David Van Reybrouck: differenze tra le versioni

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*La guerra durò sette mesi e fu, essenzialmente, una conquista continua di territori dall'est verso Kinshasa. In alcuni luoghi, come Bunia e Watsa, ci furono veri scontri, ma in quasi tutti gli altri territori l'Afdl proseguì la sua marcia senza troppi ostacoli. (p. 456)
*L'immagine caratteristica dell'avanzata dell'Afdl era quella di una fila lunga e doppia costituita da bambini soldato con stivali neri di gomma che, da entrambi i lati della strada rossa e sterrata, si avvicinavano in silenzio a un villaggio o a una città. Erano la fanteria nel senso letterale del termine: i bambini che si spostavano a piedi. Quando arrivavano loro, l'esercito di Mobutu era già fuggito da un pezzo, qualche volta dopo essersi dato ai saccheggi. (p. 456)
*{{NDR|Su [[Laurent-Désiré Kabila]]}} La popolazione che l'aveva accolto con tanta euforia si stancò presto di lui. Farsi degli amici è un'arte, ma Kabila possedeva il dono ancora più raro di trasformare in men che non si dica amici in nemici giurati, e ciò non valeva solo per alcuni di loro, cosa che poteva ancora indicare un calcolo, ma per tutti, sintomi questo di goffaggine. (p. 466)
*No, invece di trasformarsi in una democrazia, il regime di Kabila degenerò in un regime estremamente autoritario, in cui tutto ruotava intorno alla persona del capo. Il sistema multipartitico fu abolito, solamente il suo Afdl aveva ancora il diritto di esistere, benché fosse soltanto un'alleanza messa in piedi per l'occasione con l'intervento del Ruanda, qualche giorno dopo l'invasione dello Zaire. (p. 467)
*{{NDR|Su [[Laurent-Désiré Kabila]]}} Non aveva alcuna nozione di diplomazia. Aveva uno stile strampalato. Agiva sulla scena internazionale più come un ribelle difidente che come un capo di stato maturo. (p. 469)
*La [[Seconda guerra del Congo]] fu un conflitto particolarmente complesso, che arrivò a coinvolgere nove paesi africani e una tentina di milizie locali. Si tratto di una prova di forza su scala continentale, con il Congo come teatro principale delle operazioni. La dinamica che spinse un certo numero di stati, dalla Namibia a sud fino alla Libia a nord, a prendervi parte almeno per un breve periodo di tempo (pro o contro Kabila), ricorda la formazione fulminea di alleanze in Europa alla vigilia della Prima guerra mondiale. Per via della sua dimensione continentale si parla anche della "Prima guerra mondiale africana", anche se si tratta di un'espressione assai infelice che non tiene conto del tremendo impatto della Prima e della Seconda guerra mondiale sul continente. Il termine ''Great African War'' è pertanto più sensato, benché i focolai si concentrassero in gran parte nel Congo e le milizie locali fossero rimaste in azione più a lungo delle forze militari straniere. (pp. 471-472)
*La Seconda guerra del Congo sparì dall'attualità mondiale poiché sembrava inesplicabile e confusa. Non c'erano in effetti due schieramenti ben circoscritti e, anche peggio, non si capiva chi fossero i carnefici e chi le vittime. Dopo la fine della Guerra Fredda, i reporter occidentali tendevano a riferirsi in misura crescente a un quadro di ordine morale per indicare le guerre: in Jugoslavia erano i serbi i grandi criminali, in Ruanda i tutsi venivano presentati come vittime innocenti; in entrambi i casi l'idea che ci si fece degli avvenimenti portò ad azioni politiche disastrose. In Congo non fu facile trovare il campo dei "buoni". Chi osservava il conflitto da vicino si rendeva conto che tutte le fazioni coinvolte non avevano la coscienza a posto. (p. 472)