Riccardo Di Segni

rabbino italiano (1949-)

Riccardo Di Segni (1949 – vivente), rabbino italiano.

Riccardo Di Segni nel 2011

Citazioni di Riccardo Di Segni modifica

  • Credere che Auschwitz sia colpa della chimica o Hiroshima della fisica è come sostenere che era sbagliato arrivare a capire il meccanismo per produrre il fuoco perché così si incendiano le case e muoiono degli innocenti.[1]
  • Francesco ripropone l’idea che con l’arrivo di Gesù, il Dio dell’Antico Testamento è cambiato: prima era severo e vendicativo, poi è diventato il Dio dell’amore. Quindi, gli ebrei sono giustizialisti e i cristiani buoni e misericordiosi. È un’aberrazione teologica molto antica, che è rimasta una sorta di malattia infantile del cristianesimo.[2]
  • Il Congresso Mondiale Ebraico ha una storia tutta sua, non so se rappresenta tutti gli ebrei, comunque è un’organizzazione transnazionale. Ci sono Paesi in cui non ci sono rappresentanze ebraiche unitarie, altri Paesi con rappresentanze unitarie di varie denominazioni e altri Paesi ancora in cui ogni denominazione se ne sta per conto suo; quindi i modelli sono differenti. Quello che succede in Italia è il risultato di una lunga storia dovuta alla saggezza di chi ci ha preceduto. Saggezza che ha messo insieme personaggi di diversa identità più o meno religiosa, più o meno laica, concordi sul fatto che ci dovesse essere un unico corpo nel quale formalmente si rappresenta l’ebraismo nominalmente ortodosso senza interferenze nelle scelte private del singolo. Altrove può succedere che se una persona si definisce ortodossa s’intende che osserva tutte le mitzvot possibili e immaginabili ed è inconcepibile che si definisca ortodossa una persona che non è osservante; da noi questa separazione non c’è stata e s’è capito che conveniva trovare questa formula di compromesso che ha presentato dei vantaggi indiscutibili perché ha messo tutti insieme. Ora questo succedeva quando la presenza di ebrei riformisti in Italia non era organizzata. La novità di questi ultimi anni è l’organizzazione di questi gruppi in varie strutture che ora si sono federate. È una novità che ci pone di fronte a delle scelte. Per tornare alla domanda originaria, noi dobbiamo ridefinirci e confermare senza esitazione che il nostro è un ebraismo che si struttura formalmente con l’ortodossia.[3]
  • In Italia, a differenza di altre nazioni del mondo, abbiamo realizzato, direi fino ad ora con molta saggezza, un modello di coesistenza derivato da un compromesso: ognuno fa a casa sua quello che vuole, ma l’istituzione è formalmente ortodossa, ovvero che rispetta determinate regole identitarie e di comportamento. Un’antica regola degli anni ’30 della FGEI era che nei campeggi il cibo era kasher e “non si arriva e non si parte di shabbat”. Questo fa sì che, malgrado ci sia una totale libertà individuale, la nostra compagine sia riconosciuta come ortodossa ed ebraica in tutto il resto del mondo.[4]
  • La Bibbia non è un libro di scienza. Nell'ebraismo è prevalente l'interpretazione per cui la Torah si esprime con un linguaggio umano, consono a quello degli antichi.[1]
  • La chiarezza è un presupposto per un’amicizia franca, penso che questo Papa non avrà reticenze a usare termini chiari.[5]
  • La diversità religiosa porta ricchezza e non distruzione al mondo.[5]
  • [Sul bosone di Higgs] La sua scoperta può rafforzare lo scetticismo, ma in realtà ci pone di fronte alla meraviglia per la perfezione del creato perché qualcuno lo deve pur avere fatto.[1]
  • [Papa Francesco, specie – ma non soltanto – nell’autunno scorso – ha spesso citato nelle sue omelie mattutine a Santa Marta i ‘farisei’ dipingendoli come “simbolo dell'ipocrisia”: “Non sapevano carezzare”, ha detto una volta. Insomma erano tratteggiati agli antipodi della misericordia. Lei quanto ha gradito tali ripetute comparazioni? Da qualche tempo sembra si siano rarefatte...] Non avevo per niente gradito tali accenni. In altra occasione ho anche spiegato il perché a papa Francesco, che ha preso atto delle mie osservazioni. Posso dire che questo è un Papa che ascolta.[6]
  • Una cosa per me veramente irritante è l’uso improprio che si fa della memoria di rav Taff, che quando era in vita e al potere veniva attaccato duramente da tutta la gente che adesso lo loda per quanto, a loro dire, era aperto e liberale. Io posso assicurare, per averlo conosciuto molto da vicino, che quando sentiva parlare di riformati e conservative esprimeva la più totale disapprovazione. Certo, aveva, ereditato dal padre, un approccio diverso ai ghiurim dei minori. Ma usarlo come icona dell’ebraismo ritualmente rilassato è veramente un falso e una cattiveria.[3]
  • Una persona che assumesse questi preparati – come ha messo in luce un’autorità rabbinica americana – trasgredirebbe il divieto della Torah di compiere atti magici: i preparati omeopatici infatti si basano su sostanze che, diluite, dovrebbero continuare ad assicurare risultati benefici. Tali sostanze sono però così estremamente diluite da risultare di fatto inesistenti configurando quindi la loro assunzione come ricorso a un atto magico.[7]

