James Joyce: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m sistemo
+incipit, ordine alfab.
Riga 15:
*Ritengo che i tre scrittori dell'Ottocento naturalmente dotati di maggior ingegno fossero [[Gabriele D'Annunzio|d'Annunzio]], Kipling, Tolstoi.<ref>Citato in ''L'arte di Gabriele d'Annunzio'', Atti del convegno internazionale di studio, Venezia-Gardone Riviera-Pescara, 7-13 ottobre 1963, a cura di Emilio Mariano, Mondadori, Milano, 1968, p. 169.</ref>
*Se ho scelto [[Dublino]] per scena è perché quella città mi appariva come il centro della paralisi.<ref>Da ''Letter to Grant Richards'', 5 maggio 1906; citato in ''Ulisse: Guida alla lettura'', Mondadori, 2000.</ref>
 
==''Dedalus''<ref>In alcune versioni ''Ritratto dell'artista da giovane''.</ref>==
===[[Incipit]]===
C'era una volta tanto tempo fa una muuuuucca che veniva avanti lungo la strada, e questa muuuuucca che camminava sulla strada incontrò un simpatico ragazzetto a nome confettino...
Questa favola gliela raccontava suo padre, suo padre lo guardava attraverso il vetro del monocolo: aveva una faccia pelosa.
Era lui confettino. La muuuuucca veniva avanti lungo la strada di Betty Byrne; Betty vendeva zucchero filato al limone.
 
Oh, le roselline selvatiche
Sul praticello verde
 
Cantava questa canzone. Era la sua canzone.
 
===Citazioni===
*Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di quella bellezza che siamo giunti a comprendere: questo è l'[[arte]].
*I sentimenti eccitati dall'arte falsa sono cinetici, il desiderio e la ripugnanza [...]. Le arti che eccitano questi sentimenti [...] sono perciò arti false. L'emozione estetica [...] è perciò statica.
*La storia, disse, è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi.
*Quando un'anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti.
*Sarebbe un tormento spaventoso sopportare per tutta l'eternità anche soltanto la puntura di un insetto. Che cosa non deve essere allora sopportare per sempre i molteplici tormenti dell'inferno? Per sempre! Per tutta l'eternità! Non per un anno o per un secolo, ma per sempre. Cercate di immaginare il significato spaventoso di ciò. Più volte avrete visto la sabbia sulla riva del mare. Quale finezza hanno i suoi minuscoli granelli! E quanti di quei minuscoli granellini occorrono per formare il più piccolo pugno di sabbia che il fanciullo afferra giocando! E ora immaginate una montagna di questa sabbia alta due milioni di chilometri, dalla superficie della terra alle più remote sfere celesti, larga due milioni di chilometri, fino allo spazio più remoto, spessa due milioni di chilometri: e immaginate questa enorme massa di incalcolabili particelle di sabbia moltiplicata tante volte quante sono le foglie nella foresta, quante sono le gocce d'acqua nel possente oceano, quante sono le piume degli uccelli, le squame dei pesci, i peli degli animali, gli atomi nelle vaste propaggini dell'atmosfera: e immaginate che alla fine di ogni milione d'anni un uccelletto venga a portarsi via nel becco un granello minuscolo di quella sabbia. Quanti milioni su milioni di secoli non dovrebbero passare prima che l'uccelletto avesse portato via anche un solo decimetro cubico della montagna, quanti incommensurabili periodi su periodi di epoche non dovrebbero passare prima che l'avesse portata via tutta! Eppure, al termine di tale sconfinata estensione di tempo, non si potrebbe dire che fosse trascorso neppure un attimo dell'eternità. Alla fine di tutti questi bilioni e trilioni d'anni, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio. E se la montagna tornasse a risollevarsi dopo essere stata portata via per intero, e se l'uccelletto facesse ritorno e la portasse via di nuovo, granello per granello: e se la montagna dovesse così sorgere e abbassarsi tante volte quante sono le stelle del firmamento, gli atomi dell'aria, le gocce d'acqua del mare, le foglie degli alberi, le piume degli uccelli, le squame dei Pesci, i peli degli animali, alla fine di tutti gli innumerevoli sollevamenti e abbassamenti di tale montagna incommensurabilmente vasta, non si potrebbe dire che fosse trascorso un singolo attimo dell'eternità; anche allora, alla fine di un così lungo periodo, dopo le epoche incommensurabili del tempo, il cui solo pensiero fa sì che la mente sia scossa da violente vertigini, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio.
 
