Andrea De Carlo: differenze tra le versioni

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'''Andrea De Carlo''' (1952 – vivente), scrittore italiano.
 
*I libri sono di chi li legge. (da<ref>Da ''Tecniche di seduzione'').</ref>
*Sospesi sulla superficie salata, si lasciano oscillare, con gli occhi socchiusi e gocce d’acqua sulle ciglia. Macno dice “ti rendi conto?” <br />“Sì”, dice Liza, senza sapere esattamente a cosa si riferisce ma pensando che si rende conto. <br />[…] ”Ti rendi conto? Come siamo schiacciati dalla forza di gravità di solito? Come siamo contratti per resistere alla pressione? La ''fatica'' terribile che facciamo per stare in piedi e camminare e sollevare oggetti, sostenere un ruolo e convincere e sedurre, far stare insieme gli elementi di un modo di essere, il punto di vista e l’angolazione e tutto il resto?” La sua voce riverbera rallentata e acquatica, ma ansiosa, anche. <br />Liza lo guarda, e le sembra di capire quello che lui dice indipendentemente dalle sue parole. <br />Macno dice “Ti rendi conto dello schifo di vita ''rigida'' che dobbiamo fare di solito, di come tutto quello che si costruisce è fatto di materiali duri e freddi, di linee violente. Da quando nasciamo siamo scaraventati tra piani angolati privi di flessibilità, noi che siamo così morbidi ed elastici di natura. Pensa a cos'é una città, o una strada, o una casa. Per trovar scampo non facciamo che passare da un sedile di automobile a una poltrona a un letto. Possiamo lasciarci andare solo lì, in spazi inerti e confinati.” <br />“E non siamo mai abbastanza vicini all'acqua”, dice Liza, le labbra a pelo d’acqua. <br />“No”, dice Macno. Scrolla la testa, si lascia galleggiare. Dice “In epoche lontane ci sono state civiltà d’acqua. C’erano vasche, piscine, fontane nelle città e nelle case. Un tempo anche questa città era piena di luoghi d’acqua, e ci si andava anche per discutere di politica, prendere decisioni e altro.” […] “Poi è venuto il cristianesimo” […] “I cristiani avevano orrore dell’acqua. Avevano orrore della natura morbida ed elastica dell’uomo. Così ci sono stati secoli e secoli di sporco rigido e asciutto. La gente era tenuta dalla religione lontano dai fiumi e dai laghi e dal mare, non poteva più usare l’acqua nemmeno per lavarsi.”[…]”Ci pensi , l’orrore sporco del Medioevo, del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento e del Settecento e dell’Ottocento, di questo secolo fino a pochi anni fa?” <br />Liza respira immersa nel liquido tiepido, attenta all'ansia di Macno e ai suoi pensieri.<br />Macno dice “Pensa a cosa sono ancora oggi i bagni nelle case della gente. Le piccole stanze rigide dove adempiere alle necessità corporali e rimuovere in fretta lo sporco. Pensa a come tutti cercano di strappare il piacere che possono dalle vasche strette e corte e poco profonde. A come a volte due amanti ci si infilano insieme e cercano di rimanerci più a lungo possibile, schiacciati tra i bordi, con le ginocchia sollevate, senza riuscire a muoversi né girarsi, guardando le piastrelle fredde e il gabinetto poco lontano. E fuori ci sono pavimenti e muri, mobili e scale e marciapiedi e strade duri e privi di flessibilità. E rumori violenti e aria difficile da respirare.” <br />Stanno immobili nell'acqua, assorti nel leggero ronzìo delle lampade, nello sgocciolio lento.<br />Liza si avvicina a Macno; gli dice “Ma adesso siamo qua, e siamo scampati.” (da<ref>Da ''Macno'').</ref>
* Uno ci mette un po' a capire che fare un film è come scoprire durante una passeggiata un angolo che ti piace, e metterti in testa di volerci riportare un intero pullman di turisti paganti. E prima ci sono i proprietari del pullman da convincere, quelli che comprano la benzina e pagano l'assicurazione e gonfiano le gomme. Devi trasferire i tuoi percorsi mentali su mappe millimetrate e allegare foto e didascalie, dare garanzie sulla percorribilità dell'itinerario e la bellezza della regione, sulla replicabilità e accessibilità delle tue impressioni originali. E alla fine se non ti sei del tutto logorato nell'attrito puoi tornare nell'angolo che ti era tanto piaciuto e lasciarlo invadere e calpestare e riempire di carta straccia. (da<ref>Da ''Yucatan''. Einaudi, nuova edizione, 1996, p. 62).</ref>
*Vivrei solo negli stadi intermedi, se potessi, senza punti di partenza e di arrivo o scopi da raggiungere; me ne starei immerso in un continuo traballamento provvisorio riparato dal mondo, con pensieri circolanti non focalizzati, in attesa di niente. (O in attesa di tutto: cambiamenti e trasformazioni e aperture di nuovi orizzonti sorprendenti da un secondo all'altro.) (da<ref>Da ''Uto'', Bompiani).</ref>
 
==''Arcodamore''==
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==[[Incipit]] di alcune opere==
 
===''I veri nomi''===
Damiano Diamantini<br>
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===''Uccelli da gabbia e da voliera''===
Alle tre di pomeriggio sto guidando la mia MG bianca lungo Goldfinch Avenue verso le colline, con una cassetta dei Rolling Stones a tutto volume sullo stereo, e salto uno stop senza accorgermene. Vedo una Chevette verde chiaro che mi arriva da destra, scivola verso me come un piccolo cetaceo sott'onda. Non cerco di frenare, o di girare il volante, o. Guardo il verde chiaro che si avvicina, senza togliere il piede dall'acceleratore.
 
===''Yucatan''===
È abbastanza tipico aspettare Dru Resnik, qui a Heathrow, adesso.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
==[[Explicit]] di ''Treno di panna''==