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==''Storia dell'Italia moderna''==
===Vol. I ''Le origini del Risorgimento 1700-1815''===
*Lo Stato unitario nazionale sorto dal Risorgimento fu senza dubbio un fatto nuovo, tipicamente moderno, non somigliante ad alcuna formazione politica italiana medioevale o antica. (cap. 1, p. 11)
*È necessario [...] tener presente, quando si parla della penetrazione in Italia dell'[[illuminismo]], che questo è nel complesso l'espressione di una società assai più evoluta in senso borghese di quella italiana, sicché gli effetti pratici dell'ideologia illuministica furono in Italia assai più limitati che in Francia e furono di varia entità a seconda del grado di sviluppo sociale delle varie parti dell'Italia stessa. (cap. 2, p. 71)
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*La situazione finanziaria della Repubblica romana fu ancor più grave di quella della [[Repubblica Cisalpina|Cisalpina]], sia per la povertà del paese, sia per lo stato di grave crisi in cui già si trovavano le finanze romane nel momento in cui la Repubblica fu proclamata. Per far fronte alle contribuzioni imposte dai francesi la Repubblica romana dovette procedere alla vendita dei beni della Chiesa (già iniziata del resto da Pio VI) a ritmo accelerato, mentre l'inflazione, già grave sotto il governo pontificio per le eccessive emissioni di biglietti, detti "cedole", non solo non poté essere arginata dal governo repubblicano, ma raggiunse proporzioni enormi. (cap. 3, p. 251)
 
===Vol. II ''Dalla Restaurazione alla Rivoluzione nazionale 1815-1846''===
*La [[Restaurazione]] è [...] un'età di reazione, ma anche di profondi contrasti sociali, politici e culturali. La lotta della borghesia contro la nobiltà, la lotta dei popoli divisi ed oppressi contro i loro dominatori per conseguire un'esistenza politica nazionale, i contrasti tra gruppi aristocratici tendenti ad imborghesirsi e gruppi rimasti essenzialmente feudali, la diffidenza tra Stato e Chiesa che minava l'alleanza del trono e dell'altare, infine le rivalità tra le potenze, tutte queste contraddizioni esistono allo stato latente fin dai primi anni della Restaurazione. (cap. 1, p. 14)+
*Negli articoli di economia, di tecnica, di statistica, di geografia, come pure in una parte notevole di quelli di morale, di legislazione e di storia, il legame del "[[Il Conciliatore|Conciliatore]]" col pensiero illuministico è particolarmente evidente, anche per la presenza fra i collaboratori del giornale di uomini di formazione illuministica come [[Gian Domenico Romagnosi]] e [[Giuseppe Pecchio]]. (cap. 1, p. 33)
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*La funzione storica concreta del cattolicesimo liberale fu diversa nei vari paesi in cui esso si sviluppò a seconda delle particolari condizioni sociali e politiche localmente esistenti. Tuttavia si può affermare che il cattolicesimo liberale prima del '48<ref>1848.</ref> ebbe quasi ovunque una funzione progressiva, perché, favorendo lo sviluppo di alcuni movimenti nazionali e appoggiando alcune rivendicazioni liberali, contribuì a rompere il fronte delle forze reazionarie e conservatrici e a spingere infine il Papato stesso ad un mutamento di politica. (cap. 5, p. 357)
 
===Vol. III ''La rivoluzione nazionale 1846-1849''===
*[[Federico Guglielmo IV di Prussia|Federico Guglielmo IV]], divenuto re di Prussia nel 1840, sentiva vagamente che la situazione della Prussia e della Germania intera esigeva una politica innovatrice, ma, profondamente autoritario e imbevuto di romanticismo reazionario, credeva che bastasse modificare solo formalmente l'assolutismo amministrativo con l'adozione di istituzioni rappresentative di tipo medioevale. (cap. 1, p. 11)
*La questione operaia, divenuta gravissima negli anni immediatamente precedenti il 1840, aveva determinato il sorgere del [[Cartismo|movimento cartista]], che fu il primo tentativo fatto in Inghilterra di dare un carattere politico al movimento operaio. I cartisti infatti giudicavano che la realizzazione di un programma decisamente democratico (enunciato nella loro ''Carta del Popolo'') fosse una condizione indispensabile per dare alla classe operaia la possibilità di ottenere una serie di riforme sociali. (cap. 1, p. 16)
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*La [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica romana]] rappresentò la punta più avanzata della rivoluzione quarantottesca in Italia anche per la Costituzione, che l'Assemblea romana volle proclamare solennemente nel momento in cui i francesi entravano in Roma per mostrare al mondo di non essere venuta meno alla sua funzione costituente e per lasciare all'Italia una testimonianza del proprio ideale democratico. (cap. 5, p. 451)
 
