnavano a studiare, per migliorarti, magari per diventare un medico, un dottore e guadagnare bene per vivere bene, com'era giusto. Oggi lo sapete quanto prende un primario in Serbia? 300 euro al mese e non arriva a sfamare i suoi figli. I bimbi vedono che soldi, donne, benessere li hanno solo i mafiosi: è chiaro che il punto di riferimento diventa quello. C'è emergenza educativa in Serbia. L'educazione dobbiamo far rinascere.

Citazioni su Siniša Mihajlović modifica

  • La coppia [difensiva] più cattiva era quella della Lazio con Fernando Couto-Mihajlović. O avversario o pallone. (David Trezeguet)
  • Lui ha usato e abusato del suo ruolo sportivo per esaltare le sue opinioni, e poiché i suoi idoli erano Arkan e le tigri serbiste e le loro imprese criminali, mi sembra difficile che ideali simili non influiscano sul modo di considerare l'agonismo sportivo e la formazione dei campioni a lui affidati. (Adriano Sofri)
  • Mihajlović non era veloce, ma sapeva sempre dove finiva la palla. (Dario Hübner)
  • Sinisa è un uomo intelligente, in rossonero si metterà il papillon. (Massimo Ferrero)

Note modifica

  1. Citato in Mihajlovic replica: "Con Mourinho non posso parlare di calcio", fcinternews.it, 13 dicembre 2008.
  2. Da un'intervista del 2010; citato in Siniša Mihajlović: «Non potrei mai allenare il Milan», ilpost.it, 4 giugno 2014.
  3. Citato in Fiorentina, Mihajlovic vuole riprendersi Ljajic: "Ma deve cantare l'inno", gazzetta.it, 19 febbraio 2013.
  4. Dalla conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore della Sampdoria; citato in Sampdoria, Mihajlovic cita Kennedy: "Troveremo la strada, io sono sampdoriano", gazzetta.it, 21 novembre 2013.
  5. a b c Citato in Serie A, Mihajlovic: «Stimo Totti, ma sono laziale dentro», corrieredellosport.it, 13 febbraio 2014.
  6. Da sampdoria.it; citato in Mihajlovic piange il maestro Boskov, lastampa.it, 29 aprile 2014.
  7. a b Dall'intervista di Andrea Di Caro, La Gazzetta dello Sport, 20 marzo 2015; citato in Quando Mihajlovic svelò alla Gazzetta: "Direi sì al Milan, perché...", gazzetta.it, 3 giugno 2015.
  8. Dalla lettera di saluto ai tifosi della Sampdoria; citato in Filippo Grimaldi, Mihajlovic, lettera ai tifosi: "Samp, sempre casa mia", gazzetta.it, 1 giugno 2015.
  9. Citato in Mihajlovic: "Romagnoli? Le fragole non devono costare come le ostriche", gazzetta.it, 14 luglio 2015.
  10. Dalla conferenza stampa prima della partita Fiorentina-Milan; citato in Milan, Mihajlovic: "Non firmo per il terzo posto. Che bravi Ely e Calabria", gazzetta.it, 22 agosto 2015.
  11. a b Citato in La mia idea per ringraziare Milano e aiutare i migranti, La Gazzetta dello Sport, 11 settembre 2015, p.2.
  12. Durante la conferenza stampa prima della partita di Serie A tra Chievo e Milan; citato in G.B. Olivero, Mihajlovic: "Balotelli non è pronto di testa, da sempre...", gazzetta.it, 12 marzo 2016.
  13. Citato in Torino, Mihajlovic è il nuovo tecnico: "Mi riconosco nei valori granata", gazzetta.it, 25 maggio 2016.
  14. a b Durante la presentazione ufficiale come nuovo allenatore del Torino; citato in Alberto Mauro, Mihajlovic: "Sarà un Toro affamato con orgoglio, lacrime e sudore", gazzetta.it, 13 giugno 2016.
  15. Durante la conferenza stampa successiva alla partita di Serie A Torino-Fiorentina, 2 ottobre 2016; citato in La schiettezza di Mihajlovic: "Se non è facile per Benassi essere il capitano del Torino? Non è facile arrivare a fine mese", gianlucadimarzio.com, 3 ottobre 2016.
  16. Da un'intervista a L'Équipe; citato in Mihajlovic: "Mi sono sbagliato su Sergio Conceição. In ritiro sempre con le ginocchia sbucciate dopo...", itasportpress.it, 5 marzo 2017.
  17. Dall'intervista dopo la partita di Serie A, Juventus-Torino 1-1; citato in Torino, Benatia accusa la Rai: "Dopo il derby insulti razzisti durante l'intervista", repubblica.it, 7 maggio 2017.
  18. Dalla conferenza stampa alla vigilia della sfida tra Juventus e Torino, 22 settembre 2017; citato in Torino, Mihajlovic: "Sfida tra popolo e padroni. E smettete di gridarmi serbo di m...", gazzetta.it, 22 settembre 2017.
  19. Citato in Bologna, Mihajlovic: "Ero in debito con questa città, non mi vedo dietro una scrivania", repubblica.it, 22 maggio 2020.

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