René Sédillot

giornalista e storico francese

René Sédillot (1906 – 1999), giornalista e storico francese

La storia del mondo in 300 minuti modifica

Incipit modifica

MITI E SCIENZE
Circa la data della sua apparizione in questo mondo, l'uomo sa soltanto di non sapere niente. Ma crede volentieri nei miti che egli stesso ha creati, e che gli danno qualsiasi lume sulle sue origini, nonché qualsiasi assicurazione sui suoi destini.

Citazioni modifica

  • LE PRIME CONQUISTE
    Le prime conquiste dell'uomo, nella notte dei tempi, sono quelle che lo distinguono immediatamente dall'animale: la loro importanza è così grande che nessuna invenzione avrà mai simili conseguenze, e così duratura che esse non hanno cessato di governare la vita dei popoli. Sono tre, in tre campi diversi: nel campo sociale, il linguaggio; nel campo materiale, il fuoco; sul piano spirituale, la religione. (Capitolo I – L'uomo prima della storia, p. 13)
  • LA CIVILTÀ DEL MARE
    Non soltanto i fiumi hanno attratto gli uomini. Anche il mare è un grande seduttore, dal giorno in cui cessa di spaventare. E come, nelle pianure, gli uomini si sono fatti agricoltori, così, sul litorale, si sono fatti marinai. (Capitolo II – Il mondo antico, p. 37)
  • ATENE O I BOTTEGAI DI GENIO
    Sparta, Atene: l'antitesi è troppo facile. Tutto il particolare greco si esprime in questa opposizione. Dall'una all'altra città, separate appena da 150 chilometri, tutto differisce: la politica, i costumi, l'ideale. Sparta vive per la guerra, Atene per il commercio. Sparta farà la gioia degli storici tedeschi, Atene farà l'orgoglio degli storici inglesi. (Capitolo III – L'età greca, p. 51)
  • IL CONTRIBUTO ROMANO
    Se la storia di Roma, dalla fondazione della città alla disgregazione dell'impero, copre più di un millennio, il tempo della grandezza romana è singolarmente più limitato. Nel campo dello spirito, è particolarmente breve. La letteratura latina nasce tardi e muore presto: Plauto e Terenzio a parte, va da Cicerone a Giovenale, separati appena da due secoli. Inoltre, Fedro non vale Esopo, e Virgilio non eguaglia Omero. Nelle scienze, il contributo romano è quai nullo. Similmente, l'arte non è né precoce né originale; prestissimo, sotto alcune influenze orientali, volge al teatrale e all'orpello. Roma non crea: imita. (Capitolo IV – Il millennio romano, pp. 87-88)
  • UNA NUOVA RELIGIONE
    Il cristianesimo nasce. Partecipa contemporaneamente del monoteismo ebraico e della morale di Zoroastro; ha il senso dell'organizzazione alla romana e il gusto delle arguzie alla greca. Offre materia a multiple interpretazioni, che partoriranno numerose eresie; sembra predicare allo stesso tempo il rispetto dell'ordine stabilito e la rivoluzione sociale. È ricco di fermenti che faranno lievitare un mondo nuovo. (Capitolo V – Il millennio cristiano, p. 101)
  • CHI CONTINUERÀ ROMA? IL PAPATO?
    Nel suo fervore cieco per la religione del Cristo, la folla non distingue più il vero dal falso. Aspetta la fine del mondo e il Giudizio Universale, che le vengono annunziati a più riprese: per l'anno 202, per l'anno 1000. Confida nei disegni di Dio, si manifestino attraverso il ferro arroventato o l'acqua bollente. Accusa il papa Silvestro II, perché troppo dotto, d'intrattenere rapporti intimi col diavolo. Vede d'altronde il demonio dappertutto, brucia gli stregoni, ma sogna la pietra filosofale. Mescola agli insegnamenti della fede le reminiscenze pagane o le storie di fate. Adotta Merlino l'Incantatore. Crede, contro qualsiasi apparenza di verità, che S. Maria Maddalena sia morta in Provenza, o che S. Giacomo sia sepolto in un campo designato da una stella – Campus stellae – a Compostella. I miracoli non la sorprendono, è l'assenza di miracoli che la stupisce. Il cristianesimo le ha dato veramente un'anima. (Capitolo V – Il millennio cristiano, p. 112)