===Vol. IV ''Dalla rivoluzione nazionale all'Unità 1849-1860''===
*I miti storiografici e letterari, che il romanticismo aveva rinverditi e che fornirono un'impalcatura ideologica al moderatismo italiano prequarantottesco, come l'idea del primato italiano, il neoguelfismo, ecc., ebbero scarsissima presa su [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], il quale concepiva il [[Risorgimento]] essenzialmente come un movimento destinato a portare a poco a poco l'Italia al livello dei paesi più progrediti d'Europa e concentrava la sua attenzione sul complesso sviluppo economico e sociale di questi paesi e sulle ripercussioni che esso avrebbe necessariamente avuto sull'Italia. (cap. 1, p. 126)
*Questa operazione politica {{NDR|il nuovo schieramento politico guidato da Cavour e da Rattazzi}}, passata alla storia col nome di "[[Connubio Rattazzi-Cavour|connubio]]", datogli allora polemicamente dal Pinelli<ref>Pier Dionigi Pinelli (1804–1852), politico italiano, presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna.</ref>, condizionò lo sviluppo ulteriore della politica piemontese. Da essa derivò, se non proprio un partito, una formazione politica che bloccò le manovre reazionarie dell'estrema destra e rinvigorì le forze liberali. (cap. 1, p. 140)
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*Il fatto che il processo di formazione dello [[Unità d'Italia|Stato unitario]] si concludesse con la vittoria del partito moderato condizionò tutta la storia successiva dell'Italia unita, ed ebbe per molti aspetti un peso negativo sullo sviluppo dell'Italia nel suo complesso. (cap. 6, p. 533)
 
===Vol. V ''La costruzione dello Stato unitario 1860-1871''===
*La data del 1860 è da preferirsi a quella del 1870 come punto di arrivo del periodo propriamente risorgimentale e di inizio di quello dell'Italia unita perché, sebbene i fini fondamentali della lotta per l'indipendenza e l'unità possano dirsi pienamente raggiunti soltanto con le annessioni di Venezia e di Roma<ref>Nel 1866 (terza guerra d'indipendenza) e nel 1870 (breccia di Porta Pia).</ref>, queste annessioni non modificarono la conclusione politica del Risorgimento, cioè il sistema monarchico-moderato che aveva trionfato nell'autunno del '60, e perché nel 1860 si iniziò una continuità di vita statale, che dura ormai da più di in secolo e conserva ancora oggi in misura notevole l'impronta che le fu data nel decennio 1860-70. (cap. 1, p. 9)
*Convinto che l'economia fosse una scienza fondata su leggi naturali, [[Francesco Ferrara (senatore)|Ferrara]] si ricollegò essenzialmente alla tradizione ottimistica della scuola francese del Say e del Bastiat. Egli respinse perciò ogni concezione antagonistica o dualistica dei fenomeni economici, a cominciare da quella di [[David Ricardo|Ricardo]], e cercò di delineare una visione unitaria della produzione e dello scambio risolvendo i fenomeni di produzione in quelli di scambio in un solo sistema di armonie di mercato. In sostanza giunse al concetto di equilibrio generale, pur senza dare di esso una formulazione matematica, come fecero poi i teorici dell'utilità marginale. (cap. 1, p. 75)
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*Alle 5 della mattina del 20 settembre l'artiglieria italiana cominciò il fuoco contro le mura di Roma<ref>Mura aureliane.</ref>; alle 10 la fanteria e i bersaglieri entrarono per la [[Presa di Roma|breccia aperta presso Porta Pia]], mentre i pontifici alzavano bandiera bianca. Lo scontro costò complessivamente agli italiani 49 morti e 141 feriti; ai pontifici 19 morti e 68 feriti. Alle 14 il generale Cadorna<ref>Raffaele Cadorna (1815–1897), il figlio Luigi comandò l'esercito italiano nella prima guerra mondiale fino al 1917.</ref> e il generale Kanzler<ref>Hermann Kanzler (1822–1888).</ref>, comandante pontificio, firmarono la capitolazione della città. Il giorno dopo, in seguito a scontri nel rione Borgo tra popolazione e gendarmi pontifici, il Cadorna, su richiesta del papa, occupò anche la Città Leonina, salvo il Vaticano. Finiva così il potere temporale dei papi. (cap. 4, pp. 366-367)
 
