Giambattista Basile: differenze tra le versioni

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*Chi 'ntroppeca e nun cade, avanza de cammino.
*Dall'aseno chiù grosso mpara de mangiare la paglia lo picciolo.
 
===Citazioni su ''Lo Cunto de li Cunti''===
 
===[[Pietro Citati]]===
*L'universo, di cui Napoli è la metafora più appariscente, è una congrega di mostri, di idioti e di rifiuti. [...] Tutti divorano, trangugiano, ingurgitano, ingollano, inghiottono, ingozzano, strippano, pappano, ruminano, rosicano, ripuliscono quello che c'è in tavola: [[Pastiera napoletana|pastiere]] e [[casatiello|casatielli]], polpette, maccheroni e raffioli, pastinache e foglie molli, piccatigli e ingratinati, franfellicchi e biancomangiare; Napoli è un'immensa città-torta, che Basile divora con gli occhi e coi denti.<br>Mostri, nani, vecchie, sciocchi, idioti, ingordi e defecatori si raccolgono nei cinquanta racconti con un solo scopo. Vogliono farci ridere. Vogliono fare scoppiare nella malinconica Zosa, nelle narratrici e in noi che leggiamo, la risata immensa, a piena gola, a crepapelle, {{sic|''hénaurme''}} come in [[François Rabelais|Rabelais]] e [[Gustave Flaubert|Flaubert]], dionisiaca, assurda, grandiosamente fantastica, che uccide per sempre la nera pianta della Malinconia. [...] Nel libro, Zosa ride e sposa il suo principe. [...] Noi ridiamo? [...] Non è certo che ridiamo alla fine. L'universo di Basile è così pesante, folto e inestricabile, che a volte ci sembra il fosco sogno delle streghe del ''Macbeth'', che continuano a cuocere il loro brodo infernale.
*Un prodigioso ordigno per imitare il Tempo e farlo circolare tra le pagine, come il sangue stesso del libro. Così nei velocissimi ''allegro'' di certe favole, Basile inseguì le sue grandi ali crestate: mentre nel ritmo di metamorfosi, di morte e resurrezione, che le fate impongono alla vita, imitò il tempo che continuamente divora e rinasce. Ma, forse, la meta di Basile era soprattutto quella di fermarlo.
*{{NDR|La prosa di Basile}} La prima legge è l'accumulazione verbale. Le parole si aggiungono alle parole: ognuna cerca di cogliere più da vicino e con più precisione l'oggetto, e insieme effettua una variazione fonica: le variazioni si succedono e mirano a un diapason; mentre insieme formano un sistema metaforico compatto e coerente. Sullo sfondo sta Basile che, come il tempo, ingoia tutto il dizionario e insieme a esso il mondo, come se soltanto così potesse liberare il Riso, che salva noi e la vita dalla rovina. Ma egli non vuole, come credeva [[Benedetto Croce|Croce]], parodiare e ironizzare il barocco. Simile a [[William Shakespeare|Shakespeare]], accumula immagini classiche, petrarchesche, realistiche, bizzarre, oscene, inverosimili: tutto ciò serve a far divampare più diabolicamente le legna del suo fuoco stregonesco:<br><center>Double, double toil and trouble: | Fire, bourn; and, cauldron, bubble;<ref>Doppio, doppio travaglio e guaio | Brucia fuoco, gorgoglia calderone. Da ''Macbeth'', atto IV, scena I, traduzione di Masolino D'Amico, Bompiani, Milano, 2014, [https://books.google.it/books?id=d_KgDQAAQBAJ&lpg=PA1936&dq=&pg=PA1937#v=onepage&q&f=false p. 1937]. ISBN 978-88-58-76952-2</ref></center>finché le immagini s'accendono, deflagrano e scoppiano, disegnando cangianti e luminosi razzi nel cielo, mentre noi, rimasti a terra, ammiriamo questa potenza regale d'immaginazione.
 
===''La stufa egroca''===