==[[Incipit]] di ''Finnegan's Wake H. C. E.''==
{{sic|fluidofiume}}, passato Eva e Adamo, da spiaggia sinuosa a baia biancheggiante, ci conduce con più commudus vicus di ricircolo di nuovo a Howth Castle {{sic|Edintorni}}.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
==''Gente di Dublino''==
Line 37 ⟶ 58:
*Un'ondata di gioia ancora più tenera gli sfuggì dal cuore e gli scorse come un caldo flusso nelle arterie. Come il tenero fuoco di stelle, attimi della loro vita insieme, di cui nessuno sapeva o avrebbe mai saputo, si scagliarono nella sua memoria illuminandola. Desiderava rammentarle quegli attimi, farle dimenticare gli anni della noiosa vita in comune e ricordarle soltanto gli attimi di estasi. Perché gli anni, sentiva, non avevano spento la sua anima o quella di lei. I bambini, lo scrivere, le cure della famiglia non avevano spento del tutto il tenero fuoco delle loro anime. In una lettera che le aveva scritto allora aveva detto: "Come mai parole come queste mi sembrano tanto fiacche e fredde? Forse perché non esiste per il tuo nome parola abbastanza tenera? Le parole scritte anni prima gli giunsero dal passato come una musica lontana. Moriva dal desiderio di rimanere solo con lei. Quando, andati via gli altri, lui e lei sarebbero stati nella loro camera in albergo, allora sarebbero stati soli, e insieme. (da ''I morti'')
*Un picchiettare sommesso sui vetri lo fece voltare verso la finestra: aveva ricominciato a nevicare. Osservò assonnato i fiocchi neri e argentei che cadevano obliqui contro il lampione. Era giunto il momento di mettersi in viaggio verso occidente. Sì, i giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Cadeva ovunque nella buia pianura centrale, sulle nude colline; cadeva soffice sulla palude di Allen e più a ovest sulle nere, tumultuose onde dello Shannon. Cadeva in ogni canto del cimitero deserto, lassù sulla collina dove era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull'universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti. (da ''I morti'')
 
==''Musica da camera''==
===[[Incipit]]===
''Corde in terra e nell'aria<br>Suonano dolcemente;<br>Corde presso il fiume<br>Dove i salci si toccano.<br>C'è lungofiume una musica<br>Là dove Amore gironzola<br>Coi fiori smorti sul mantello,<br>Sul capo le foglie imbrunite.''
 
===Citazioni===
*''In quell'ora che ogni cosa ha quiete,<br>O solitario custode dei cieli,<br>Non senti il vento notturno<br>E le arpe sospiranti Amore che schiuda<br>I pallidi cancelli dell'alba?'' (p. 37)
*''Stare vorrei in quel dolce seno<br>(Quanto dolce e leggiadro!)<br>Dove non colga nessun aspro vento.<br>Per via delle brulle austerità<br>Stare vorrei in quel dolce seno.'' (p. 40)
*''[[Amore]] è misero se il suo amore è assente.'' (p. 43)
*''Vento nunziale soffia<br>Perché amore è colmo;<br>Presto, oh, molto presto<br>il tuo amore sarà da te.'' (p. 47)
*''La sua mano sta<br>Sotto il morbido [[seno]] rotondo,<br>Colui che ha dolore<br>Così si queterà''. (p. 52)
*''Fossi pure il tuo Mitridate<br>Assuefatto a sfidare il dardo velenoso,<br>Sempre me immune dovrai abbracciare<br>Per conoscere l'estasi del cuore.'' (p. 61)
{{NDR|James Joyce, ''Musica da camera'' (''Chamber Music''), traduzione di Alfredo Giuliani, in ''Poesie'', prefazione e a cura di Alberto Rossi, Oscar Mondadori, 1967}}
 
==''Ulisse''==
Line 70 ⟶ 104:
*Ho terminato l<nowiki>'</nowiki>''Ulisse'' e penso che l'autore abbia fatto cilecca…Il libro è prolisso. È salmastro. È pretenzioso. È rozzo, non solo in senso corrente, ma anche in senso letterario. Uno scrittore di vaglia, voglio dire, rispetta troppo lo scrivere per fare il furbo. ([[Virginia Woolf]])
*Ulisse va visto come l'ultimo dei capolavori della narrativa ottocentesca, e il primo di quelli del nostro secolo. Anche in questa ambivalenza si rivela il suo carattere di opera eccezionale. ([[Edoardo Sanguineti]])
 
==''Dedalus''<ref>In alcune versioni ''Ritratto dell'artista da giovane''.</ref>==
===[[Incipit]]===
C'era una volta tanto tempo fa una muuuuucca che veniva avanti lungo la strada, e questa muuuuucca che camminava sulla strada incontrò un simpatico ragazzetto a nome confettino...
Questa favola gliela raccontava suo padre, suo padre lo guardava attraverso il vetro del monocolo: aveva una faccia pelosa.
Era lui confettino. La muuuuucca veniva avanti lungo la strada di Betty Byrne; Betty vendeva zucchero filato al limone.
 
