Alberto Ronchey: differenze tra le versioni

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{{Int|1=Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0127_01_1969_0207_0003_6189387/ ''Chi fu davvero Ho Chi Minh'']|2=''La Stampa'', 5 settembre 1969}}
*''Viet'', nella lingua annamita, traduce il cinese ''Yueh'', che significa gente della periferia della Cina; e ''Nam'' traduce il cinese ''Nan'', che significa Sud o «del Sud». In parte i vietnamiti stanno ai cinesi come gli jugoslavi – o «slavi del sud» – ai russi. E così forse il capo carismatico dei vietnamiti, l'oscuro e favoloso [[Ho Chi Minh]], avrebbe potuto essere il Tito dell'Asia. Ma gli eventi hanno preso altre vie. Mentre Ho Chi Minh scompare, e la fama leggendaria del nome (divenuto dome di guerra permanente) supera di gran lunga quella d'un Tito, il suo «popolo militare» può riassumere gli ultimi trent'anni con il seguente bilancio: combatté i giapponesi e si ritrovò con i colonialisti francesi, poi combatté i francesi e si ritrovò con gli americani, infine ha combattuto a oltranza gli americani e potrà scoprire d'averlo fatto per i cinesi.
*Fra i capi del mondo asiatico, è stato il prototipo del «rivoluzionario di professione leninista».
*La sua personalità era forte, ma elusiva, e duttile come la sua versatilità linguistica, come i suoi innumerevoli nomi; come la natura della lotta che egli conduceva da mezzo secolo fra clandestinità e battaglie campali. Egli ostentava bonomia più d'ogni altro capo comunista, fino a qualificare sé stesso «Bac Ho», lo zio Ho, nei proclami al popolo; ma è pure nota l'estrema durezza di cui seppe dar prova, per esempio, nelle stragi dei trotskisti vietnamiti. Egli non aveva molto l'aria d'essere un teorico e sembra che non volesse preoccuparsi molto di questo aspetto del suo compito, sino a non nascondere neanche «la noia o la diffidenza destate in lui dai dibattiti dottrinari».