Plutarco: differenze tra le versioni

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=== ''De tranquillitate animi'' ===
* Siccome adunque ammoniva [[Senofonte]], che nelle prosperità più che in altro tempo ci ricordassimo degli Iddii, e gli riverissimo, acciò ne' nostri bisogni con più sicurezza gli invochiamo, come già conosciuti per propizj ed amici; così conviene che i prudenti ed accorti facciano provvedimento, avanti che vengano le passioni, di que' discorsi che possono sovvenire alle passioni; affinchèaffinché essendo prima presti e pronti, maggiormente profittino. Perché {{sic|sicome}} i cani più fieri ferocemente abbaiano a tutte le voci che sentono, e s'ammansano a quella sola che sogliono udire, così non è agevole quietar le passioni dell'anima, allorchèallorché sono più inasprite e più contumaci, se non hai a mano ragioni proprie e familiari che l'arrestino, quando cominciano a travagliarla (p. 322).
*Or quanto a [[Democrito|quelli]] che dicono che per viver vita tranquilla non è da intromettersi in molti affari pubblici o privati, primieramente dico, che troppo ci fan costar cara la tranquillità dell'animo, volendo farcela comprar col prezzo dell'[[ozio]]. (p. 323).
:* Non è vero che menino vita tranquilla coloro, che non operan molto: per questa ragione dir si dovria che le [[donne]] per lo più dimoranti in casa, più riposatamente vivessero, che non fanno gli uomini. [...] [N]ondimeno i dolori dell'animo, i turbamenti, le scontentezze, rea semenza che germoglia nella selva delle gelosie, delle superstizioni, dell'ambizione e vanagloria, sì varia e numerosa, che non si potrebbe annoverare giammai, si versano in grande abbondanza nelle segrete camere delle donne (''ibidem'').
* Ma sì come gli uomini di povero cuore, che nel navigare sentono offendersi dal commovimento dell'onde, credono di star meglio se lasciata la scafa montano sopra il brigantino, dal brigantino sopra la galea, e non di meno nulla operano a lor profitto, perchèperché portano, ovunque vanno, la [[collera]] e la [[paura]]; così il cangiar maniera di vita non toglie all'anima le cagioni che l'attristano e conturbano (p. 325).
* [[Platone]] rassomigliò la vita nostra al giuoco del tavoliere, ove conviene co' dadi fare i punti migliori, ma saper anche rivolgere al meglio i peggiori (p. 328).
:* E questo è il primo punto ove fa mestieri d'esercitarsi, ed a questo addrizzare i suoi pensieri; come colui che traendo al cane con la pietra fallì, e invece del cane colpì la matrigna dicendo: E questo ancora non torna male (''ibidem'').
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* Gli affari commessi alla tua fè non s'amministrano da persone di semplici e buoni costumi, quasi strumenti atti e ben disposti, ma per lo più con ruvidi e distorti; il raddrizzare i quali non credere appartenersi a te, nè agevole a farsi; ma se tali gli userai quali son per natura, come fa il cerusico [chirurgo] del cane [pinza] da cavar denti, e delle fibbie [grappette] da riserrar le ferite, apparirai grazioso e moderato, quanto comporta il fatto ch'hai fra mano, e prenderai più piacere dalla tua disposizione, che dispiacere per l'altrui ritrosie e malvagità (p. 331).
* Non fermar lo sguardo solamente nelle parti risplendenti e gloriose di coloro che ammiri e stimi felici; ma squarciato ed aperto quel fiorito velo dell'opinione e dell'apparenza che gli cuopre, penetra dentro, e vedraivi molti travagli e noie (p. 337).
* Non meno adunque nuoce alla tranquillità dell'animo la volontà disproporzionata al potere, in guisa delle vele troppo grandi, che fanno traboccare la navetta; perchèperché promettendosi più alte speranze che non deggiono, e non le conseguendo, ne incolpano Iddio e la Fortuna, e non la propria follia. Non è sventurato chi vuol saettare coll'aratolo, o col bue pigliar la lepre, nè s'oppone rea fortuna a chi non inviluppa i cervi con le reti da pescare; ma la propria mattezza e malvagità per aver tentate cose impossibili. Principal cagione di tale errore è il cieco [[amor proprio|amor di sè stesso]], che gli fa divenire in tutte l'occasioni desiderosi de' primi onori, ed ostinati, e voler tutto per sè stessi, senza saziarsi giammai. (p. 339).
* Ma sì come il pittore i colori più lieti e più chiari mette di sopra nella tavola, e nasconde i meno piacenti e i più scuri, così conviene che nell'anima nostra i gioiosi ed illustri avvenimenti ricuoprino e adombrino i torbidi e dolorosi (p. 345).
* La ragione fa svanire tutte l'altre tempeste della mente, ma il [[pentimento]] si fabbrica da sè stessa, il quale con onta morde e gastiga sè medesimo: che sì come chi s'agghiaccia, e s'infiamma per lo ribrezzo o caldo interno della febbre sente maggiore ambascia ed affanno che quelli, i quali ricevono di fuori gelo ed arsura delle stagioni, così i casi di fortuna fanno i dolori più {{sic|leggieri}}, comechècomeché vengano di fuori (p. 353).
 
==''Vite parallele''==