Reggio Calabria: differenze tra le versioni

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*Reggio ci è piaciuta molto. Il molo, sul quale la nostra locanda è situata, è molto bello. Può andare orgogliosa di diverse fontane di cui una, quasi di fronte a noi, è veramente magnifica. E, fatto singolare, a Reggio, quasi tutte le fontane sono sulla spiaggia, e praticamente a qualche metro dal mare. […] Stamane andammo a fare un giro in città, che ha un aspetto gaio, non tanto sul molo quanto in una bella strada parallela ad esso che sembra essere qui quel che Toledo è a Napoli. ([[Arthur John Strutt]])
*Reggio è il paradiso della Calabria. Coperta da un cielo terso e blu, bagnata da un mare ancora più terso e blu, la città è mollemente adagiata, o piuttosto coricata ai piedi delle alte creste boscose dell'Aspromonte; difesa grazie ad esse dai venti aspri, riposa in mezzo ai melograni, agli aloi in fiore, e il capo ombreggiato da pergolati e palme s'inebria dell'eterno profumo degli aranci e dei limoni. Più vasta e più ricca, ma non più illustre e soprattutto ridente, [[Messina]], la consorella, sembra tenderle dalla sponda opposta una mano fraterna e farle dei segni amichevoli. ([[Charles Didier]])
*Reggio è una delle città che si staccanostacca da quante se ne vedono nelle lunghe traversate dalle Alpi alloal Jonio, per formare un tipo, un carattere, un popolo a parte. ([[Caterina Pigorini Beri]])
*Scilla Villa Catona, ed eccomi a Reggio. Scendo quasi sempre all'inizio del Lungomare, una delle più belle passeggiate del mondo, che sarebbe la più bella se si riuscisse a scavare un tunnel tra le due stazioni di Reggio per nascondervi il traffico ferroviario. Davanti a me è [[Messina]]. Ogni volta che la guardo non posso impedirmi di pensare a quel terribile terremoto che la ingoiò nel 1908. Ora la città è nuovamente tutta in piedi e brilla al sole. Il dialogo con Reggio non è fatto di case, di gettate, di scogli, di navi, di bagliori che si confrontano. C'è qualche cosa che va oltre questi aspetti della realtà sensibile. Il dialogo tra le due città supera la cronaca e supera anche la storia. Sono due divinità che si parlano dalle opposte rive, sdraiate al sole, avendo le montagne per cuscino, e, al suono delle loro antiche parole, il tempo brucia la sua vecchiezza e i suoi lutti, ritorna giovane e senza memoria, risale alla sorgente da cui scaturì la prima alba dell'uomo. ([[Leonida Rèpaci]])