Ibn Arabi: differenze tra le versioni

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*Il Cuore del mistico trae conoscenza dalla trasformazione costante dell'Assoluto attraverso la trasformazione del proprio cuore in varie forme.<ref>Da ''La sapienza dei profeti'' (''Fuṣūṣ al-ḥikam wa khuṣūṣ al-kilam''); citato in ''Unicità dell'esistenza'' di Toshihiko Izutsu, edizioni Marietti, p. 79. ISBN 88-211-7455-7</ref>
*L'Essenza si rivela soltanto sotto la 'forma' della predisposizione dell'individuo che riceve questa rivelazione; e non si produce mai altra cosa. Pertanto, il soggetto che riceve la rivelazione dell'Essenza vedrà soltanto la propria 'forma' nello specchio di Dio (è impossibile che veda Lui), pur sapendo che vede la propria 'forma' solo grazie a quello specchio divino. Ciò è del tutto analogo a quanto succede in uno specchio materiale: contemplandovi delle forme, tu non vedi lo specchio, pur sapendo che vedi quelle forme (o la tua propria) soltanto grazie a quello specchio. Questo fenomeno, Dio lo ha manifestato come simbolo particolarmente appropriato alla Sua rivelazione dell'Essenza, affinché colui al quale Egli si rivela sappia che non Lo vede; non esiste simbolo più diretto e più conforme alla contemplazione e alla rivelazione di cui si tratta. Sforzati anche tu, dunque, di vedere il corpo dello specchio mentre guardi la forma che vi si riflette; non lo vedrai mai contemporaneamente. È vero che alcuni, osservando questa legge delle forme riflesse entro specchi (materiali o spirituali), hanno sostenuto che la forma riflessa si interpone fra ciò che il contemplante vede e lo specchio stesso; è ciò che essi hanno afferrato di più alto nel campo della conoscenza spirituale; ma in realtà è come abbiamo detto (vale a dire, che la forma riflessa non nasconde essenzialmente lo specchio, ma questo la manifesta). Dio è dunque lo specchio nel quale vedi te stesso, come tu sei il Suo specchio nel quale Egli contempla i Suoi nomi. Orbene, questi non sono altro che Lui stesso. <ref>Citato in [[Gabriele Mandel]], ''La via al sufismo'', Bompiani, Milano, 2016, pp. 136-137. ISBN 978-88-452-1275-8</ref> (''La saggezza dei profeti'')
*Magia è quando la cosa passa (''sarf'') dalla sua vera natura (''kaqîqa'') o dalla sua forma naturale (''Sûra'') a un qualche cosa d'altro che è irreale o che è solo apparenza (''khayâl''). <ref>Mandel p. 130</ref>
 
*Nel nome di [[Dio]] clemente misericordioso, Colui cui chiediamo aiuto: lode a Dio, prima della cui unicità non esisteva un prima, a meno che il Prima fosse Lui, e dopo la cui singolarità non esiste un dopo, a meno che il Dopo sia Lui. Egli è, e presso di Lui non c'è né prima né dopo, né sopra né sotto, né lontano né vicino, né unione né divisione, né come né dove né quando, né tempo né momento né età, né essenza né luogo. Egli è ora come Egli era. Egli è l'Uno senza unicità, il Singolo senza singolarità. Egli non è composto di nomi e non è nominato, poiché il Suo nome è Lui e Lui è il Suo nome.<ref>Da ''Risālat al-wuğūdiyya (Trattato sull'essere)'', Beshara Publications, Londra, 1976, p. 3; citato in [[Malise Ruthven]], ''Islām'', edizione italiana a cura di Giuseppina Igonetti, traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, Torino, 1999, p. 66. ISBN 8806149539</ref>
*Non legarti esclusivamente a un solo credo, così da non avere fede in nient'altro, altrimenti perderai un gran bene, e peggio, mancherai di riconoscere la verità. Dio, l'onnipresente e onnipotente, non può essere limitato a nessun credo, poiché dice: «Dovunque tu guardi, c'è il volto di al-Lah» ([[Corano]], 2, 109). Ognuno loda ciò in cui crede; il suo Dio è la sua creatura, e nel lodarlo egli loda se stesso. Di conseguenza, egli biasima le credenze degli altri, cosa che non farebbe se fosse giusto; ma questa sua antipatia è basata sull'ignoranza.<ref name=p256>Citato in Armstrong, p. 256.</ref>