Oh, le roselline selvatiche
Sul praticello verde
 
Cantava questa canzone. Era la sua canzone.
 
===Citazioni===
*Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di quella bellezza che siamo giunti a comprendere: questo è l'[[arte]].
*I sentimenti eccitati dall'arte falsa sono cinetici, il desiderio e la ripugnanza [...]. Le arti che eccitano questi sentimenti [...] sono perciò arti false. L'emozione estetica [...] è perciò statica.
*La storia, disse, è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi.
*Quando un'anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti.
*Sarebbe un tormento spaventoso sopportare per tutta l'eternità anche soltanto la puntura di un insetto. Che cosa non deve essere allora sopportare per sempre i molteplici tormenti dell'inferno? Per sempre! Per tutta l'eternità! Non per un anno o per un secolo, ma per sempre. Cercate di immaginare il significato spaventoso di ciò. Più volte avrete visto la sabbia sulla riva del mare. Quale finezza hanno i suoi minuscoli granelli! E quanti di quei minuscoli granellini occorrono per formare il più piccolo pugno di sabbia che il fanciullo afferra giocando! E ora immaginate una montagna di questa sabbia alta due milioni di chilometri, dalla superficie della terra alle più remote sfere celesti, larga due milioni di chilometri, fino allo spazio più remoto, spessa due milioni di chilometri: e immaginate questa enorme massa di incalcolabili particelle di sabbia moltiplicata tante volte quante sono le foglie nella foresta, quante sono le gocce d'acqua nel possente oceano, quante sono le piume degli uccelli, le squame dei pesci, i peli degli animali, gli atomi nelle vaste propaggini dell'atmosfera: e immaginate che alla fine di ogni milione d'anni un uccelletto venga a portarsi via nel becco un granello minuscolo di quella sabbia. Quanti milioni su milioni di secoli non dovrebbero passare prima che l'uccelletto avesse portato via anche un solo decimetro cubico della montagna, quanti incommensurabili periodi su periodi di epoche non dovrebbero passare prima che l'avesse portata via tutta! Eppure, al termine di tale sconfinata estensione di tempo, non si potrebbe dire che fosse trascorso neppure un attimo dell'eternità. Alla fine di tutti questi bilioni e trilioni d'anni, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio. E se la montagna tornasse a risollevarsi dopo essere stata portata via per intero, e se l'uccelletto facesse ritorno e la portasse via di nuovo, granello per granello: e se la montagna dovesse così sorgere e abbassarsi tante volte quante sono le stelle del firmamento, gli atomi dell'aria, le gocce d'acqua del mare, le foglie degli alberi, le piume degli uccelli, le squame dei Pesci, i peli degli animali, alla fine di tutti gli innumerevoli sollevamenti e abbassamenti di tale montagna incommensurabilmente vasta, non si potrebbe dire che fosse trascorso un singolo attimo dell'eternità; anche allora, alla fine di un così lungo periodo, dopo le epoche incommensurabili del tempo, il cui solo pensiero fa sì che la mente sia scossa da violente vertigini, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio.
 
==''Musica da camera''==
===[[Incipit]]===
''Corde in terra e nell'aria<br>Suonano dolcemente;<br>Corde presso il fiume<br>Dove i salci si toccano.<br>C'è lungofiume una musica<br>Là dove Amore gironzola<br>Coi fiori smorti sul mantello,<br>Sul capo le foglie imbrunite.''
 
===Citazioni===
*''In quell'ora che ogni cosa ha quiete,<br>O solitario custode dei cieli,<br>Non senti il vento notturno<br>E le arpe sospiranti Amore che schiuda<br>I pallidi cancelli dell'alba?'' (p. 37)
*''Stare vorrei in quel dolce seno<br>(Quanto dolce e leggiadro!)<br>Dove non colga nessun aspro vento.<br>Per via delle brulle austerità<br>Stare vorrei in quel dolce seno.'' (p. 40)
*''[[Amore]] è misero se il suo amore è assente.'' (p. 43)
*''Vento nunziale soffia<br>Perché amore è colmo;<br>Presto, oh, molto presto<br>il tuo amore sarà da te.'' (p. 47)
*''La sua mano sta<br>Sotto il morbido [[seno]] rotondo,<br>Colui che ha dolore<br>Così si queterà''. (p. 52)
*''Fossi pure il tuo Mitridate<br>Assuefatto a sfidare il dardo velenoso,<br>Sempre me immune dovrai abbracciare<br>Per conoscere l'estasi del cuore.'' (p. 61)
{{NDR|James Joyce, ''Musica da camera'' (''Chamber Music''), traduzione di Alfredo Giuliani, in ''Poesie'', prefazione e a cura di Alberto Rossi, Oscar Mondadori, 1967}}
 
==Citazioni su James Joyce==