Patrick Stewart

attore e doppiatore britannico (1940-)

Sir Patrick Stewart (1940 – vivente), attore, doppiatore e produttore cinematografico britannico.

Patrick Stewart nel 2017

Citazioni di Patrick Stewart modifica

  • [Su Star Trek: La nemesi] Ci sono stati un sacco di pettegolezzi sul fatto che questo sarebbe stato l'ultimo film di The Next Generation. Ma queste sono notizie che girano nella comunità dei fan, e almeno per quanto ci concerne, sebbene tutti noi abbiamo le nostre opinioni a riguardo, non c'è assolutamente niente di ufficiale riguardo al fatto che sia l'ultimo.[1]
  • [Su Star Trek] Amo questo film. Certo è stata un'esperienza un po' strana trovarsi al cinema a vedere Star Trek senza conoscere nemmeno un membro del cast, eccezion fatta, ovviamente per Leonard Nimoy. Ma, in fin dei conti, è davvero Star Trek. Sono state prese delle decisioni molto innovative ma l'essenziale di Star Trek non manca.[2]
  • [Su Star Trek: Picard] Non volevo assolutamente riportarlo agli anni ‘80 e ‘90, anzi! La mia intenzione era cercare di rendere la grande differenza tra l’uomo che recitavo allora e quello che recito adesso, che tra le altre cose è anche un problema di recitazione affascinante: mostrare l’impatto 17 anni possono avere su un individuo.[3]
  • Sin dall'inizio della mia carriera, ho sempre cercato contrasto e cambiamento ogni volta che è stato possibile. Credo che qualcuno una volta mi abbia detto che è perché sto ancora cercando me stesso, perché ancora non so chi sono e mi immergo in personaggi così diversi nella speranza che uno di loro si riveli il vero me. Un pensiero interessante, ma non credo del tutto corretto. In passato mi sono dedicato molto all'insegnamento, tra lezioni, masterclass e laboratori, ma non lo faccio più perché non credo di sapere sul serio come funziona, di essere qualificato per essere d'esempio a studenti. Ho un unico messaggio per loro ed è "dovete essere coraggiosi!" Niente altro.[4]
  • Sono ossessionato dai pit bull. Che cani, quanto sono stati usati male, usati in modo terribile.[5]
  • [Sui pit bull] Sono le creature più sensibili, più amorevoli, più generose, più affettuose che si possa sperare di incontrare.[5]

Star Trek non finirà mai

Intervista di Roberta Cinti, L'Unità, 14 febbraio 1995.

  • Le persone che sceglierei come compagni di viagio sono tre: Laurence Olivier perché è un grande, William Shakespeare perché gli devo molta gratitudine anche se vorrei chiedergli qualche spiegazione, e Margaret Thatcher perché contro di lei mi sono tenuto dentro tanto bile e disgusto, che non mi lascerei mai sfuggire la possibilità di sfogarmi.
  • Il successo di Star Trek deve moltissimo alla sua visione ottimistica della vita. Però attenzione. All'equipaggio dell'Enterprise non è che piaccia questa realtà. Loro sono convinti, invece, che si può fare di meglio. Che il futuro si può è deve essere migliore dell'oggi, se si agisce nel modo giusto.
  • Quando andavano in onda i primi episodi io recitavo due volte al giorno alla Royal Shakespeare Company interpretando a ripetizione Oberon, Shylock, Antonio. Dopo la matinée e prima della serale, mi capitava qualche volta di guardare Star Trek in tv, prendendo il tè con i miei bambini. Qualche scena, non di più. Per cui, quando mi chiamò la produzione, arrivai totalmente impreparato sul set della serie tv The next generation. Ma forse è stato un bene: l'alone di leggenda non mi ha mai intimorito.
  • In genere i fans di Star Trek rimangono delusi quando dico che, a me, la fantascienza mi lascia freddino. Sì, mi è piaciuto Alien 2, sono orgoglioso di aver partecipato a Dune, ma mi fermo lì. Idem dicasi per la letteratura: io, che sono uuno di quelli che leggono anche il dietro delle scatole di Kellogg's, se si parla di fantascienza mi fermo a Asimov e Bradbury...

«Quando mi vedo morto»

Vanity.it, 2 marzo 2017.

  • Ho mollato la scuola a 15 anni ma la mia vita è cambiata quando un insegnante mi ha messo in mano una copia di Shakespeare e mi ha chiesto di leggerlo ad alta voce.
  • [Su Hugh Jackman] Ha grande talento, si fa in quattro al lavoro ed è di un'educazione rara.
  • Ho una fobia, quella di essere investito e così attraverso la strada solo se c’è il semaforo verde, dopo mille attente valutazioni che mandano ai pazzi mia moglie.

