Nicola Raponi: differenze tra le versioni

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→‎L'ecumenismo tra Ottocento e Novecento: l'ecumenismo e l'ecclesiologia cattolica dell'Ottocento
 
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*Nell'ambito della ''High Church'', cioè della Chiesa anglicana ufficiale, l'ideale ecumenico dell'unità della Chiesa fu portato avanti soprattutto dai teologi del movimento di Oxford<ref>Anglo-cattolicesimo.</ref>. Partiti dall'analisi dei motivi di debolezza e di divisione esistenti nella Chiesa i teologi e gli autori dei ''Tracts'' passarono ad approfondire la vera dottrina sulla Chiesa nell'ambito della tradizione anglicana; la riflessione sulle note della Chiesa portò inevitabilmente a un confronto con la tradizione di Roma e dunque ad una ulteriore attenzione ai problemi dell'unità. Questi problemi furono riassunti, come si sa, nel noto novantesimo e ultimo ''Tract'' pubblicato anonimo dal Newman<ref>[[John Henry Newman]] (1801–1890), teologo, filosofo e cardinale britannico della Chiesa cattolica.</ref> il 27 febbraio 1841, nel quale si sosteneva che i trentanove articoli elisabettiani della ''Confessio anglicana'' non erano in contraddizione con il concilio di Trento e quindi non anticattolici, sebbene formulati in un'epoca di contestazione a Roma. (3.2, p. 70)
 
*Il concetto di ecumenismo come cammino verso la riunificazione dei battezzati in Cristo nell'unità della Chiesa sembrava poco compatibile con l'ecclesiologia cattolica prevalente nell'Ottocento, che insisteva particolarmente sulla visione della Chiesa come società perfetta, completa, autonoma, unica vera erede dell'insegnamento e dell'opera di Cristo e depositaria della fede, e che riteneva le altre chiese sorte da errori e deviazioni dall'unico corpo della Chiesa, e i non cattolici, ancorché battezzati, esclusi dall'appartenenza alla vera Chiesa. (3.4, p. 81)
 
==Note==