Niccolò Machiavelli: differenze tra le versioni

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*I [[Francia|franzesi]] sono per natura più fieri che gagliardi o dextri; et in uno primo impeto chi può resistere alla ferocità loro, diventano tanto umili, e perdono in modo l'animo che divengono vili come femmine. Ed anche sono insoportabili de' disagi ed incommodi loro, e col tempo stracurano le cose in modo che è facile, col trovargli in disordine, superarli. (da ''[[s:Ritratto di cose di Francia|Ritratto di cose di Francia]]'')
*''La notte che morì [[Pier Soderini]]. | L'anima andò dell'inferno alla bocca. | Gridò Pluton: Che inferno! anima sciocca, | Va su nel limbo fra gli altri bambini''. (da ''[[s:Rime varie/Epigrammi|Epigrammi]]''<ref>Citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 506.</ref>)
*Non vi è muro, per quanto spesso, che l'artiglieria non possa distruggere nel giro di pochi giorni. (citato in AA.VV., ''Il libro della storia'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 157. ISBN 9788858016572)
*Perché li popoli in privato sieno ricchi, la ragione è questa, che vivono come poveri; non edificano, non vestono, e non hanno masserizie in casa. Basta loro lo abbondare di pane, di carne, ed avere una stufa, dove rifuggire il freddo: e chi non ha dell'altre cose fa senza esse, e non le cerca. Spendonsi in dosso duoi forini in dieci anni, ed ognuno vive secondo il grado suo a questa proporzione, e nissuno fa conto di quello gli manca, ma di quello che ha di necessità, e le loro necessitadi sono assai minori che le nostre. (da ''[[s:Ritratto delle cose della Magna|Ritratto delle cose della Magna]]'')
 
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*[...] dice [[Tito Livio]] [...] che tutti insieme sono gagliardi, e, quando ciascuno poi comincia a pensare al proprio pericolo, diventa vile e debole. ([[s:Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo 57|libro I, cap. LVII]])
*Nessuna cosa essere più vana e più incostante che la [[moltitudine]], così Tito Livio nostro, come tutti gli altri istorici, affermano. ([[s:Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo 58|libro I, cap. LVIII]])
*[...] l'impeto delle artiglierie è tale che non truova muro, ancoraché grossissimo, che in pochi giorni ei non abbatta [...]. ([[s:Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro secondo/Capitolo 17|libro II, cap. XVII]])
*Non è per questo che io giudichi che non si abbia adoperare l'armi e le forze; ma si debbono riservare in ultimo luogo dove e quando gli altri modi non bastino.<ref>{{cfr}} ''[[La mente di un uomo di Stato]]'', cap. II, III: «Le armi si debbono riservare in ultimo luogo, dove, e quando gli altri modi non bastino.»</ref> ([[s:Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro secondo/Capitolo 21|libro II, cap. 21]])
*[...] principi non buoni temono sempre che altri non operi, contro a loro, quello che par loro meritare [...].<ref>{{cfr}} ''[[La mente di un uomo di Stato]]'', cap. XI, XX: «Gli uomini non buoni temono sempre che altri non operi contro di loro quello che pare loro meritare.»</ref> ([[s:Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro terzo/Capitolo 6|libro III, cap. 6]])