Rachele

personaggio biblico, seconda moglie di Giacobbe

Rachele, personaggio biblico, seconda moglie di Giacobbe.

Giacobbe incontra Rachele (Erwin Speckter, 1827)

Citazioni su Rachele modifica

  • Ne l'ordine che fanno i terzi sedi, | siede Rachel di sotto da costei | con Bëatrice, sì come tu vedi. (Dante Alighieri, Divina Commedia)
  • Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: "Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore". Rispose Làbano: "Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me". Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. (Genesi)
  • Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: "Dammi dei figli, se no io muoio!". Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: "Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?". Allora essa rispose: "Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch'io una mia prole per mezzo di lei". Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. Rachele disse: "Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio". Per questo essa lo chiamò Dan. Poi Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. Rachele disse: "Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho vinto!". Perciò lo chiamò Nèftali. (Genesi)
  • Sappia qualunque il mio nome dimanda | ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno | le belle mani a farmi una ghirlanda. || Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno; | ma mia suora Rachel mai non si smaga | dal suo miraglio, e siede tutto giorno. || Ell'è d'i suoi belli occhi veder vaga | com'io de l'addornarmi con le mani; | lei lo vedere, e me l'ovrare appaga. (Dante Alighieri, Divina Commedia)

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