Giovanni Pascoli: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Giovanni Pascoli: +1. Questa citazione era in Reggio Calabria senza doppio inserimento. Ma al 99% è da riferire a Messina alla luce di "discorso commemorativo in onore del latinista Diego Vitrioli, Messina 1898 inserito da alto utente e questo articolo in Repubblica, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/02/03/pascoli-messina.html] Che fare?
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*La poesia consiste nella visione d'un particolare inavvertito, fuori e dentro di noi. (da ''Il fanciullino'')
*[...] la parte alta della città che sembra voglia svincolarsi dal declivio collinoso su cui riposano le sue case, e forse desiosa di azzurro e di verde tende a stendersi, risalendo coi suoi fabbricati, ancora in alto, verso le montagne presilane che poi azzurramente cupe degradano sino, a poco a poco, a raggiungere le acque silenziose del classico golfo di Squillace. È sempre bello a vedere questo giardino, nei tepidi pomeriggi di autunno e nelle primavere aulenti, nelle fresche mattine d'estate e nelle luminose giornate d'inverno… (dalla ''Lettera inviata al Comune di [[Catanzaro]]'', 1899)
*{{NDR|[[Messina]]}} Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte.<br>Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, imagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie. È un luogo sacro questo. Tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo, sotto i metalli scintillanti dell’aurora, sotto le porpore iridescenti dell’occaso, è appiattata, dicono, la morte; non quella, per dir così, che coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sè lacrime, ma quella cui segue l’oblio. Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia. (Dal discorso commemorativo in onore del latinista [[Diego Vitrioli]], Messina 1898, in ''Pensieri e discorsi, 1895-1906'', Nicola Zanichelli Editore, Bologna<sup>2</sup>, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Pensieri_e_discorsi.djvu/171 wikisource pp. 159-160])
*''Ridon siringhe del color di lilla | sopra la mensa e odorano viole: | la [[capinera]] è tra gli aranci: brilla | tremulo il sole. || Tu pur, poeta, hai rifiorito il cuore | e trilli e frulli hai nella fantasia. | Le ignave brume e l'umile dolore | sorgi ed oblìa''. (da ''Maggio'', in ''Poesie famigliari'')