Javier Negrete

scrittore e docente spagnolo

Javier Negrete (1964 – vivente), scrittore e docente spagnolo.

Incipit di alcune opere modifica

Alessandro Magno e l'aquila di Roma modifica

12 daisos secondo il calendario macedonico,
16 ajaru nel calendario babilonese..

Anno 1 della 114a olimpiade. 431 ab urbe condita[1]

«Quel bastardo deve morire».
«Non parlare così di lui. È Alessandro».
«È mio marito. E tu sei suo generale e amico e sei appena venuto a letto con me. Di nuovo».
Perdicca, capo della cavalleria dei Compagni del Re, si scostò un po' da Rossane perché tra loro passasse un po' d'aria ad asciugare il sudore deii corpi. Si sedette con le gambe incrociate e contemplò la giovane. Era nuda, come lui, con le braccia e le cosce aperte per evitare il contatto fastidioso della pelle bagnata. Figlia di un satrapo della Battriana, aveva ereditato dalla madre india una carnagione più scura di quella che di solito piaceva a greci e macedoni, ma Perdicca, dopo tanti anni in Asia, ci si era abituato e iniziava a trovare scialba la pelle troppo bianca. Allungò una mano e le accarezzò la pancia, tesa come un tamburo e più calda del resto del corpo. Solo lì e nei seni piuttosto gonfi si notava che Rossane era incinta di quattro mesi. Ma quello che aveva perso nelle forme l'aveva guadagnato in profumo e adesso il suo sudore era impregnato di una fragranza che a Perdicca scendeva direttamente dal naso al basso ventre. Nonostante avesse faticato per darle piacere, tornò a eccitarsi: quel suo grugnito di dolore fece ridere Rossane.

La regina del Nilo modifica

Il trono d'Egitto modifica

La notte in cui compì quindici anni, la seconda dell'inondazione, Cleopatra fece il bagno nel Nilo assieme a centinaia di persone che ne ignoravano la vera identità. Lei, infatti, era una principessa di Alessandria. Mentre la corrente le accarezzava la pelle nuda e la luna piena intesseva fili d'argento sull'acqua, Cleopatra chiuse gli occhi e immaginò che il suo spirito si trasformasse in un bianco ibis e risalisse il fiume alla ricerca delle sue lontane origini.
Per quanto potesse solo intuirlo, l'acqua che lambiva il suo corpo aveva iniziato un prodigioso viaggio settimane prima, alla fine della primavera, a migliaia di chilometri a sud dell'Egitto.

L'amante dell'imperatore modifica

«Sei testardo come Coriolano!», disse Claudio Nerone, guardando alle sue spalle. «Assediare Pomepo anche se ha il doppio dei tuoi uomini!».
«È quello che abbiamo fatto ad Alesia contro Vercingetorige e ha funzionato», ribatté Cesare.
«Mi sarebbe piaciuto esserci», disse il legato, che in quella campagna militare era rimasto a Roma per esercitare la carica di edile curule.
Claudio Nerone era un patrizio di stirpe blasonata quanto quella di Cesare, dal momento che apparteneva alla gens Claudia, una delle più antiche di Roma. E anche più arroganti. Durante la Prima guerra punica, uno dei membri della sua gens, Publio Claudio Pulcro, aveva addirittura fatto gettare dalla barca i polli sacri che si rifiutavano di mangiare l'offa, la focaccia consacrata. Invece di rimandare la battaglia per il presagio nefasto, aveva sentenziato: «Se non vogliono mangiare, che bevano!».

Il rogo delle piramidi modifica

«Generale, Pelusio in vista!».
Quando udì la voce del capitano Figulo dall'altro lato della porta, Pompeo aprì gli occhi. Un flebile raggio di lucie grigia come metallo filtrava dalla persiana, suggerendo una frescura piacevole, soprattutto visto che l'aria nella cabina era soffocante. Ogni mattina il generale era in grado di capire che ora fosse in base a quell'unico fascio di luce. Non era ancora l'alba, ma tra poco sarebbe sorto il sole.
Si alzò dal letto mugugnando: vista sfocata, testa pesante, stomaco sottosopra e bocca impastata. Per l'ennesima volta si disse che alla sua età doveva mangiare e bere meno prima di andare a letto. Una delle frasi ricorrenti del padre era «Di grandi cene le tombe sono piene». Certo, era pur vero che lo ripeteva sempre davanti agli amici per giustificare la penuria di cibo in tavola. Sebbene Gneo Pompeo Strabone fosse stato l'uomo più ricco del Piceno, la sua tirchieria era proverbiale.

Bibliografia modifica

  • Javier Negrete, Alessandro Magno e l'aquila di Roma, traduzione di Manuele Carrara, Newton Compton Editori, 2019. ISBN 978-8822730053
  • Javier Negrete, La regina del Nilo. Il trono d'Egitto, traduzione di Amaranta Sbardella, Newton Compton Editori, 2013. ISBN 978-8854154872
  • Javier Negrete, La regina del Nilo. L'amante dell'imperatore, traduzione di Amaranta Sbardella, Newton Compton Editori, 2013. ISBN 978-8854158214
  • Javier Negrete, La regina del Nilo. Il rogo delle piramidi, traduzione di Amaranta Sbardella, Newton Compton Editori, 2013. ISBN 978-8854158276

Note modifica

  1. 27 maggio del 323 a.C.

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