Giuseppe Antonio Borgese: differenze tra le versioni

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==''Una Sicilia senza aranci''==
*Sia fatta confessione plenaria, o quasi. Io non sono mai stato a [[Girgenti]], io non ho mai salito l'[[Etna]], io non sono mai stato a [[Selinunte]], io non ho mai visto Erice, Monte San Giuliano, di cui mi raccontava abbaglianti meraviglie il mio professore d'Italiano al liceo, Ugo Antonio Amico, e di cui, anche recentemente, un giovane scrittore italiano, non siciliano, mi diceva che [[Capri]] non è nulla al confronto. Ultimo, e peggio di tutti per misurare l'abisso della mia ignoranza, io non sono mai stato a [[Segesta]] che è, si direbbe, alle porte di [[Palermo]].<br/> Eppure a che servono questi elenchi? E che cosa sono quando le cose che esistono dentro la mente, dentro al cuore vi si sono stampate con un'orma la cui profondità, la cui stabilità non è paragonabile a nessun 'altra? (''Discorso sulla Sicilia (ai siciliani?)'', p. 93)
 
*Essi, i miei connazionali, e soprattutto i miei corregionali, mi hanno aiutato un poco a farmi capire che cosa sono venuto a fare in [[America]]. Il primo impulso, la prima tentazione di uno di noi è di fuggire, imbarcandosi di nuovo sullo stesso piroscafo per tornare a casa. Il secondo stato d'animo consiste nel farsi una nicchia dentro questo mondo, nello starci a modo nostro ignorandolo: veri emigrati, anzi veri esuli, dalle facce lunghe, con una patina di tristezza che non si può dire, e che si riconosce anche su gente ch'è qui da trent'anni, e che magari ha fatto bene i suoi affari. Non credo che alcuna altra razza abbia conservato come la nostra questo carattere inibitivo, questa obiezione silenziosa.<br/> Io cerco, come alcuni hanno cercato, di giungere a un terzo stadio: non dico di divenire americano, ma di comprendere, cioè di prendere in me, questo mondo. Una conquista dell'America?, naturalmente, ritorno a ricordarmi di quelle indimenticabili parole di [[Goethe]], che ho sempre nell'animo a questo e a molti altri propositi. "Qui, o in nessun luogo, è l'America". Qui, cioè dentro di noi. (''I siciliani in America'', pp. 125-126)