Biante

filosofo greco antico

Biante di Priene (VI secolo a.C.), filosofo greco, fu uno dei sette savi.

Biante di Priene

Citazioni di Biante modifica

  • Cerca di ottenere con la persuasione e non con la violenza.[1]
  • [A chi gli chiedeva quale fosse l'animale più pericoloso] Di quelli selvatici il tiranno, di quelli domestici l'adulatore.[2]
  • È la carica che fa conoscere l'uomo.[3]
  • La maggioranza degli uomini è cattiva.[4]
  • Odia il parlare svelto.[5]
  • Sventurato chi non sa sopportare la sventura.[6]

Attribuite modifica

  • Cambiare luogo non fa diventare assennati, né toglie la stupidità.[7]
Τόπων μεταβολαί ούτε φρόνησιν διδάσκουσιν, ούτε αφροσύνην αφαιρούνται.
  • Porto con me ogni mia ricchezza.[8]
Omnia mea mecum porto.

Citazioni su Biante modifica

  • A Priene nacque Biante Teutameno, la cui fama fu maggiore più di quella degli altri. (Eraclito)

Note modifica

  1. Citato in Demetrio Falereo, Detti dei Sette Sapienti, in Hermann Diels, Walther Kranz, I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di Giovanni Reale, traduzioni di Aa. Vv., Bompiani, Milano, 2006.
  2. Citato in Plutarco, Come distinguere l'adulatore dall'amico, in Tutti i Moralia, a cura di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, traduzioni di Giuliano Pisani, Emanuele Lelli, Filippo Carlà-Uhink et al., Bompiani, 2018.
  3. Citato in Aristotele, Etica Nicomachea, V; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  4. Frase scritta da Biante sul tempio di Apollo a Delfi, secondo Diogene Laerzio in Vite dei filosofi I, 87. Citato in Luciano De Crescenzo, Storia della filosofia greca. I Presocratici, Mondadori, 2005, p. 20.
  5. Citato in Luciano De Crescenzo, Storia della filosofia greca. I Presocratici, Mondadori, 2005, p. 18.
  6. Citato in Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, a cura di Giovanni Reale, Giuseppe Girgenti e Ilaria Ramelli, Bompiani, 2006.
  7. 1,229,9 Mullach; citato in Renzo Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Rizzoli, 1991.
  8. Gli scrittori classici la attribuiscono a Biante, ma anche a Simonide e a Stilpone (Giuseppe Fumagalli, L'ape latina, Hoepli, 1987).

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