Zenone di Cizio: differenze tra le versioni
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*È ridicolo che non diamo importanza ai precetti di un uomo singolo circa la condotta morale, e invece teniamo molto al plauso generale considerandolo come connesso con giudizio autorevole. (1923, p. 106)
*Gli [[uomini]] dabbene sono tutti [[amici]] fra loro. (1923, p. 18)
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*I piaceri del [[mangiare]] e del bere si acquistano facilmente con la fatica; ma gli uomini preferiscono averli dall'arte del [[cuoco]]. (1923, p. 73)
*Il [[piacere]] è indifferente, vale a dire nè bene nè male. (1923, p. 121)
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*La [[docilità]] e il saper profittare di un buon [[consiglio]] e metterlo in pratica è virtù superiore e più regale che non sia l'[[intelligenza]]. (1923, p. 98)
*La [[felicità]] consiste in un corso facile di [[vita]]. (1923, p. 60)
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*La [[passione]] è un correre sbigottito dell'[[anima]]. (1923, p. 68)
*La ragione per cui abbiamo due [[orecchie]] ed una sola bocca è che dobbiamo [[ascoltare]] di più, parlare di meno.<ref name=Laerzio/>
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*Non c'è cosa che più della [[presunzione]] sia estranea alla comprensione delle scienze. (1923, p. 37)
*Non è da uomo forte il lasciarsi vincere dalle preghiere e distogliere dalla giusta [[severità]]. (1923, p. 70)
*Se l'inetto [[
*Tutte le [[colpa|colpe]] sono eguali. (1923, p. 121)
*{{NDR|Alla domanda: «Che cosa è un [[amicizia|amico]]?»}} Un altro me stesso.<ref name=Laerzio>Citato in [[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', a cura di Marcello Gigante, Mondadori, Milano, 2009, VII 23, p. 251.</ref>
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