Amarcord

film italiano del 1973 diretto da Federico Fellini

Amarcord

Immagine Amarcord.jpg.
Titolo originale

Amarcord

Lingua originale italiano e greco antico
Paese Italia, Francia
Anno 1973
Genere commedia drammatica
Regia Federico Fellini
Soggetto Federico Fellini, Tonino Guerra
Sceneggiatura Federico Fellini, Tonino Guerra
Produttore Franco Cristaldi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Amarcord, film del 1973, regia di Federico Fellini.

Frasi modifica

  • Le manine scoincidono nel nostro paese con la primavera. Sono delle manine di cui che girano, vagano qua e vagano anche là. Sorvolano il cimitero di cui tutti riposano in pace. Sorvolano il lungomare come i tedeschi... datesi che il freddo non lo sentono loro. Ai... Al... Vagano, vagano. Girolanz... Gironzano... Gironzalon... Vagano, vagano, vagano! (Giudizio)
  • Un babbo fa per cento figlioli e cento figlioli non fanno per un babbo, questa è la verità. (Aurelio)
  • Qual gentil donzella, tu mi appari Aldina bella, e in tutto il tuo folgore, DANG! [batte la testa sul muro], mi fai battere forte il cuore, DANG, DANG! [ribatte a ritmo la testa sul muro]. (Ciccio)
  • Mio nonno fava i mattoni, | mio babbo fava i mattoni |, fazzo i mattoni anche me, | ma la casa mia n'dov'è? (Calzinazz) [poesia]
  • A me mi fa svenire la Gradisca; io voglio una moglie come la Gradisca. (Titta)
  • Ci son rimasto come un patacca; mi volevo buttar giù dal molo... (Titta)
  • E bà de mi bà diceva così: Per campè sèn bsegna pisé spes com'i chen. Per campar sano bisogna pisciar spesso come il cano. (Il nonno)
  • Voglio una doooooonnaaaaaa! (Teo)
  • Guarda quante ce ne sono, oh. Milioni di milioni di milioni di stelle. Ostia ragazzi, io mi domando come cavolo fa a reggersi tutta sta baracca. Perché per noi, così per dire, in fondo è abbastanza facile, devo fare un palazzo: tot mattoni, tot quintali di calce, ma lassù, viva la Madonna, dove le metto le fondamenta, eh? Non son mica coriandoli. (Aurelio)
  • Ma dov'è che sono? Mi sembra di non stare in nessun posto. Mo se la morte è così... non è mica un bel lavoro. Sparito tutto: la gente, gli alberi, gli uccellini per aria, il vino. Tè cul! (Il nonno disperso nella nebbia)
  • Anche se il mondo è pieno di roba bella, | pieno di paesi che piacciono di più del Borgo, | appena cade il sole e viene la sera, | seduta su una sedia chissà dove, | piano piano dentro la tua testa, | questo posto diventa il più bel posto del mondo. | Ma come farai... | Ma come farai a stare lontana dal Borgo? (Calzinazz) [poesia dedicata alla Gradisca quando si sposa]

Dialoghi modifica

  • Don Balosa: Commetti atti impuri? Ti tocchi? Lo sai che San Luigi piange quando ti tocchi?
    Titta: [pensando e riandando con la mente alle scene evocate] - Ù perché, te non ti tocchi? Ma come si fa a non toccarsi quando si vede la tabaccaia con totta quella roba che ti dice "Importazione?" O la professoressa di matematica, che sembra un leone? Madonna! Ma come si fa a non toccarsi quando ti guarda così? E cosa credi che veniamo a vedere il giorno di Sant'Antonio, quando te benedici gli animali? Le chiappe delle pecore? Ecco, lo vedete come mi guarda? Ma come faccio allora a dirgli della Volpina, di quella volta che mi ha chiesto se le gonfiavo la bicicletta? [parlando al parroco] Io non sapevo che si davano i baci così. Lei lo sapeva? Con tutta la lingua che gira...
    Don Balosa: [imbarazzato] Sono io che faccio le domande, non te! Va' avanti!
    Titta: [ricordando l'incontro al cinema con la Gradisca] E la Gradisca, l'anno scorso, no, d'estate, l'ho vista da lontano che entrava al cinema. No perché, siccome... a me mi fa svenire la Gradisca... Io voglio una moglie come la Gradisca!
  • Aurelio: È bello, eh, l'uovo, Teo? Anch'io sono così, ogni volta che vedo un uovo resterei lì a guardarlo per delle ore. Io mi domando delle volte come fa la natura a tirar fuori delle cose così perfette.
    Miranda: Caro, ma la natura l'ha fatta Iddio, mica un ignorantone come te.
    Aurelio: Ma va a fare le pugnette te, va. (Aurelio e Miranda)

Citazioni su Amarcord modifica

  • Ero il patacca romagnolo, lo zio di Titta che pensa solo alle donne e non lavora nemmeno un giorno. Fellini pensava ad Alberto Sordi poi ha scelto me non perché più bravo, ci mancherebbe, ma perché vero romagnolo. (Nando Orfei)
  • [«Un rimpianto?»] Non aver fatto la Gradisca di Federico Fellini in Amarcord. Mi portava a pranzo dalla sua cuoca, Ubalda, per cui lui mi chiamava Ubaldina, e mi diceva: Ubaldina, devi ingrassare per il film. Alla fine, prese Magali Noël, più matura e formosa di me. Ma io non riuscivo a ingrassare: ero giovane, bruciavo tutto quello che mangiavo. (Edwige Fenech)
  • Vent'anni dopo I vitelloni F. Fellini torna in Romagna con un film della memoria e, soltanto parzialmente, della nostalgia. La parte fuori dal tempo è più felice di quella storica. Umorismo, buffoneria, divertimento, finezze, melanconia. (il Morandini)
  • Vent'anni dopo I vitelloni, Fellini [...] ripensa alle proprie origini, mescolando come sempre amore e odio, distacco e nostalgia, giudizio e complicità. E come sempre, facendo tutto a Cinecittà, passaggio notturno del transatlantico Rex compreso. Film apparentemente in tono minore, ma in realtà tra i più coesi e riusciti. (Il Mereghetti)
  • Viaggio nostalgico di Fellini nell'Italia degli anni Trenta, sulle tracce della sua giovinezza. Una serie di quadretti pieni di calore e di vita, divertenti e talvolta a sfondo osceno: si parla di amore, sesso, politica, crescita personale e rapporti familiari. Oscar come miglior film straniero. (Leonard Maltin)

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