Rivoluzione iraniana: differenze tra le versioni

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*Durante il mio regno, i rappresentanti della Croce Rossa poterono visitare tutti gli istituti di pena del Paese: è un fatto. I nostri penitenziari erano aperti a qualsiasi investigatore qualificato, e l'avvocato di qualsiasi detenuto poteva prendere conoscenza del fascicolo di accusa e aveva il tempo di preparare la difesa, di citare i testimoni necessari. Il condannato, infine, poteva appellarsi e ricorrere in cassazione, dopodiché usavo spesso del diritto di grazia. Ora non è più così; i cosiddetti «tribunali islamici» rappresentano un insulto agli elevati principi del Corano.
*I «tribunali islamici» sono caratterizzati da un disprezzo totale dei più elementari diritti alla difesa. Secondo i «giudici» religiosi, gli accusati sono dei criminali evidenti per il solo fatto che hanno partecipato alla vita politica, sociale ed economica dell'Iran durante il nostro regno. Quanto ai «corrotti», che protestano la loro innocenza osservando anche i mollah hanno vissuto assai bene durante tutto quel periodo, aggravano la propria posizione. Inutile, dunque, ascoltare dei testimoni o delle arringhe.
*In realtà l'Iran attuale è lontanissimo dalla religione, che non è certo la violenza, il sangue e l'arbitrio del regime di Khomeini. In Iran, i religiosi rubano e distruggono. Il popolo ha fame. Nessuno riesce a nutrirlo, nessuno l'aiuta, e finirà per barattare la propria libertà con il tozzo di pane che il comunismo può offrirgli.
*Io credo che l'Iran sarà la prossima vittima dell'Unione Sovietica. Come dall'Afghanistan, forse un giorno i russi riceveranno l'«invito» a intervenire, e l'Occidente, tutto preso dai suoi problemi, non farà niente per impedirlo.
*Non posso fare a meno di interrogarmi anche sui sentimenti che devono provare coloro che oggi sono gli apparenti padroni dell'Iran. Nonostante i loro errori e i delitti che hanno fatto commettere, sono degli uomini di fede, che si appellano a Dio. Mi auguro comprendano finalmente che la rivoluzione che essi credono di aver condotta a buon esito non è offerta alla gloria di Dio, ma è al servizio delle forze del male.
*Sono convinto che oggi la maggioranza di religiosi deplorano le prove inflitte al nostro popolo. Non parlo solo dei martiri, ma delle famiglie disperse, terrificate, sensa risorse, dei quattro milioni di disoccupati che il caos economico ha creato in un Paese che soltanto un anno prima offriva lavoro a un milione di stranieri. Coloro che hanno scelto di servire Dio non possono, senza una profonda tristezza, vedere schernire i più sacri principi della nostra religione.