=== Vol. VI ''Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio 1871-1896''===
*I grandi avvenimenti del 1870-71 conclusero un periodo di guerre e di rivolgimenti politici durato una ventina d'anni e aprirono un'epoca di pace in Europa che durò fino al 1914, turbata soltanto da alcune guerre nei Balcani, a cui fece riscontro il grande sviluppo delle conquiste coloniali in Africa e in Asia. Quest'epoca fu caratterizzata inoltre dalla relativa stabilità dei regimi politici, accompagnata in molti paesi dal consolidamento delle istituzioni liberali, da una graduale evoluzione verso la democrazia e dallo sviluppo dei partiti socialisti e dei sindacati operai. (cap. 1, p. 7)
*La diffusione delle idee socialiste in Italia, [...], era stata tutt'altro che trascurabile già prima del '48. Tuttavia i primi tentativi di passare dalle discussioni puramente teoriche alla formulazione di programmi, che possono dirsi per vari aspetti socialisti, connessi con la concreta situazione dell'Italia, si manifestarono nella polemica antimazziniana, svolta nel 1850-51 dagli uomini dell'Estrema sinistra democratica, primi fra tutti [[Giuseppe Ferrari]] e [[Carlo Pisacane]]. Questi ultimi sulla base dell'esperienza del '48 affermarono la necessità di identificare la rivoluzione nazionale con la rivoluzione sociale e di far leva per attuarla soprattutto sui contadini. (cap. 1, pp. 35-36)
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*Secondo [[Stefano Jacini|Jacini]], era urgente reagire alla politica estera megalomane e alla politica finanziaria disastrosa di [[Francesco Crispi|Crispi]] chiamando a raccolta le forze conservatrici intorno a tre punti programmatici principali: politica estera di raccoglimento e di equilibrio; politica interna di decentramento regionale; politica religiosa di ravvicinamento al Vaticano in vista di una conciliazione fondata possibilmente sulla soluzione già da lui indicata nel 1887. (cap. 5, pp. 403-404)
 
===Vol. VII ''La crisi di fine secolo e l'età giolittiana 1896-1914''===
*Il 22 aprile 1897 un fabbro di idee vagamente anarchiche, certo [[Pietro Acciarito]], tentò di colpire con un pugnale Umberto I, mentre questi si recava in carrozza all'ippodromo delle Capannelle<ref>Ippodromo romano, situato nell'omonima zona, sulla via Appia.</ref>. Il re rimase illeso e l'attentatore, arrestato poco dopo, dichiarò di avere agito di sua iniziativa senza alcun complice. Ma la polizia, sulla base di labili indizi, volle sostenere la tesi contraria, incitata in questo senso da personaggi della corte e del governo. (cap. primo, p. 39)
*[...] i [[Moti di Milano|fatti del '98]]<ref>Rivolta di una parte della popolazione di Milano contro il governo, che si svolse tra il 6 e il 9 maggio del 1898.</ref>, [...], non furono soltanto una rivolta della fame, poiché ebbero anche alcuni caratteri politici abbastanza evidenti. Infatti i tumulti contro il caropane si accompagnarono dovunque alla richiesta, essa pure diffusa dai socialisti, della gestione municipale dei forni; inoltre di fronte alla reazione generalmente molto dura della forza pubblica, i tumulti assunsero il carattere di una lotta elementare per la libertà, tanto è vero che raggiunsero il punto culminante proprio a Milano, dove il rincaro del pane era stato nel complesso meno gravoso che altrove, perché i salari erano un po' più elevati e la disoccupazione un po' meno diffusa; infine l'estrema durezza della repressione governativa, assolutamente sproporzionata alla gravità dei tumulti, accentuò in modo drammatico il carattere politico degli avvenimenti novantotteschi rendendoli memorabili come esempio di operazione reazionaria di vasta portata attuata col pretesto di reprimere un preteso tentativo rivoluzionario. (cap. primo, pp. 55-56)
 