A Lucca con Patrick Stewart: l'amore per i cani, la rabbia per la Brexit e il ritorno come Picard

Mondofox.it, 4 novembre 2019.

  • In tutta onestà, non volevo tornare ad interpretare Picard. Dopo 178 episodi di Star Trek: Next Generation e 4 film, sentivo in maniera profonda di aver dato tutto quello che avevo come attore al franchise e a Picard.
  • Ci sono elementi inaspettati e interessanti in questo nuovo Picard. Per esempio Jean-Luc ora ha un cane. Devo dirlo, è stata una mia idea ed è figlia del fatto che io e mia moglie siamo dei grandi appassionati di pitbull.
  • Per tutti noi coinvolti nel progetto è stato molto importante che Star Trek: Picard non fosse solo una storia di fantascienza, ma che facesse costante riferimento al molto di oggi. Lo stato attuale delle cose a livello globale è un caos assoluto e la serie riflette la nostra realtà. Questo non significa che ci saranno Donald Trump e Boris Johnson in Picard, tranquilli, ma lasciatemelo ripetere.
  • Dalle compagnie teatrali shakesperiane a Next Generation, ho sempre provato questo sentimento di comunanza. Sono decenni che tento di descrivere questo ensemble, che riguarda anche i membri della troupe, da chi fa i costumi a chi cura le luci. Credo che sia uno dei temi cardine di Star Trek tra l’altro: l’unità, lo stare insieme.
  • C’è una cosa che ho imparato dai miei anni a teatro e che mi sono portato in Next Generation. Sapete, non ci sono tasche nelle calzamaglie che si utilizzano nei ruoli teatrali classici, così come non ce ne sono nelle uniformi di Star Trek. Devi imparare a stare lì in piedi, senza ciondolare, senza poter mettere le mani in tasca. In questa serie vedrete come non mi tolgo quasi mai le mani di tasca, ora che posso usarle perché Picard indossa abiti civili.

Intervista a Patrick Stewart su Playboy

Talkingtrek.it, 26 febbraio 2020.

  • Ricordo quando misero in commercio il primo iPhone e qualcuno disse: "Ti rendi conto che questi sono proprio come Star Trek?"
  • Mi commuovo ancora quando ricordo Whoopi Goldberg che mi dice cosa significava per lei vedere il personaggio di Uhura in TV; quello che mi ha detto è stato "Uno di noi ce l'ha fatta", che è in parte ironico e un po' cinico ma non di meno profondo.
  • Mia moglie ed io siamo andati in Italia all'inizio di quest'anno: Firenze, Bologna e Ravenna. Non avevo mai riflettuto molto su queste città, quindi quando ho visto che erano città antiche - non solo una chiesa qua, un vecchio edificio là - e parti ancora vitali della società italiana, sono rimasto stupito. La connessione tra passato e presente è così forte. Star Trek offre anche questo.
  • Quando recitavo da bambino, non ero "Patrick Stewart". Vivevo la vita di qualcun altro, migliore della mia. Mi sono sempre sentito al sicuro sul palco. Ciò che amo di questo lavoro è che, col passare degli anni, ho sempre meno paura di esibirmi mostrando qualcosa di me.
  • Il modo in cui la superiorità maschile è diventata parte della nostra vita è molto sottile e complicato. Ma esiste, e ora sta cambiando, e alcuni pensano non abbastanza rapidamente.
  • Boris Johnson e Donald Trump si rivolgono entrambi a persone che hanno subito privazioni. Il divario tra ricchi e poveri, che sta crescendo a un ritmo terrificante, e il riscaldamento globale sono le cose che mi allarmano di più.
  • I pitbull sono la nostra ossessione, ma non possiamo tenere i pitbull perché sono banditi in Inghilterra. Sostengo una campagna che lavora per cambiare questa legge, perché è ridicola. Non ha nulla a che fare con i cani; riguarda i proprietari.
  • Stavo girando Excalibur con John Boorman, il regista. Dopo essere stato dentro un'armatura tutto il giorno, non riuscivo più a stare davanti alla telecamera. Lo supplicai: "È il mio quarantesimo compleanno. Fammi fare una persona sullo sfondo!" Non lo fece. Ora mi sento fortunato ad essere ragionevolmente sano, a lavorare, ad essere così impegnato, ad avere una moglie incredibile con una famiglia che è diventata in qualche modo la mia famiglia.

