Didone

mitologica fondatrice di Cartagine

Didone, personaggio della mitologia e della letteratura romana, regina di Cartagine nell'Eneide di Publio Virgilio Marone.

La passione di Enea e Didone, Museo Archeologico nazionale di Napoli, affresco da Pompei, Casa del Citarista, III stile, 10 a.C. - 45 d.C.

Citazioni di Didone modifica

Pietro Metastasio, Didone abbandonata modifica

  • Variano i saggi | a seconda de' casi i lor pensieri.
  • Siedi e favella.
  • Passò quel tempo, Enea | che Dido a te pensò. Spenta è la face, | è sciolta la catena | e del tuo nome or mi rammento appena.
  • È pietà con Didone esser crudele.
  • Ma che feci empi numi! Io non macchiai | di vittime profane i vostri altari: | né mai di fiamma impura | feci l'are fumar per vostro scherno. | Dunque perché congiura tutto il ciel contro me, tutto l'inferno?

Publio Virgilio Marone, Eneide modifica

  • E me fortuna ancora, | a la vostra simile, ha similmente | per molti affanni a questi luoghi addotta, | sì che natura e sofferenza e pruova | de' miei stessi travagli ancor me fanno | pietosa e sovvenevole agli altrui.[1] (libro I)
  • Ch'a dirti 'l vero, | Anna mia, da che morte e l'empio frate | mi privâr di Sichèo, sol questi [Enea] ha mosso | i miei sensi e 'l mio core, e solo in lui | conosco i segni de l'antica fiamma.[2] (libro IV)
  • [A Enea] Almeno avanti | la tua partita avess'io fatto acquisto | d'un pargoletto Enea, che per le sale | mi scherzasse d'intorno, e solo il volto, | e non altro, di te sembianza avesse; | ch'esser non mi parrebbe abbandonata, | né delusa del tutto. (libro IV)
  • Se forza, se destino, se decreto | è di Giove e del cielo, e fisso e saldo | è pur che questo iniquo in porto arrivi | e terra acquisti; almen da fiera gente | sia combattuto, e, de' suoi fini in bando, | da suo figlio divelto implori aiuto, | e perir veggia i suoi di morte indegna. | Né leggi che riceva, o pace iniqua | che accetti, anco gli giovi; né del regno, | né de la vita lungamente goda: | ma caggia anzi al suo giorno, e ne l'arena | giaccia insepolto. Questi prieghi estremi | col mio sangue consacro. E voi, miei Tirii, | Coi discesi da voi tenete seco | E co' posteri suoi guerra mai sempre. | Questi doni al mio cenere mandate, | morta ch'io sia. Né mai tra queste genti | amor nasca, né pace; anzi alcun sorga | de l'ossa mie, che di mia morte prenda | alta vendetta,[3] e la dardania gente | con le fiamme e col ferro assalga e spenga | ora, in futuro e sempre; e sian le forze | a quest'animo eguali: i liti ai liti | contrari eternamente, l'onde a l'onde, | e l'armi incontro a l'armi, e i nostri ai loro | in ogni tempo. (libro IV)
  • [Ultime parole] Adunque | morrò senza vendetta? Eh, che si muoia, | comunque sia. Così, così mi giova | girne tra l'ombre inferne: e poi ch'il crudo, | mentre meco era, il mio foco non vide, | veggalo di lontano; e 'l tristo augurio | de la mia morte almen seco ne porte. (libro IV)

Citazioni su Didone modifica

  • E per questo, dicea, suora, son io | da te così tradita? Io t'ho per questo | la pira e l'are e 'l foco apparecchiato? | Deserta me! Di che dorrommi in prima? | Perché, morir dovendo, una tua suora | per compagna rifiuti? E perché teco, | lassa! non m'invitasti? Ch'un dolore, | un ferro, un'ora stessa ambe n'avrebbe | tolte d'affanno. Oimè! con le mie mani | t'ho posto il rogo. Oimè! con la mia voce | ho gli Dei de la patria a ciò chiamati. | Tutto, folle! ho fatt'io, perchè tu muoia, | perch'io nel tuo morir teco non sia. (Anna: Publio Virgilio Marone, Eneide) [alla sorella morente]
  • Nel cor, ne le midolle e ne le vene | è la piaga e la fiamma, ond'arde e père.[4] | Arde Dido infelice, e furïosa | per tutta la città s'aggira e smania: | qual ne' boschi di Creta incauta cerva | d'insidïoso arcier fugge lo strale | che l'ha già colta; e seco, ovunque vada, | lo porta al fianco infisso.[5] (Publio Virgilio Marone, Eneide)

Note modifica

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