Se tutto viene affidato a Dio anche il dialogo è più facile

di Giovanni Cubeddu, 30 Giorni, n. 02/03, 2008.

  • Quella per cui fin dalle origini il cristianesimo che nasce dall’ebraismo si chiede come mai gli ebrei, dal cui seno nasce Gesù, non l’abbiano accettato come Dio e Salvatore. Questa è l’incomprensione che si trascina da allora e che ha segnato sempre, in qualche modo, i nostri rapporti. E, non solo qualche volta, drammaticamente.
  • Nel momento in cui riconoscessimo Gesù Cristo non saremmo più ebrei.
  • È possibile che ogni volta che un cristiano e un ebreo si incontrano, con tutte le cose che dovrebbero fare insieme, si ponga questo – cioè la nostra converisone –, come primo argomento? È possibile che l’unica volta all’anno in cui la Chiesa prega per gli ebrei debba porsi questo problema? Che ci stiamo a fare noi ebrei in questo confronto? Penso che sia una domanda legittima.
  • Se pensiamo soltanto al dibattito politico in Italia, una visione religiosa fondata su valori biblici avrebbe tanto da dire.
  • [Dunque, se il confronto ebraico-cristiano si esprime sul piano pratico è facile, molto meno se lo si pone sul piano dalla fede o della speranza escatologica.] Guardi, se il nostro parlare avvenisse, davvero, sul terreno della speranza escatologica, cioè della fine dei tempi, ci potremmo ancora stare. Voi sperate ciò che desiderate e noi ebrei pure. Il problema nasce quando qualcuno vuol portare quaggiù questa fine dei tempi, hic et nunc. Magari fosse in gioco soltanto una speranza escatologica...

Note modifica

  1. a b c Citato in Wlodek Goldkorn e Gigi Riva, Il bosone alla prova di Dio, espresso.it, 31 luglio 2012.
  2. Citato in Sergio Rame, Comunità ebraica contro il Papa: "Il suo messaggio è pericoloso", ilgiornale.it, 17 ottobre 2015.
  3. a b Dall'intervista di Anna Segre, Meglio tanti ma buoni, hakeillah.com, 1 gennaio 2019.
  4. Citato in L’intervista al Rabbino Capo di Roma, Di Segni: «Giovani Ebrei, l’ebraismo va difeso», HaTikwà.
  5. a b Dall'intervista di Fabio Marchese Aragona, “La visita del Papa sia un segno di amicizia”, stanzevaticane.tgcom24.it, 17 gennaio 2016.
  6. Dall'intervista di Giuseppe Rusconi, Dopo l'udienza: intervista al rabbino capo Di Segni, rossoporpora.org, 27 aprile 2015.
  7. Dall'intervista di Cristina Uguccioni, Bioetica. Supersoldati, umani e robot: forzare i limiti della natura si può? Fino a dove?, BEt Magazine Mosaico, 31 gennaio 2019.

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