Catanzaro: differenze tra le versioni

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*Era il tramonto quando scesi a [[Catanzaro Lido|Marina]], e mentre aspettavo il treno secondario, i miei occhi godettero una festa di colori che mi fece dimenticare il malessere della stanchezza. Tutt'intorno erano aranceti, i più belli che abbia mai visto, e sulla massa compatta dello scuro fogliame, gremito di frutti quasi maturi, si effondeva lo splendore del cielo occidentale. Era un quadro insuperabile nella ricchezza dei toni; il denso fogliame, del verde più intenso e più caldo, brillava e lampeggiava, con una magnificenza accresciuta dal riverbero delle innumerevoli sfere d'oro che lo ornavano. Al di là, il mare incantato, rosso e violaceo, mentre il sole splendeva all'orizzonte che si faceva indistinto. A levante, al disopra dei contrafforti della Sila, era una luna quasi piena, gialla come le foglie autunnali, in un cielo leggermente rosato.<br>Nella mia geografia sta scritto che fra Catanzaro e il mare si trovano i giardini delle Esperidi. ([[George Gissing]])
*Una ripida discesa, che si prolunga sul fianco del dirupo, ci conduce al fondo della vallata del torrente che sbocca alla Marina di Catanzaro. All'inizio di questo pendìo un gruppo di platani secolari, dal tronco marmorato, offrirebbe ai paesaggisti magnifici modelli per degli studi di alberi. Avvezzo alla abitudini del paese, io non stupisco né mi spavento di vedere il nostro cocchiere spingere le sue bestie a gran corsa nella discesa; so già per esperienza che i cavalli calabresi hanno il piede di una sicurezza mirabile, e sono abituati a scendere a tutto galoppo i più forti pendii, girando con una precisione meravigliosa nelle curve più brusche della strada, quando s'immaginerebbe che il loro slancio stia per trascinarli nell'abisso. In fondo alla vallata lasciamo sulla destra, a un centinaio di metri di distanza, una vasta chiusa di aranci e di altri alberi fruttiferi, perfettamente irrigua, di una vegetazione meravigliosa, circondata da tutti i lati da rocce a picco bruciata dal sole e coperte da ''cactus'', di agavi e aloe. Questa chiusa passa per una delle meraviglie dei dintorni di Catanzaro; è uno dei siti in cui si conducono i forestieri. La si chiama il ''Paradiso'', e tal nome è ben dato, perché è un vero paradiso di frescura e di ridente vegetazione, una deliziosa solitudine, nella quale è possibile credersi isolato dal resto del mondo. ([[François Lenormant]])
*In pochi luoghi come a Catanzaro il destino della città, lo sviluppo del suo insediamento, l'avvenire della sua comunità cittadina dipenderanno da riflessioni oculate e da volontà guidate dal senso della storia e dagli impulsi della tradizione, di quella tradizione che ha salde radici nel tessuto spirituale della città. A Catanzaro v'è come un alone fatto di distinzione; un alone che è come un blasone che investe il catanzarese, sia esso il discendente di antica famiglia, sia il magistrato illustre, sia il professionista che tramanda il lustro del padre o dell'avo, sia ancora l'artigiano o il più umile lavoratore. Ognuno in questa città ha un titolo, caduto ormai in disuso, il titolo di ''don''; il che non vuol dire che la città sia rimasta chiusa in schermi retrivi e sorpassati; ma vuol dire che qui il ''don'' ha un valore morale, di rispetto e di distinzione, valore che non è etichetta appiccicata e superficiale, ma che insieme è parvenza e sostanza e cioè realta e storia. ([[GinoLuigi Lacquaniti]])
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