Guy de Maupassant: differenze tra le versioni
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===''Le Horla''===
''8 maggio''<ref>La prima versione di questo lungo racconto fu pubblicata in ''Gil Blas'' del 26 ottobre 1886 e raccolta in volume solo dopo la morte dell'Autore; la seconda – che è quella qui pubblicata – fa parte della raccolta ''Le Horla'' edita a Parigi da Ollendorff nel 1887. Il titolo «Le Horla» è affascinante e misterioso. Da dove deriva questo nome? Sono state avanzate in proposito ipotesi altrettanto affascinanti, molte delle quali sono riassunte e presentate nel bel saggio di André Vial sulla ''Revue d'istoire littéraire de la France'' (nov.-dic. 1973). Si va da ''Horloribo'', personaggio di una nota pantomima a ''Hurlubleu'', racconto di Charles Nodier, dalla metatesi sillabica di Lahor (pseudonimo del dottor Cazalis, amico di Maupassant) a un ''incipit'' di Eugène Sue (''Hors l'Eglise pas de salut''). Marie Claure Bancquart, che a Maupassant ha dedicato la cura di tre volumi antologici e un esauriente saggio critico (''Maupassant conteur fantastique'', 1976), propone una derivazione da ''horsain'', che nel ''patois'' di Normandia significa «lo straniero», «l'estraneo». Ammand Lanoux e Louis Forestier, curatori dell'opera di Maupassant nell'edizione della Bibliothèque de la Pléiade, registrano anche derivazioni dall'alternanza vocalica o/a che si trova in Zola, e la fantasia slavizzante che vede in «Orla» l'accusativo della parola russa ''Oriol''. Qualche maggior attendibilità potrebbe avere l'ipotesi d'un anagramma da ''choléra'' (l'epidemia di colera apre e chiude il racconto). Ma la più semplice delle derivazioni mi sembra la più attendibile: ''Horla'' è una semplice contrazione di ''hors-là'': e si torna quindi al concetto di qualcosa che è al di fuori, al concetto di altro, estraneo, straniero. Sulla versione del titolo molte edizioni italiane cadono nella trappola grammaticale dell'acca aspirata francese e propongono semplicisticamente «''L'Horla''», che è un errore bello e buono. Ma anche la soluzione proposta dal finissimo ingegno di Alberto Savinio («''Il Gorla''») non persuade troppo per le risibili assonanze coi soprannomi della «mala» nell'''hinterland'' milanese. Meglio, dunque, lasciare l'intraducibile titolo originale (''N.d.T.'').</ref><ref>Flaubert è morto l'8 maggio 1880 (''N.d.T.'').</ref>. Che splendida giornata! Ho passato tutta la [[Mattino|mattina]] sdraiato sull'erba, davanti a casa mia, sotto l'enorme platano che le offre riparo, protezione e [[ombra]]. Mi piace questo paese e mi piace viverci perché qui sono le mie radici, radici profonde e sottili, che legano un uomo alla terra dove sono nati e morti i suoi antenati e lo legano anche ai [[Pensiero|pensieri]], ai pasti, alle usanze e agli alimenti, alle locuzioni del posto, alle intonazioni degli abitanti, agli odori della terra, dei villaggi e persino dell'aria! Mi piace la [[casa]] dove sono cresciuto. Dalle finestre vedo scorrere la Senna lungo il giardino dietro la strada, quasi presso di me, la grande e larga Senna, che va da Rouen a Le Havre, affollata da battelli che passano.<ref>La descrizione della casa corrisponde con esattezza assoluta alla topografia e alla disposizione interna della casa di Flaubert a Croisset. Cfr. anche l'articolo di Maupassant intitolato «Flaubert et sa maison» (''Gil Blas'', 24.XI.1890) (''N.d.T.'').</ref>
===''Pierre e Jean''===
«Accidenti!» esclamò all'improvviso papà Roland, che, da un quarto d’ora, se ne stava immobile, con gli occhi fissi sull'acqua e a tratti sollevava leggermente la lenza immersa nel mare.
===''Palla di sego''===
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*Guy de Maupassant, ''Una vita'', traduzione di Marino Moretti, Oscar Mondadori, 1984.
*Guy de Maupassant, ''Viaggio in Sicilia'', Sigma edizioni. ISBN 887231039X
*Guy de Maupassant, ''[[:s:Pierre e Jean|Pierre e Jean]]'', traduzione di Giacomo di Belsito, Garzanti.
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