Violette Leduc: differenze tra le versioni

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'''Violette Leduc''' (1907 – 1972), scrittrice francese.
 
==Citazioni di Violette Leduc==
*{{NDR|Su [[Paolo Vallorz]]}} Paolo Vallorz uscì dal suo atelier veloce come una saetta. Indossava un maglione nero a collo alto. La sua semplicità nel vestire doveva piacere a Jacques<ref>Si tratta di Jacques Guérin (1902-2000), profumiere, filantropo, grande collezionista di arte, manoscritti e libri. Cfr. la voce biografica in Wikipedia France.</ref>. I suoi piccoli denti brillavano affabili quando mi salutò. Il suo viso mi sembrò più infantile, i suoi occhi più ridenti. Entrai. Non era una serra. Una soffitta scesa al pianterreno. No. Un atelier. In fondo alla stanza, il cavalletto, immerso nell'umile luce d'un inizio d'inverno, aspettava pronto per l'uso. Vecchi elenchi del telefono erano stati lasciati in disordine sui tavolini, tra coperchi di scatole, riviste e ogni tipo di cianfrusaglia. Il cavalletto colpì la mia attenzione quanto l'avrebbe fatto un pianoforte a coda prima dell'arrivo del pianista. Un vecchio cane sognava e mugolava su un canapé sfondato accanto alla stufa. Le delizie di Capua. La bohème, la famosa vita di bohème, m'arrivava in faccia come una manciata di castagne calde. […] Fu un nudo mistico. Spento dall'età. Singolare grazie al talento del pittore. Piacque a Jacques. L'espose in un angolo discreto della sua biblioteca di Flurares<ref>Flurares è nome di fantasia per Luzarches, il comune nella regione dell'Île de France che ospitava gli impianti dell'industria di Jacques Guérin.</ref>. Non ero imbarazzata quando lo guardavamo. Avevo davanti, su una tela, un'anacoreta dalle braccia penzolanti.<ref>Da ''In posa per Paolo'', citato in Marco Goldin, ''Vallorz. Figure 1959-1970'', Marini Editore, Villorba (TV), 1993, pp. 22 e 26.</ref>
 
==''Thérèse e Isabelle''==
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*Dateci i vostri brandelli, stagioni. Saremo le vagabonde dai capelli laccati dalla pioggia. Vuoi, Isabelle, vuoi venire a vivere con me sull'orlo di una scarpata? [...] Ti spoglierò nei campi di grano, ti farò dormire nei covoni, ti coprirò nell'acqua sotto i rami bassi, ti curerò sul muschio delle foreste, ti prenderò nell'erba medica, ti isserò sui carri di fieno, mia donna carolingia. (p. 72)
*Il suo passo.<br>Calpestava il mio cuore, il mio ventre, la mia fronte prima di entrare. Una città-luce veniva verso me. Un incantesimo terribile. Sapevo che dietro il vetro lei mi cercava. La vedevo nella notte sotto le mie palpebre. Non alzavo la testa, non uscivo dalla mia [[vedovanza]]. Dei corvi presero il volo, i noccioli erano bianchi di brina. Veniva, respirava con i miei polmoni. (p. 74)
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==