André Suarès: differenze tra le versioni
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*In [[politica]], la saggezza è non rispondere alle domande. L'arte, non lasciarsele fare.<ref>Da ''Voici l'homme''.</ref>
*L'arte del [[pagliaccio|clown]] va molto al di là di quello che si pensa. Egli non è né tragico né comico. È lo specchio comico della tragedia e lo specchio tragico della commedia.
:''L'art du clown va bien au-delà de ce qu'on pense. Il n'est ni tragique ni comique. Il est le miroir comique de la
*L'[[arte]] è il luogo della perfetta libertà.<ref>Da ''Poète tragique''; citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref>
*La [[povertà]] è una compagna ardente e temibile; è la più antica nobiltà del mondo e ben pochi ne sono degni.<ref>Da ''Péguy'', 1915; citato in Gianfranco Ravasi e Adriano Sofri, ''Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli'', RCS, 2013, [https://books.google.it/books?id=6bIWAwAAQBAJ&pg=PT9 introduzione].</ref>
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:''Pour qui vient de Paris ou de Londres, Rome est une ville de province. Milan, non. Et pourtant, en rien, Milan ne se compare à Rome. Il est d'ailleurs curieux de penser que Rome ni Milan n'ont rien donné d'essentiel à l'Italie, ni un homme ni une œuvre. Dante, Michel Ange, Botticelli, Pétrarque, Galilée, Titien, Léopardi, Vico, saint François, Bramante, que sais-je, Raphaël même, pas un Milanais, pas un Romain.'' (p. LII)
*Niente è così bello a Roma quanto il sito e il clima, gli orizzonti e la luce. Ora la [[campagna romana|Campagna]] era all'origine di questo splendore e, oserei dire, la febbre, l'abbandono e il deserto. La malaria è il respiro delle rovine: un ornamento o una malattia? Amo quest'incertezza e che tutto, nel fondo, si contraddica. Così il cuore e la ragione, eternamente.; l'ideale e l'utile.<br>Roma cadente e abbandonata, era per noi un tesoro senza prezzo. Perché avere paura o vergogna di confessarlo? Se mi faccio fischiare da un milione di pecore fanatiche e da un milione di mastini al guinzaglio, devo avere ragione tre milioni di volte. Belino pure o abbaino, benissimo. A me spetta vedere e osare. (Linceo.)
:''Rien n'est si beau à Rome que le site et le climat, les horizons et la lumière. Or, la Campagne était à la source de cette splendeur; et, si j'ose dire, la fièvre, l'abandon et le désert. La malaria est le souffle des ruines; une parure ou une maladie? J'aime cette incertitude et que tout, dans le fond, se contredise. Ainsi le cœur et la raison, éternellement; l'idéal et l'utile.<br>Rome ruineuse et délaissée nous était un trésor sans prix. Pourquoi avoir peur ou honte de l'avouer? Si je me fais huer par un million de moutons fanatiques et un million de dogues porte-colliers, je dois avoir raison trois millions de fois. Qu'ils bêlent ou qu'il aboient,
*A Roma, città di provincia, tutto è fatto per la quantità: tutto è falso, tutto è brutto. Il [[Vittoriano|monumento]] a [[Vittorio Emanuele II|Vittorio Emanuele]] è di una bruttezza abietta: il trionfo della volgarità a grande orchestra. I quartieri nuovi sono orribili: imitano l'antico come i falsari. La mostruosità artificiale è peggiore dell'altra. Già il Rinascimento coltivava questa menzogna: tutto è falso a Roma e l'antico anche. Il sublime di Roma, è che ad ogni passo s'incontra un'orribile architettura. Roma annovera più detestabili monumenti di tutte le altre città del mondo. Quanto aspiro alla nudità, a Roma: la strada nuda, il muro nudo, un quartiere nudo senza palazzi, senza statue, senza chiese. La bruttezza, qui, trionfa attraverso la quantità. C'è al mondo un ciarpame più spaventoso del Foro? Questo pane dei professori fa venire voglia di un digiuno eterno.
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*Rovine e preti, dei preti e delle rovine, ecco Roma nella sua autentica bellezza: essa esige il silenzio e la virtù di una meditazione immobile. Gettata in mezzo a questo mirabile cimitero della storia, la vita proletaria è di una volgarità odiosa. La plebe è sempre proletaria. E l'alveare proletario è sempre la democrazia. Che essa sia coronata, cosa importa? Il tiranno, l'assemblea, o l'imperatore all'antica, la corona cambia forma; ma è sempre la stessa bestia che la cinge.<br>I preti d'ogni specie, di ogni colore, di ogni paese, di ogni rango salvano ancora la bellezza di Roma. Le conservano la sua atmosfera da cimitero. Ecco la vera Città Eterna. D'altronde, grazie ad essi, Roma sembra la stazione universale delle rovine. È al tal punto vero, che incontrando improvvisamente al Borgo un Giapponese e due Cinesi, mi sembrarono i soli vivi. E fui preso da un folle riso. (p. LII)
:''Ruines et
==Note==
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