Ibn Arabi: differenze tra le versioni

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==''La saggezza dei profeti''==
*Colui che si fissa in una religione ignora di conseguenza la verità intrinseca delle altre, allo stesso modo che la sua credenza in Dio implica una negazione d'ogni altra forma di credenza. Se conoscesse il senso delle parole di [[Junayd di Bagdad|Junayd]]: 'Il colore dell'acqua è il colore del suo recipiente' ammetterebbe la validità di tutte le credenze, e riconoscerebbe Dio in ogni forma e in ogni oggetto di fede. Dipende dal fatto che egli non ha la conoscenza di Dio, ma fonda il suo concetto unicamente su una sua opinione, come dice Dio nel [[Corano]]: ''Io Mi conformo all'opinione che il Mio servo si è fatta di Me''. Ciò significa: Dio si manifesta a colui che l'adora nella forma della sua religione, sia quando generalizza sia quando distingue. La divinità conforme a una religione è quella che può essere definita, e che permette di contenere nel cuore una idea di Dio, sempre come disse Dio: ''Né i Miei cieli né la Mia terra possono contenerMi, ma Mi contiene il cuore del Mio servo fedele''. In effetti, la divinità assoluta non può essere contenuta in nessuna cosa, poiché è l'Essenza stessa delle cose e la Sua propria essenza.<ref>Citato in Mandel, pp. 45-46.</ref>
*[...] [[Gesù]] risuscitò i morti poiché vi era in lui lo Spirito divino — Dio solo dà la vita; mentre il soffio era di Gesù; così come il soffio insufflato su Maria era di Gabriele, mentre il Verbo veniva da Dio. Per questo motivo la resuscitazione dei morti è veramente un'azione compiuta da Gesù poiché emanava dal suo soffio, così come lui stesso emanava dalla forma di sua madre; ma di fatto solo in apparenza la resuscitazione fu operata da lui, giacché è un atto essenzialmente divino [...]. Lo stesso è per la guarigione del cieco nato e del lebbroso e per ogni altra azione miracolosa compiuta da Gesù, da un lato, e al permesso di Dio dall'altro, secondo le parole 'col permesso di Dio' che il Corano sovente dice (Corano, V 110). <ref>Mandel p. 179</ref>
*L'Essenza si rivela soltanto sotto la 'forma' della predisposizione dell'individuo che riceve questa rivelazione; e non si produce mai altra cosa. Pertanto, il soggetto che riceve la rivelazione dell'Essenza vedrà soltanto la propria 'forma' nello specchio di Dio (è impossibile che veda Lui), pur sapendo che vede la propria 'forma' solo grazie a quello specchio divino. Ciò è del tutto analogo a quanto succede in uno specchio materiale: contemplandovi delle forme, tu non vedi lo specchio, pur sapendo che vedi quelle forme (o la tua propria) soltanto grazie a quello specchio. Questo fenomeno, Dio lo ha manifestato come simbolo particolarmente appropriato alla Sua rivelazione dell'Essenza, affinché colui al quale Egli si rivela sappia che non Lo vede; non esiste simbolo più diretto e più conforme alla contemplazione e alla rivelazione di cui si tratta. Sforzati anche tu, dunque, di vedere il corpo dello specchio mentre guardi la forma che vi si riflette; non lo vedrai mai contemporaneamente. È vero che alcuni, osservando questa legge delle forme riflesse entro specchi (materiali o spirituali), hanno sostenuto che la forma riflessa si interpone fra ciò che il contemplante vede e lo specchio stesso; è ciò che essi hanno afferrato di più alto nel campo della conoscenza spirituale; ma in realtà è come abbiamo detto (vale a dire, che la forma riflessa non nasconde essenzialmente lo specchio, ma questo la manifesta). Dio è dunque lo specchio nel quale vedi te stesso, come tu sei il Suo specchio nel quale Egli contempla i Suoi nomi. Orbene, questi non sono altro che Lui stesso. <ref>Mandel, pp. 136-137.</ref>
*Quando lo 'Spirito fedele' che è Gabriele, apparve a [[Maria (madre di Gesù)|Maria]] 'con l'aspetto di un uomo armonioso' ella immaginò che fosse un uomo che cercava di conoscerla carnalmente e, sapendo che ciò non era permesso, ella 'cercò rifugio in Dio contro di lui' ([[Corano]], XIX 17,18) con tutto il proprio essere e perciò fu invasa da uno stato perfetto di Presenza divina, stato che si identificava con lo spirito intellettivo. Se Gabriele le avesse trasmesso il suo alito in quel momento, finché ella si trovava in quello stato, Gesù sarebbe nato tale che nessuno sarebbe potuto rimanere con lui a causa del suo carattere potente conforme allo stato di sua madre nel momento del concepimento. Ma appena Gabriele disse a Maria: 'In verità io sono l'inviato del tuo Signore e sono venuto per darti un figlio puro' (Corano, XIX 19-21), ella si rilassò dallo stato di contrazione e il suo petto si allargò; fu allora che Gabriele le insufflò Gesù. Gabriele — la pace su di lui — era dunque il veicolo della Parola divina trasmessa a Maria (nello stesso modo in cui un profeta trasmette le parole di Dio al suo popolo) secondo il Versetto coranico: '(Gesù era) la Sua parola che Egli proiettò su Maria e Suo spirito' (Corano, IV 170). <ref>Mandel pp. 178-179</ref>
 
==''L'interprete delle passioni''==
*''Potessi mai essere certo ch'essi''<ref>Le Idee divine, di cui i cuori di coloro che sanno sono appassionatamente innamorati, da cui gli spiriti sono turbati, e grazie alle quali le opere di devozione vengono compiute. [...] {{NDR|Queste note fanno parte del commentario dell'autore stesso.}}</ref>'' | han contezza del cuore che possiedono! || E il mio cuore potesse mai sapere | che valichi montani essi han varcato! || Tu pensi che sian vivi, | o credi che sian morti? || Gli amanti nell'[[amore]], | smarriscono la strada e se medesimi.'' (I, ss.1-4; 2008)