Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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*Quanto più del [[tempo]] si tiene a conto, tanto più si dispera d'averne che basti, quanto più se ne gitta, tanto par che n'avanzi. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/43|43]]; 1898, vol. I, p. 143)
*Il più solido [[piacere]] di questa vita è il piacer vano delle [[illusione|illusioni]]. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/51|51]]; 1898, vol. I, p. 157)
*La varietà è tanto nemica della noia che anche la stessa varietà della noia è un rimedio o un alleviamento di essa, come vediamo tutto giorno nelle persone di mondo. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/51|51]]; 1898, vol. I, p. 157)
*Intendo per [[innocenza|innocente]] non uno incapace di [[peccato|peccare]], ma di peccare senza rimorso. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/51|51]]; 1898, vol. I, p. 158)
*Tutto si è [[perfezionamento|perfezionato]] da [[Omero]] in poi, ma non la poesia. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/58|58]]; 1898, vol. I, p. 167)
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*Ripetono tutto giorno i francesi che [[Jacques Bénigne Bossuet|Bossuet]] ha soggiogato la sua lingua al suo genio. Io dico che il suo genio è stato soggiogato dalla lingua costumi gusti del suo paese. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/217|217]], 20 agosto 1820; 1898, vol. I, p. 318)
*L'abuso e la disubbidienza alla [[legge]], non può essere impedita da nessuna legge. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/229|229]], 31 agosto 1820; 1898, vol. I, p. 327)
*L'insegnare non è quasi altro che assuefare ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1727|1727]], 18 settembre 1821)
*L'[[indecisione|irresoluzione]] è peggio della disperazione. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/245|245]], 14 settembre 1820; 1898, vol. I, p. 339)
*Il [[Jean-Baptiste Say|Say]] nei Cenni sugli uomini e la società, chiama l'ode, la sonata della letteratura. È un pazzo se stima che l'ode non possa esser altro, ma ha gran ragione e intende parlare delle odi che esistono, massime delle francesi. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/245|245]]; 1898, vol. I, p. 339)
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*[...] i beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti, o si corre pericolo o si è in procinto di perderli. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/296|296]], 23 ottobre 1820; 1898, vol. I, p. 373)
*[...] la [[felicità e infelicità|felicità o infelicità]] non si misura dall'esterno ma dall'interno. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/296|296]], 23 ottobre 1820; 1898, vol. I, p. 374)
*La corruttela de' costumi è mortale alle repubbliche e utile alle tirannie e monarchie assolute. Questo solo basta a giudicare della natura e differenza di queste due sorte di governi ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/405|405]], 3 novembre 1820; 1898, vol. I, p. 377).
*Dicono che la [[felicità]] dell'uomo non può consistere fuorché nella verità. Così parrebbe, perché qual felicità in una cosa che sia falsa? E come, se il mondo è diretto alla felicità, il vero non deve render felice? Eppure io dico che la felicità consiste nell'ignoranza del vero. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/326|326]]; 1898, vol. I, p. 393)
*[...] ogni felicità si trova falsa e vana, quando l'oggetto suo giunge ad essere conosciuto nella sua realtà e verità. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/352|352]]; 1898, vol. I, p. 410)