Howard Phillips Lovecraft: differenze tra le versioni

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*''Non è morto ciò che può vivere in eterno, | E in strani eoni anche la morte può morire.'' (da ''La Città senza Nome'', 1921)
*Che gli dei misericordiosi, se esistono, ci proteggano nelle ore in cui né il potere della [[volontà]], né le droghe inventate dagli uomini posso­no tenerci lontani dall'abisso del sonno. La [[morte]] è compassionevole perché da essa non c'è ritorno, ma chi emerge, pallido e carico di ri­cordi, dai recessi della notte, non avrà più pace. Che imbecille sono stato a intraprendere con tanta incoscienza lo studio di misteri che l'[[uomo]] non dovrebbe affatto conoscere! (da ''Hypnos'', 1922)
*L'immaginazione è il più grande rifugio che esista. (da una lettera a F. B. Long del 9 giugno 1922)
*Lingue ardenti di fiamma invisibile imprimono il marchio dell'[[inferno]] sulla mia anima esausta. (da ''I cari estinti'', 1924)
*“Ma sei assolutamente certo che la tua scoperta sarà per l’umanità un bene tale da compensare questi sacrifici?” Gli occhi di Clarendon lampeggiarono pericolosamente. “L’[[umanità]]! E che cos’è l’umanità? La [[scienza]]! Sciocchi! Sempre e solo individui! L’umanità va bene per i predicatori... per loro significa folle di ciechi creduloni. L’umanità va bene per i ricchi avidi: a loro parla di dollari e di ''cents''. L’umanità va bene per i politicanti: per loro significa un potere collettivo da usare per il proprio tornaconto. Che cos’è l’umanità? Niente! Grazie a Dio questa rozza illusione non è durata! Un uomo veramente adulto adopera la verità... la conoscenza... la scienza... la luce... strappare il velo e sconfiggere le ombre. La conoscenza, il Grande Moloch! C’è morte nei nostri riti. Dobbiamo uccidere, sezionare, distruggere... tutto per amore della scoperta... il culto della luce ineffabile. La dea Scienza lo esige. Sperimentiamo un veleno dubbio uccidendo. In quale altro modo potremmo farlo? Non si può pensare all’individuo... solo alla conoscenza... bisogna conoscerne l’effetto.” (da ''L'ultimo esperimento di Clarendon'', 1927)
*La più antica e potente emozione umana è la [[paura]], e la paura più antica e potente è la paura dell'[[ignoto]]. (da ''Supernatural Horror in Literature'', 1927)
*Noi camminiamo nell’oscurità insieme a fantasmi e spettri che non conosciamo e il nostro piccolo mondo si immerge ciecamente in abissi senza fondo, verso mete che non possiamo neanche concepire. Il pensiero stesso è una fusione tra credenza e capacità di intendere. Noi ci illudiamo pensando di conoscere ogni cosa inerente il nostro mondo, ma non è così, e ci stupiremmo se sapessimo realmente ogni cosa o se potesse veramente esserci pace e sicurezza per tutti in questo vasto universo. (da ''Qualcosa dall'alto'', 1929)
*E adesso, alla fine, la Terra era morta. L’ultimo patetico superstite era morto. Tutti i bilioni di anni, i lenti millenni, gli imperi e le civiltà dell’umanità, erano riassunti in quell’ultima, povera forma contorta… e quanto titanicamente privo di significato era stato tutto quello! Ora tutti gli sforzi dell’umanità erano arrivati davvero alla fine... quant’era mostruosa e incredibile la conclusione agli occhi di quei poveri sciocchi, felici per i loro giorni gloriosi! Ma il pianeta non avrebbe mai più conosciuto il calpestio delle centinaia di milioni di uomini... e neppure lo strisciare delle lucertole e il ronzio degli insetti, perché anche questi erano per sempre scomparsi. Adesso era venuto il regno degli arbusti spinosi e degli infiniti prati di erba secca. La Terra, come la sua fredda luna imperturbabile, era stata sommersa per sempre dal silenzio e dall’oscurità. Le stelle splendevano... l’intero pianeta avrebbe proseguito verso sconosciute infinità. Questo sciocco finale di un episodio insignificante non importava nulla alle nebulose lontane, ai soli appena nati, a quelli splendenti o morenti. La razza dell’uomo, troppo infinitesimale ed effimera per avere una vera funzione o uno scopo, era come se non fosse mai esistita. A tale conclusione erano pervenuti i millenni della sua farsesca e tormentata evoluzione. Quando i primi raggi del sole morente dardeggiarono la vallata, una luce illuminò la faccia stanca di una figura contorta sommersa dal fango. (explicit di ''Finché tutti i mari...'', 1935)
*Ora che cerco di raccontare quello che ho visto, mi rendo conto di un centinaio di assurde limitazioni. Le cose percepite con la vista interiore, come quelle fuggevoli visioni che ci arrivano mentre stiamo per cadere nel buio del sonno, sono più vivide e significative di quando cerchiamo di arrivarvi razionalmente. Date la penna a un [[sogno]], e ogni suo colore sparirà. L’inchiostro con il quale scriviamo sembra sbiadito da qualcosa che ha troppa realtà, e scopriamo che dopotutto non è possibile dare forma ai ricordi. È come se il nostro io più profondo, svincolato dal contigente e dalla oggettività, liberasse emozioni represse che vengono soffocate in fretta non appena le traduciamo. Nei sogni e nelle visioni trovano radici le più potenti creazioni dell’uomo, perché essi non sono soggetti alla limitazione delle linee e dei colori. Scene dimenticate e terre più arcane del mondo dorato della fanciullezza si risvegliano nella mente assopita e la pervadono, finché la coscienza non le mette a tacere. (da ''L'oceano della notte'', 1936)