===Vol. VIII ''La prima guerra mondiale, il dopoguerra, l'avvento del fascismo 1914-1922''===
*[...] la Nota<ref>''Nota ai capi dei popoli belligeranti'', datata 1º agosto 1917.</ref> di [[Papa Benedetto XV|Benedetto XV]], in particolare la definizione della guerra come "inutile strage", ebbe larga risonanza poiché contribuì ad accentuare le speranze dei popoli in una prossima pace e al tempo stesso pose il papa in una posizione di grande prestigio morale rafforzando la sua autorità di capo religioso e di campione dell'umanità tanto gravemente offesa dagli orrori del conflitto in corso. (cap. 2, p. 179)
*In realtà alle origini della sconfitta {{NDR|di [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]]}} c'erano gravi errori militari, di cui Cadorna stesso era il primo responsabile, derivati dalla impostazione esclusivamente offensiva data fin dal principio alla guerra da lui e da tutti i dirigenti politici e militari italiani. Questi errori facilitarono il successo del piano di battaglia austro-tedesco, peraltro assai ben congegnato e messo in atto con grande precisione. (cap. 2, p. 189)
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*[...] l'immagine di un fascismo di sinistra nella fase iniziale è sostanzialmente errata e fuorviante. Il fascismo diciannovista<ref>Del 1919, anno di fondazione dei Fasci italiani di combattimento, movimento trasformatosi nel 1921 in Partito Nazionale Fascista.</ref> infatti usò una fraseologia di sinistra nel programma, ma nella pratica fu un movimento antisocialista e nazionalistico. (cap. 4, p. 421)
 
===Vol. IX ''Il fascismo e le sue guerre 1922-1939''===
*L'imperialismo fascista per alcuni aspetti fu la continuazione di quello prefascista, sia per la preminenza dell'azione dello Stato rispetto alle forze capitalistiche private (che peraltro accettarono e sfruttarono l'iniziativa dello Stato), sia per le direttrici geografiche dell'espansione, che furono ancora i paesi balcanici, ed ora anche quelli danubiani a causa della dissoluzione dell'Impero asburgico, da un lato; il Mediterraneo e l'Africa dall'altro. Ma vi furono anche nell'imperialismo fascista alcuni caratteri nuovi, molto significativi per la comprensione storica del fascismo in generale. Il più appariscente, ma non il più importante di essi, che impressionò particolarmente l'opinione pubblica italiana e straniera, fu il modo di procedere mussoliniano, punteggiato da colpi a sorpresa, da improvvisi mutamenti di obiettivi, da discorsi roboanti e minacciosi. Esso si dovette in parte al carattere esibizionista, vanitoso e demagogico di Mussolini, in parte alla tattica da lui usata a ragion veduta per disorientare gli avversari, in parte a qualche sua subitanea ritirata di fronte a difficoltà oggettive insuperabili. (cap. 2, p. 160)
*Per circa venticinque anni [[Gioacchino Volpe|Volpe]] si interessò soprattutto di storia medioevale, della quale fu allora il maggior cultore italiano. Scrittore efficacissimo, animato da un vivace senso della storia come perenne trasformazione, egli rivolse via via sempre più il suo interesse al problema della nascita dello Stato moderno e alla formazione della nazione italiana. All'epoca della grande guerra fu interventista ed assunse una posizione politica liberal-nazionale, dalla quale passò al fascismo. (cap. 3, p. 191)
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*Gli anni<ref>La seconda metà degli anni trenta del Novecento.</ref> in cui i partiti comunisti legali e clandestini dell'Occidente portarono avanti la collaborazione con gli altri partiti antifascisti per difendere o per riconquistare la libertà e la democrazia furono dunque anche quelli nei quali si svolsero in Unione Sovietica i famigerati processi e le [[grandi purghe]] volute da Stalin, che annientarono non solo la maggior parte dei vecchi bolscevichi che avevano guidato la rivoluzione di Ottobre, come Kamenev, Zinoviev, Bucharin, Rykov e tanti altri, ma anche la maggior parte del comitato centrale in carica nel 1934, una grande quantità di quadri intermedi, di generali e di ufficiali delle forze armate. E le stragi staliniane non risparmiarono i partiti "fratelli", alcuni dei quali furono praticamente decapitati dei loro gruppi dirigenti, mentre migliaia di comunisti stranieri, divenuti sospetti alla polizia staliniana, finirono nei campi di concentramento e molti furono uccisi o morirono di stenti. Tra gli italiani, comunisti e simpatizzanti, emigrati in URSS durante il fascismo, molti (forse più di cento o addirittura duecento) caddero vittime del terrore staliniano. (cap. 5, pp. 462-463)
 