  • L'ECONOMIA FEUDALE
    Dal pericolo barbaro è nato il feudalesimo. La mancanza di sicurezza ha reso necessario il ricorso alla protezione del signore. I contadini si rifugiano dietro i capi militari o dietro i ricchi proprietari terrieri, dal momento che non possono fare assegnamento su Stati organizzati. Si costituisce una gerarchia fra protettori e protetti, fra sovrani e vassalli. (Capitolo V – Il millennio cristiano, pp. 123-124)
  • Il fenomeno [del feudalesimo] è universale: il regime feudale s'impone nella Cina e nel Giappone dei secoli di anarchia, nelle Indie sbocconcellate, nell'Occidente cristiano. Lo ignorano soltanto gli imperi dotati di un'amministrazione solida: l'Impero Bizantino e l'Impero Arabo. (Capitolo V – Il millennio cristiano, p. 124)
  • LA CONTROFFENSIVA CRISTIANA
    [...] l'Europa non è che un'espressione geografica; non è niente al cospetto della storia. È stata una minutaglia di razze, diventerà una minutaglia di nazioni. La sua unità, non l'ha mai ricavata che dalla forza e dalla fede: dalla forza romana, dalla fede cristiana. (Capitolo V – Il millennio cristiano, p. 127)
  • LA SUPREMAZIA FRANCESE
    In pieno secolo XII sorge nell'Ile-de-France un nuovo mezzo di espressione. La finestra ad ogiva, le vòlte a spigoli, gli archi a rottura, i contrafforti su archi zoppi, trasformano lo stile dei costruttori. Gli edifici tendono al cielo con tutto l'impeto delle loro navate, delle loro torri e delle guglie. È uno stile verticale [il gotico], dove la pietra non è più che uno slancio e si annulla fra le luminose fantasmagorie dei finestroni. [...]
    L'arte ogivale è un'arte francese. Gli Italiani, per dileggio, la chiameranno gotica, perché per loro il Goto si confonde con lo straniero del Nord. (Capitolo VI – Il risveglio dell'Occidente, p. 137)
  • LA RIVOLUZIONE ECONOMICA
    Scacciando gli Arabi dalla Sicilia, poi conquistando il Levante, gli Occidentali hanno riaperto le vie del Mediterraneo e riallacciato i vincoli con Bisanzio e col Medio Oriente. I Crociati non ne hanno riportato solo la lebbra – questo male inesorabile che insozzerà l'Europa. Cercando la strada della Croce, hanno trovato quella della ricchezza. Partiti per combattere l'Islam, si mettono invece a commerciare con lui. L'Oriente e l'Occidente riprendono contatto. (Capitolo VI – Il risveglio dell'Occidente, p. 138)
  • LA FIORITURA ECONOMICA DELLA PENISOLA
    Alla banca l'Italia deve il suo splendore. La parola stessa viene dalla penisola, insieme con le parole aggio, credito, cambiatori e bancarotta [...] Alla scuola italiana l'Europa scopre la cambiale, la contabilità, il prestito marittimo, e trova il modello dei Monti di Pietà, che i Comuni hanno istituiti per combattere gli eccessi di usura del prestito su pegno. Dappertutto i finanzieri italiani sono re: da quando i Templari sono stati abbattuti, quelli a cui si dà il nome di Lombardi, ossia gli uomini della penisola, coprono l'Europa della rete delle loro agenzie: prestano ai sovrani e alle città, pigliano in appalto , in Inghilterra e in Francia la riscossione delle imposte e il conio delle monete. (Capitolo VII – L'età italiana, pp. 155-156)