Un altro Jean-Luc

Intervista di Alice Cucchetti su Star Trek: Picard, Filmtv.press, marzo 2020.

  • In questa serie Picard è un’altra persona. È sempre Jean-Luc, ovviamente, ma quel che è successo nella pausa di quasi 20 anni tra Star Trek: La nemesi e questa serie è tale da aver rivelato aspetti del personaggio che non erano mai stati toccati in The Next Generation. È a un punto emotivo e psicologico diverso da quello in cui era quando l’abbiamo conosciuto, quand’era capitano dell’Enterprise.
  • Negli anni ho conosciuto centinaia di persone che mi hanno raccontato cos’ha significato per loro Star Trek: c’è stato chi aveva pensieri suicidi e li ha superati guardando la serie, e persone che hanno scelto quale lavoro fare in base allo show... Per esempio alla NASA ci sono un sacco di scienziati che hanno deciso di dedicarsi all’esplorazione spaziale guardando Star Trek!
  • Credo che il tempismo di Picard sia perfetto. Siamo circondati da problemi serissimi: si va dagli uomini preoccupanti che sono al potere nei nostri paesi fino al global warming e all’impoverimento globale...

L'ultima frontiera di Patrick Stewart

Intervista di Gideon Lichfield, Wired.it, 5 ottobre 2023.

  • [Su Jean-Luc Picard] È stato un lungo viaggio in cui io e lui eravamo, all'inizio, molto distanti. Lui era un oggetto, ed è uno dei motivi per cui la prima stagione di The Next Generation non è una delle migliori. Credo che il resto del cast principale si sia sintonizzato su quello che stavamo facendo molto più velocemente di me.
  • Mio padre si alcolizzava nei fine settimana, aveva molta rabbia e aggressività dentro di sé. Aveva fatto cinque anni di seconda guerra mondiale, ma era stato anche un soldato per dieci anni, dagli anni Venti agli anni Trenta. Soffriva di disturbo da stress post-traumatico, senza dubbio.
  • Dover aprire le porte della mia infanzia per poter fare l'attore mi ha intrigato in un modo che non mi era mai capitato prima. E quando ripenso ad alcuni ruoli che ho interpretato, mi rammarico per quello che avrei potuto metterci se mi fossi liberato un po' di più.
  • [Su Bryan Singer] È molto triste, quasi tragico, che abbia smesso di fare il lavoro che ha svolto per un po' in modo così brillante. Volevo lavorare con lui, ma non volevo che fosse fantascienza. Mi ha convinto del fatto che Charles Xavier e Jean-Luc Picard non erano paragonabili. Ho messo insieme tutte le loro somiglianze anni dopo.
  • Charles Xavier ha un handicap fisico. Credo che questo gli abbia dato più empatia di Picard. Abbiamo visto Picard perderla un paio di volte.
  • Non sono sicuro di avere la resistenza fisica necessaria [per recitare in Re Lear]. È un'opera di quasi quattro ore. Ian McKellen mi ha detto una lunga pausa per il ruolo, tipo una pausa di 25 minuti, nel bel mezzo dell'opera. Grazie, William Shakespeare! Sapeva cosa stava facendo.
  • Ho già un figlio. E chissà cosa gli succederà. Potrebbe diventare il prossimo Jean-Luc, è un attore meraviglioso.
  • Questa è una delle cose un po' imbarazzanti della recitazione: penso subito: "Oh, sì, so cosa farei in questa situazione". E, da adolescente, sapevo farlo. Perché, da adolescente, significava che non dovevo essere Patrick Stewart, che non mi piaceva molto. Potevo fingere di essere qualcun altro e gli adulti mi avrebbero creduto.
  • [«Ha un episodio o un film preferito dell'universo di Star Trek?»]
    Sì, La luce interiore. [...] Perché sono diventato una persona diversa da Jean-Luc Picard vivendo una vita diversa nel corso dei decenni. Sono diventato una persona diversa, una persona domestica, non un capitano di nave stellare. E c'è un'altra ragione personale. Mio figlio Daniel ha interpretato mio figlio in La luce interiore, un'esperienza straordinaria.
  • [Su Jean-Luc Picard] L'assimilazione [da parte dei Borg] lo ha cambiato per sempre. E come le esperienze estreme e forse tragiche, non possiamo e non dobbiamo cercare di cancellarle, di dimenticarle. Fanno parte di noi, di ciò che siamo. Dobbiamo imparare ad accettarle.

Note modifica

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