===Vol. X ''La seconda guerra mondiale, il crollo del fascismo, la Resistenza''===
*La [[seconda guerra mondiale]], come la prima, fu il risultato di una serie di contraddizioni e di tensioni internazionali ed interne, tipiche dei paesi economicamente più sviluppati e politicamente più forti del mondo. In sostanza fu anch'essa il prodotto dell'imperialismo o, più esattamente, di una certa fase di sviluppo a cui era giunto al principio del secolo XX la società capitalistica, e insieme di un certo tipo di civiltà (quindi di istituzioni, di cultura, di ideologie e di costume), che i paesi più progrediti avevano in parte ereditato dal passato e in parte fatto sorgere nel corso dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento. (cap. 1, p. 13)
*Finite le ostilità contro la Francia e sfumate rapidamente le speranze tedesche e italiane che l'Inghilterra accettasse di trattare la pace, Hitler decise il 16 luglio {{NDR|1940}} di dare esecuzione al piano per l'invasione dell'Inghilterra (denominato operazione [[Operazione Leone marino|"leone marino"]]) e respinse l'offerta fattagli da Mussolini già il 26 giugno in vista della probabilità dell'operazione stessa, di un corpo di spedizione italiano per partecipare all'invasione motivando il rifiuto con difficoltà logistiche. (cap. 1, p. 65)
*L'[[Sbarco di Anzio|operazione "Shingle"]], come fu chiamato dagli anglo-americani lo sbarco ad Anzio e a Nettuno, fu voluta soprattutto da Churchill, il quale, pur avendo accettato nelle già ricordate conferenze di Teheran e del Cairo che il principale sforzo alleato in Europa fosse effettuato nella Francia settentrionale, era rimasto del parere che fosse possibile anche un'operazione in Italia allo scopo di prendere Roma e di conseguire così un grosso successo di prestigio oltre che strategico, in quanto i tedeschi sarebbero stati probabilmente costretti ad abbandonare l'Italia centrale. (cap. 3, p. 268)
 
===Vol. XI ''La fondazione della Repubblica e la ricostruzione. Considerazioni finali''===
*Dopo l'enunciazione della dottrina di Truman<ref>Stategia di politica estera del Presidente statunitense per contrastare l'espansionismo comunista nel secondo dopoguerra.</ref> e il fallimento della conferenza di Mosca del marzo-aprile 1947, la prima mossa importante del governo di Washington fu il lancio del [[piano Marshall]] (detto poi ufficialmente ERP: ''European Recovery Program''), così chiamato dal nome del segretario di Stato, George Marshall, che ne indicò le linee generali in un discorso tenuto all'Università di Harvard il 5 giugno 1947, al quale fu dato un grande rilievo propagandistico. (cap. 3, p. 157)
*Il piano {{NDR|Marshall}}, preparato dal Dipartimento di Stato per opera soprattutto di Dean Acheson e di George Kennan, partiva dalla constatazione che al principio del '47 la ripresa economica dei paesi europei procedeva lentamente e non aveva ancora raggiunto il livello dell'anteguerra, pur con differenze tra un paese e l'altro. Di conseguenza, secondo i dirigenti americani, anche la situazione politica di vari paesi europei presentava elementi di incertezza di cui potevano approfittare i comunisti per tentare azioni eversive o per appoggiare una penetrazione sovietica. Pertanto il principale scopo del piano era quello di facilitare la ripresa economica europea con grossi interventi finanziari americani rivolti a stabilizzare la situazione sociale e politica dell'Europa occidentale e a rendere quindi impossibile eventuali azioni espansionistiche dell'URSS appoggiate dai comunisti. (cap. 3, pp. 157-158)