Radclyffe Hall

scrittrice britannica

Radclyffe Hall (1880 – 1943), scrittrice britannica. Usava il nome John.

Radclyffe Hall

Il pozzo della solitudine modifica

Incipit modifica

Non molto distante da Upton-on-Severn, e precisamente tra questa località e le colline di Malvern, si stendeva la grande tenuta dei Gordon di Bramley, tutta adorna di boschi, ricca di case coloniche, ben difesa e abbondantemente irrigata da un fiumicello che, biforcandosi proprio del punto piú opportuno, alimentava due grandi laghi.

Citazioni modifica

  • Stephen si teneva un po' indietro, pensando a quanto era graziosa la sua mamma e confrontando la sua linea sottile ed elegante con le grosse spalle curve dal lavoro della signora Bennet [...]. (cap. 3, 3; p. 36)
  • Padre e figlia cavalcavano verso casa nel crepuscolo, e adesso non c'erano rose canine nelle siepi, ormai prive di foglie e grige per la brina gelata, un delicato ricamo di rami [...] piccole luci brillavano nelle finestre delle casette delle tendine ancora aperte, ancora molto amichevoli.
  • Ma Stephen non aveva ancora imparato la sua dura lezione: non sapeva ancora che il luogo più solitario di questo mondo è quella desolata terra di nessuno che si stende fra i due sessi. (cap. 8, 3)
  • Hai mai pensato al meraviglioso coraggio degli alberi? Io tanto! E' semplicemente grandioso. Iddio dà loro un posto ed essi se ne devono accontentare, qualunque cosa succeda. Per questo ci vuole davvero coraggio! (cap. 11, 1)
  • Ad ogni modo era una cosa bella, bella e buona. Avrei rinunciato mille volte alla vita per Angela Crossby. Se avessi potuto l'avrei sposata e l'avrei portata qui, con me, a Morton. Se io l'amavo come un uomo ama una donna, è perché non posso sentire che sono una donna. Per tutta la mia vita non mi sono mai sentita donna, e tu lo sai. (cap. 27, 1; p. 250)
  • Per la causa di tutti gli altri che sono come te ma meno forti e meno intelligenti, tocca a te avere il coraggio di fare del bene. (cap. 27, 3)
  • Che cosa terribile può essere la libertà! Gli alberi sono liberi quando sono sradicati dal vento, le navi sono libere quando hanno levato l'ancora, e così gli uomini sono liberi quando sono cacciati dalle loro case! (cap. 30, 5)
  • – Dio! – invocò anelante: – crediamo! Ti abbiamo detto che crediamo... Tu non ci hai rinnegati. Ed allora lèvati a difenderci, riconoscici, o Dio! Davanti a tutto il mondo, dà anche a noi il diritto all'esistenza.
  • Molti muoiono, molti uccidono i loro corpi e le loro anime, ma non possono uccidere l'eterno spirito. Questo spirito si leva dalla loro degradazione stessa, per domandare compassione e giustizia.
  • Sí, il mondo cercava di soffocarla col suo potente egoismo, con le sue affettate norme di condotta, fatte per essere infrante da quelli che si vantavano orgogliosamente di essere «normali». Essi camminavano sul collo di quelle migliaia di esseri che, Dio solo sapeva per quale ragione, non erano fatti come loro, ed erano fieri della loro indignazione, della loro «giusta» condanna. Peccavano volgarmente, vilmente spesso, come bestie lussuriose, ma erano normali! E il piú vile di loro poteva segnarla a dito e schernirla ed essere pienamente approvato da tutti! (cap. 32, 2; p. 316)
  • [Il maestro di scherma] Siamo tutti dei grandi imbecilli di fronte alla natura. Ci facciamo delle regole, le chiamiamo natura. Imbecilli! Mentre essa fa quello che vuole e ci lascia con un palmo di naso. (cap. 33, 1; p. 319)
  • [Sulle donne nella prima guerra mondiale] Non che queste donne puramente femmine fossero meno degne di lode [...]. Ma anche le altre, poiché avevano dato il meglio di sé, possano non essere dimenticate! Parecchie di loro, forse, erano un po' strane, ma per la strada erano poco guardate, benché marciassero a grandi passi [...]. [...] La guerra e la morte avevano dato loro il diritto di vivere e la vita aveva un dolce sapore, molto dolce al loro palato. Piú tardi sarebbe venuta l'amarezza, la delusione; ma tale specie di donne non si sarebbe piú adattata ad essere ricacciata nelle sue tane o nei suoi angoli oscuri. Si erano provate; cosí il terribile gioco della guerra aveva portato la loro improvvisa rivincita. (cap. 35, 4; p. 339)
  • Quella era la società che frequentava il salotto di Valérie Seymour: uomini e donne che Iddio aveva segnati in fronte. [...] quella creatura indistruttibile. Non faceva nulla, parlava pochissimo, non sentendosi attratta dalla filantropia, ma dava almeno questo ai fratelli: la libertà di frequentare il suo salotto e la protezione della sua amicizia. (cap. 43, 1; p. 438)
  • Privati di ogni dignità sociale [...] erano ancora piú abbietti di quanto credessero i loro nemici, e piú disperati della piú disperata feccia della creazione. E poiché tutto quello che era sembrato alla maggior parte di essi bello, altruistico e qualche volta anche nobile, era stato coperto di vergogna e chiamato sacrilego e vile, essi gradualmente erano discesi a quello stesso livello al quale il mondo poneva le loro emozioni. (cap. 48, 3)
  • Ed allora dovette pagare assai caro quel rispetto per le cose normali, insito in lei e che nulla aveva potuto distruggere, nemmeno i lunghi anni di persecuzione; era un fardello supplementare, imposto e trasmesso dai silenziosi e vigili fondatori di Morton. Dovette pagare l'istinto che, nella sua prima infanzia, aveva suscitato in lei una specie di adorazione per quella cosa perfetta che indovinava essere l'amore dei suoi genitori. [...] doni inestimabili che ella, mendicante d'amore, non avrebbe mai potuto offrire. Una cosa sola ella poteva donare a Mary, ed era Martin. (cap. 55, 2)

Bibliografia modifica

  • Radclyffe Hall, Il pozzo della solitudine, traduzione di Annie Lami, dall'Oglio editore, Milano, 1983.

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