Alberto Ronchey: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[New York World's Fair 1964]]}} Non è un «tradeshow», una fiera commerciale: non vi si compra, vende o negozia alcunché. È solo una foresta di simboli della civiltà industriale adattati all'edificazione di massa, un grandioso lunapark moraleggiante.<ref>Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0096_01_1964_0097_0005_6069099/ Le prodigiose conquiste della tecnica esposte alla Fiera mondiale di New York]'', ''La Stampa'', 23 aprile 1964, p. 5.</ref>
*Scompariva il solo governante del mondo ex coloniale che non fosse un dittatore.<ref name="doponehru">Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0097_01_1964_0141_0003_6079793/ ''L'India dopo Nehru: un enigma fra tragica miseria e caute speranze''], ''La Stampa'', 14 giugno 1964</ref>
 
*Nehru non ha governato l'India, ma le sue classi dirigenti educate. Egli presentò al mondo, fors'anche senza volerlo, un'India non vera; fu avvocato della libertà e dignità di arabi e congolesi, viet-minh e indonesiani, ma alle sue spalle sopravviveva uno sfacelo di quei valori, custodito e santificato nell'India di Benares, dei villaggi, delle caste, delle stragi religiose, della fame imposta per comandamento religioso.<br>Quasi tutto è antiumanistico nella società indù.<ref name="religioneindia">Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0098_01_1964_0159_0003_6086405/ ''La religione in India è l'ostacolo più grave sulla via del progresso''], ''La Stampa'', 9 luglio 1964</ref>
*Tutto nell'[[induismo]] congiura contro la vita e l'energia dell'uomo.<br>L'India importa vaccini, sieri, DDT, antibiotici, ma respinge il modo di vita occidentale. La scienza occidentale chiude in India l'età delle ecatombi, ma il brahmanesimo detta il suo comandamento vegetariano come due secoli fa, quando viveva la decima parte dell'odierno popolo indù: e questo avviene con cupa ostinazione, indifferenza, superbia teologica, con lo stesso orgoglio col quale si portano i costumi nazionali anziché gli abiti europei, fra milioni di uomini che si distendono al sole nel torpore dell'inedia, un limbo che non è molto più su della morte.<ref name="religioneindia"/>
*[[Indira Gandhi]] rappresenta, si può dire, un sincretismo indiano alla ricerca di soluzioni spregiudicate, anche se finora deluso dalle prime esperienze. Essa guarda insieme agli esempi dell'Asia Centrale e al Giappone.<ref name="piufortepersonalita">Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0098_01_1964_0171_0003_6088387/ ''Indira, figlia e collaboratrice di Nehru è la più forte personalità dell'India''], ''La Stampa'', 30 luglio 1964</ref>
*L'India d'oggi è alla ricerca d'un leader nuovo capace di guidare il Paese verso una società da secolo ventesimo, d'imporre una tensione, di esprimere forti idee fondate sulle esperienze del mondo contemporaneo. Tale leader potrebb'essere anche una donna di gran nome di stile indù e di cervello moderno.<ref name="piufortepersonalita"/>
*In un ospizio fuori [[Mosca (Russia)|Mosca]], malato, cieco e ormai pazzo, è morto [[Varlam Tichonovič Šalamov|Varlam Tichonovic Shalamov]], autore dei "Kolymskie rasskazy", i racconti della Kolimà<ref>{{cfr}} [[w:I racconti di Kolyma|voce su Wikipedia]].</ref>, il massimo testo tramandato della letteratura concentrazionaria nell'epoca del terrore staliniano. Lassù, già dagli anni '30, si operava la "perekovka", la così detta riforgiatura degli uomini a 50 sotto zero, fra norme di lavoro forzato che imponevano di scavare fino a 800 "pudy" al giorno nella "merzlotà", il ghiaccio fossile delle miniere d'oro, e le interminabili fucilazioni d'ogni notte, fra torce fumanti e fanfare. Là, prima che a [[Treblinka]]-[[Auschwitz]], apparve l'uomo demolito dalle violenze fisiche e ideologiche del XX secolo, il "dochodjaga", il corpo senza peso, il relitto umano giunto alla fine (da "dochodit", giungere) moltiplicato su scala di massa già impensabile nelle premonizioni di [[Fëdor Michajlovič Dostoevskij|Dostoevskij]] o [[Vladimir Galaktionovič Korolenko|Korolenko]].<ref>Da ''Addio a Shalamov'', ''L'Espresso'', 7 febbraio 1982, p. 21.</ref>