  • PRIMATO POLITICO DELLA SPAGNA
    Le scoperte [geografiche] non hanno solo conseguenze economiche. Sul piano politico, hanno promosso la Spagna al primo posto tra le nazioni. Che cosa sarebbe avvenuto se il Nuovo Mondo non fosse stato scoperto dalla Spagna? Se, per esempio, i Giapponesi, che sono buoni marinai, avessero approdato in America prima dei Bianchi? O se gli Inglesi avessero colonizzato l'America del Sud? L'equilibrio del mondo sarebbe stato sconvolto.(Capitolo VIII – L'età spagnola, pp. 185)
  • TRIONFO DELLA LINGUA FRANCESE
    La lingua di Racine e di Voltaire, quella di Colbert e di Choiseul non è soltanto, fuori di Francia, la lingua favorita delle corti e delle élites, degli uomini di lettere e di scienza. Non si limita a soppiantare le lingue estere: le penetra durevolmente. E anche quando il prestigio francese sarà declinato, l'eloquio di tutti i grandi popoli del mondo rimarrà impregnato di espressioni e di forme francesi. (Capitolo IX – I secoli francesi, pp. 226-227)
  • UN REGNO, UN IMPERO
    Come è legittimo imperniare su Roma la storia dei secoli prossimi all'inizio dell'era cristiana, così è giusto imperniare su Londra il secolo XIX. Dall'Inghilterra, appunto, partono allora le iniziative, le idee, gli esempi. Essa è in anticipo sulle altre nazioni. È, più di qualsiasi altra, prolifica e prospera. È ricca e forte, è orgogliosa. Per la sua marina, per le sue agenzie e i suoi bastioni, per il suo credito, è presente nel mondo intero. (Capitolo X – I secoli anglosassoni, p. 244)
  • L'IMPULSO AMERICANO
    L'Europa decaduta considera il Nuovo Mondo un po' come i Greci potevano considerare i loro vincitori romani. Certo, Poe non è Platone, i grattacieli non sono Notre-Dame di Chartres, il jazz non è Mozart, Charlie Chaplin non è Rembrandt. La giovane America, che s'inorgoglisce delle sue fabbriche e dei suoi ammazzatoi, è come un bambino dinanzi a balocchi nuovi. (Capitolo X – I secoli anglosassoni, p. 263)
  • LA RELIGIONE DEL PROGRESSO
    Il culto della pace contribuisce allo scatenarsi delle guerre, perché i popoli pacifisti sono mal armati. Una Società delle Nazioni, nata dal primo conflitto [mondiale], alimenta le illusioni più pericolose. Un'organizzazione delle Nazioni dette Unite riprende, a sua volta, sogni troppo generosi. Il torto degli uomini è di credere nel proprio progresso. (Capitolo X – I secoli anglosassoni, p. 271)

Explicit modifica

[...] i secoli della macchina sono abbastanza paragonabili a quei secoli preistorici che dell'uomo cacciatore fecero un pastore. Adesso come allora, una rivoluzione trasforma la vita sociale: rivoluzione industriale, rivoluzione pastorale. Adesso come allora, alcuni progressi tecnici migliorano la condizione umana: il comfort fa un balzo in avanti, nell'età anglosassone come nell'età neolitica. Adesso come allora, la preoccupazione del benessere materiale nuoce alla creazione spirituale: l'arte decade.
Dodicimila anni circa separano le due epoche. Dodicimila anni nel corso dei quali l'uomo ha indubbiamente imparato a viver meglio, ma anche ad uccider meglio; dodicimila anni nel corso dei quali l'uomo ha molto scoperto del mondo, e così poco di se stesso.

Bibliografia modifica

  • René Sédillot, La storia del mondo in 300 minuti (Survol de l'histoire du monde), traduzione di Augusto Donaudy, Richter, Napoli, 1953.

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