Giorgio Candeloro: differenze tra le versioni

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→‎Storia dell'Italia moderna: volume decimo: la seconda guerra mondiale
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*Mentre veniva attuata la costruzione del regime fascista, i partiti e i gruppi antifascisti, messi fuori della legalità dalle leggi del novembre 1926, furono costretti a rifugiarsi nell'esilio e nella clandestinità oppure ad abbandonare a lotta politica e ad assumere un atteggiamento di attesa in un avvenire, giudicato via via sempre più lontano dagli osservatori più attenti, nel quale per effetto di avvenimenti imprevedibili, l'Italia sarebbe tornata ad una situazione di libertà. (cap. 3, p. 213)
*Gli anni<ref>La seconda metà degli anni trenta del Novecento.</ref> in cui i partiti comunisti legali e clandestini dell'Occidente portarono avanti la collaborazione con gli altri partiti antifascisti per difendere o per riconquistare la libertà e la democrazia furono dunque anche quelli nei quali si svolsero in Unione Sovietica i famigerati processi e le [[grandi purghe]] volute da Stalin, che annientarono non solo la maggior parte dei vecchi bolscevichi che avevano guidato la rivoluzione di Ottobre, come Kamenev, Zinoviev, Bucharin, Rykov e tanti altri, ma anche la maggior parte del comitato centrale in carica nel 1934, una grande quantità di quadri intermedi, di generali e di ufficiali delle forze armate. E le stragi staliniane non risparmiarono i partiti "fratelli", alcuni dei quali furono praticamente decapitati dei loro gruppi dirigenti, mentre migliaia di comunisti stranieri, divenuti sospetti alla polizia staliniana, finirono nei campi di concentramento e molti furono uccisi o morirono di stenti. Tra gli italiani, comunisti e simpatizzanti, emigrati in URSS durante il fascismo, molti (forse più di cento o addirittura duecento) caddero vittime del terrore staliniano. (cap. 5, pp. 462-463)
 
===''La seconda guerra mondiale, il crollo del fascismo, la resistenza''===
La [[seconda guerra mondiale]], come la prima, fu il risultato di una serie di contraddizioni e di tensioni internazionali ed interne, tipiche dei paesi economicamente più sviluppati e politicamente più forti del mondo. In sostanza fu anch'essa il prodotto dell'imperialismo o, più esattamente, di una certa fase di sviluppo a cui era giunto al principio del secolo XX la società capitalistica, e insieme di un certo tipo di civiltà (quindi di istituzioni, di cultura, di ideologie e di costume), che i paesi più progrediti avevano in parte ereditato dal passato e in parte fatto sorgere nel corso dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento. (cap. 1, p. 13)
 
==Citazioni su Giorgio Candeloro==