Nadine Gordimer

scrittrice sudafricana

Nadine Gordimer (1923 – 2014), scrittrice sudafricana, premio Nobel per la letteratura.

Nadine Gordimer nel 2010
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1991)

Citazioni di Nadine Gordimer modifica

  • È giusto che i giovani cerchino modelli a cui rifarsi. A malincuore mi accorgo che spesso la ricerca è di basso livello, una pop star piuttosto che un personaggio da reality. Certo, le persone con poco spessore sono più facili da interpretare e imitare. Ma ai giovani direi di non aver paura a puntare in alto.[1]
  • È vero che siamo bombardati dalle informazioni e le informazioni non sono la conoscenza, sono una collezione superficiale di fatti e dobbiamo guardare alla letteratura, agli scrittori per avere un'interpretazione dei fatti, per capire ciò che ha preceduto e seguito i fatti. Certo, ci sono dei commentatori che analizzano gli eventi, ma come ci influenzano questi eventi? Questo viene dagli scrittori. Per esempio, pensiamo ad una manifestazione che poi degenera in violenza. Che cosa ha portato Tizio o Caio ad unirsi alla manifestazione? Che cosa è successo a casa sua quel giorno? Ci sono delle circostanze dietro i motivi della manifestazione, magari c'è una madre che ha detto, 'fai attenzione, ti metti nei guai'. Poi succede qualcosa, magari si spara, ci sono dei morti e dei feriti. E che cosa succede dopo? Come si affrontano le conseguenze? Qui interviene lo scrittore, solo uno scrittore crea le persone, prende in mano la cosa, si avvale della Storia grande e foggia qualcosa che fa diventare una storia una serie di eventi.[2]
  • Il racconto è come un uovo: è completo, c'è un guscio e dentro c'è il bianco e c'è il rosso che contiene l'embrione del pulcino, ha la vita dentro di sé. Quando incomincio a scrivere, so l'inizio e so la fine della storia e anche come arrivarci: so i limiti di quello che il racconto contiene. In ogni modo per me è importante conoscere l'inizio e la fine, poi tocca a me trovare lo sviluppo della storia.[2]
  • Il voto è senza dubbio la base della democrazia ma non risolve problemi endemici come la crisi economica, la disoccupazione, la povertà e la corruzione. Il Sudafrica ha fatto passi da gigante in quindici anni, potevano cadere nel baratro diventare un altro Afghanistan dopo il rilascio di Mandela, ma non è stato così.[1]
  • L'unica scuola dello scrittore è la biblioteca: leggere, leggere, leggere.[3]
  • La benedizione del sentimento umano risplende contro la violenza del crimine e al tempo stesso ne è minacciata.[4]

Vivere nell'interregno modifica

Incipit di alcune opere modifica

La figlia di Burger modifica

Tra il gruppo di persone in attesa davanti alla fortezza c'era una scolara in divisa gialla e marrone che aveva tra le braccia un piumino verde e teneva, appesa per il cordoncino legato al collo, una borsa rossa per l'acqua calda.[6]

Luglio modifica

«Volete una tazza di tè?»
Luglio si chinava dalla soglia, dando inizio alla loro giornata come la sua razza aveva sempre fatto per la loro razza.[6]

Storia di mio figlio modifica

Come l'ho scoperto?[6]

Note modifica

  1. a b Da "Mandela è ormai solo un ricordo" Intervista a Nadine Gordimer, Il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2010,
  2. a b Da Intervista a Nadine Gordimer.
  3. Da Le domande di chi scrive, Internazionale, n. 425, 22 febbraio 2002, p. 33.
  4. Da Cinque anni di libertà, Internazionale, n. 281, 30 aprile 1999, p. 24.
  5. Il testo non è presente nella traduzione italiana, Vivere nell'interregno. Da Pula!, in The essential gesture, a cura di Alessio Lo Dico, Cape, 1988.
  6. a b c Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia modifica

  • Nadine Gordimer, Vivere nell'interregno, a cura di Stephen Clingman, traduzione di F. Cavagnoli, Feltrinelli, 1990.

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