Howard Phillips Lovecraft: differenze tra le versioni

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*Gli uomini di più vasto intelletto ben sanno che non esiste una netta distinzione tra il reale e l’irreale, e che tutte le cose devono la loro apparenza soltanto ai fallaci mezzi mentali e psichici di cui l’individuo è dotato, attraverso i quali prende coscienza del mondo. Il prosaico materialismo della maggioranza condanna invece quei lampi di una visione superiore che penetrano il velo comune dell’ovvio empirismo, classificandoli come manifestazioni di follia. (da ''La tomba'', 1917)
*Per Crawford Tillinghast, dedicarsi allo studio della [[scienza]] e della filosofia era stato un grosso errore. Questo genere di cose vanno lasciate al ricercatore freddo ed impersonale, giacché offrono due alternative egualmente tragiche all’uomo di sensibilità o d’azione: sconforto se fallisce nella sua ricerca, e terrori indicibii e impensabili se mai dovesse riuscirvi. (da ''Da altrove'', 1920)
*“Ma sei assolutamente certo che la tua scoperta sarà per l’umanità un bene tale da compensare questi sacrifici?” <br>
Gli occhi di Clarendon lampeggiarono pericolosamente. <br>
“L’[[umanità]]! E che cos’è l’umanità? La [[scienza]]! Sciocchi! Sempre e solo individui! L’umanità va bene per i predicatori... per loro significa folle di ciechi creduloni. L’umanità va bene per i ricchi avidi: a loro parla di dollari e di ''cents''. L’umanità va bene per i politicanti: per loro significa un potere collettivo da usare per il proprio tornaconto. Che cos’è l’umanità? Niente! Grazie a Dio questa rozza illusione non è durata! Un uomo veramente adulto adopera la verità... la conoscenza... la scienza... la luce... strappare il velo e sconfiggere le ombre. La conoscenza, il Grande Moloch! C’è morte nei nostri riti. Dobbiamo uccidere, sezionare, distruggere... tutto per amore della scoperta... il culto della luce ineffabile. La dea Scienza lo esige. Sperimentiamo un veleno dubbio uccidendo. In quale altro modo potremmo farlo? Non si può pensare all’individuo... solo alla conoscenza... bisogna conoscerne l’effetto.” (da ''L'ultimo esperimento di Clarendon'', 1927)
*E adesso, alla fine, la Terra era morta. L’ultimo patetico superstite era morto. Tutti i bilioni di anni, i lenti millenni, gli imperi e le civiltà dell’umanità, erano riassunti in quell’ultima, povera forma contorta… e quanto titanicamente privo di significato era stato tutto quello! <br>
Ora tutti gli sforzi dell’umanità erano arrivati davvero alla fine... quant’era mostruosa e incredibile la conclusione agli occhi di quei poveri sciocchi, felici per i loro giorni gloriosi! Ma il pianeta non avrebbe mai più conosciuto il calpestio delle centinaia di milioni di uomini... e neppure lo strisciare delle lucertole e il ronzio degli insetti, perché anche questi erano per sempre scomparsi. Adesso era venuto il regno degli arbusti spinosi e degli infiniti prati di erba secca. La Terra, come la sua fredda luna imperturbabile, era stata sommersa per sempre dal silenzio e dall’oscurità. <br>
Le stelle splendevano... l’intero pianeta avrebbe proseguito verso sconosciute infinità. Questo sciocco finale di un episodio insignificante non importava nulla alle nebulose lontane, ai soli appena nati, a quelli splendenti o morenti. La razza dell’uomo, troppo infinitesimale ed effimera per avere una vera funzione o uno scopo, era come se non fosse mai esistita. A tale conclusione erano pervenuti i millenni della sua farsesca e tormentata evoluzione. <br>
Quando i primi raggi del sole morente dardeggiarono la vallata, una luce illuminò la faccia stanca di una figura contorta sommersa dal fango. (explicit di ''Finché tutti i mari...'', 1935)
*{{NDR|[[Epitaffi]]o}} I am Providence.<ref>Letteralmente «Io sono la [[Provvidenza]]»: evidente gioco di parole tra la città natale, nonché luogo di sepoltura di Lovecraft, e la Provvidenza ([[:File:H.P. Lovecraft's grave.jpg|Foto della lapide]]).</ref>
*Il dottor [[Montague Rhodes James|James]] possiede – è palese – profonde cognizioni scientifiche su come agiscono le sensazioni e i sentimenti umani, e sa bene come dosare eventi, fantasie e sottili associazioni di idee per ottenere il miglior risultato presso i lettori. È un vero artista dell'episodico, abile nel creare eventi e connessioni piuttosto che atmosfere, e riesce a destare le emozioni più a livello intellettuale che in maniera diretta. (citato in [[Montague Rhodes James]], ''Fantasmi e altri orrori'' a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, TEN, 1993)
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Infelice chi nell'infanzia ha soltanto memorie di paura e tristezza. Sventurato chi, volgendosi indietro, non vede che ore solitarie trascorse in sale vaste e malinconiche, tappezzate di lugubri tendaggi e file esasperanti di libri antichi, o in desolate veglie in boschi crepuscolari fitti di immensi alberi grotteschi coperti di erbe, che agitano silenziosi in alto i rami contorti.<br>Tal sorte gli dèi hanno riservato a me... A me: l'attonito, il deluso; l'abbandonato, l'infranto. Eppure, stranamente pago, mi aggrappo in modo patetico anche a questi ricordi appassiti negli attimi in cui la mente minaccia di soverchiarli per richiamare ''l'altro'' ricordo.
 
====''Nella cripta''====
Secondo me, non c'è nulla di più sciocco della convinzione che quello che è familiare sia necessariamente rassicurante, e si tratta addirittura di una convinzione tipica della psicologia di massa.
 
====''Finché tutti i mari...''====
L'uomo riposava su una roccia erosa dal vento, scrutando giù per la vallata. Sdraiato in quella posizione poteva vedere molto lontano, ma per tutto lo spazio non c'era il minimo movimento. Non si agitava nulla sulla distesa polverosa, su quel piano di sabbia formatosi dalla disintegrazione dei letti dei fiumi dove una volta scorrevano le acque della giovane Terra. C'era poco verde in quest'ultimo mondo, in questo stadio finale della prolungata presenza dell'umanità sul pianeta.