Cheope

faraone egizio della IV dinastia

Cheope (... – 2566 a.C.), sovrano egizio della IV dinastia.

Piccola statua di Cheope nel Museo egizio del Cairo

Citazioni su Cheope modifica

  • [Erodoto] Accennava egli che Cheops[1], ossia il primo Suphis, impiegò migliaia d'uomini per dieci anni a lastricare la strada per la quale furono trasportate le pietre dalle cave, che erano nei monti arabici, per costruire la piramide maggiore. Ed una tale strada era divenuta un'opera non molto inferiore alla piramide stessa. (Luigi Canina)

Nicolas Grimal modifica

  • Cheope, in egiziano Khufu, abbreviazione di Khnum-Khuefui «Khnum mi protegge» ebbe veramente un destino singolare. La sua piramide fece sì che egli venisse considerato, sin dalla più remota antichità, il simbolo per eccellenza del monarca assoluto.
  • Gli Egiziani non conservarono un ricordo di Cheope buono come quello che avevano di Snefru[2], anche se il suo culto è attestato sino all'epoca saitica[3] e la sua popolarità fu grande al tempo della dominazione romana. È Cheope il re che nel Papiro Westcar si fa narrare storie meravigliose dei regni dei suoi predecessori. Nel racconto egli appare sotto l'aspetto tradizionale del leggendario sovrano orientale, piuttosto benevolo e avido di narrazioni fantastiche, gentile con gli inferiori, ma incurante della vita umana. La costruzione della sua tomba sembra essere una delle sue principali preoccupazioni.
  • A parte la tradizione letteraria, Cheope è poco conosciuto: paradossalmente, di colui che fece costruire il maggior monumento di tutto l'Egitto e una delle sette meraviglie del mondo, non possediamo che una statuetta in avorio alta 9 cm., che lo rappresenta seduto su di un trono cubico, abbigliato con il gonnellino shendyt e con la corona rossa del Basso Egitto sul capo.

Note modifica

  1. Cheope, ellenizzazione (Χέοψ, Cheops) dell'originale Khufu.
  2. Snefru (Hor Nebmaat) (... – 2609 a.C.), faraone della IV dinastia, padre di Cheope.
  3. Epoca della XXVI dinastia (dal 672 a.C. al 525 a.C.). Prende il nome da Sais, città che fungeva da capitale in quel periodo.

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