Rosa Luxemburg: differenze tra le versioni

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*La libertà, riservata ai partigiani del governo, ai soli membri di un unico partito – siano pure numerosi quanto si vuole – non è libertà. La libertà è sempre soltanto la libertà di chi pensa diversamente. Non per fanatismo per la «giustizia», ma perché tutto quanto vi è di istruttivo, di salutare, di purificatore nella libertà politica dipende da questo modo di essere, e perde la sua efficacia quando la «libertà» diventa privilegio.<ref>''La rivoluzione russa. Un esame critico'' (settembre 1918, pubblicato postumo nel 1922), in Rosa Luxemburg, ''Scritti Politici'' a cura di Lelio Basso (seconda edizione), Roma Editori Riuniti, 1970, p. 589.</ref>
*Lo sciopero di massa non è altro che una forma di lotta rivoluzionaria, in un dato momento.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 235. ISBN 9788858019429</ref>
*Ma Lenin sbaglia completamente nella ricerca dei mezzi: decreti, potere dittatoriale degli ispettori di fabbrica, pene draconiane, terrorismo, sono solo dei palliativi. L’unica via che conduce alla rinascita è la scuola stessa della vita pubblica, la più larga e illimitata democrazia, l'opinione pubblica. Proprio il regno del terrore demoralizza. Tolto tutto questo, che rimane in realtà? Lenin e [[Lev Trockij|Trotski]] hanno sostituito ai corpi rappresentativi eletti a suffragio universale i Soviet, come unica vera rappresentanza delle masse lavoratrici. Ma soffocando la vita politica in tutto il paese, è fatale che la vita si paralizzi sempre più nei Soviet stessi. Senza elezioni generali, senza libertà illimitata di stampa e di riunione, senza libera lotta di opinioni, la vita muore in ogni istituzione pubblica, diviene vita apparente ove la burocrazia rimane l'unico elemento attivo. La vita pubblica cade lentamente in letargo; qualche dozzina di capi di partito di energia instancabile e di illimitato idealismo dirigono e governano; tra loro guida in realtà una dozzina di menti superiori; e una élite della classe operaia viene convocata di quando in quando a delle riunioni per applaudire i discorsi dei capi e per votare all'unanimità le risoluzioni che le vengono proposte – è dunque in fondo un governo di cricca, una dittatura certamente, ma non la dittatura del proletariato, bensì la dittatura di un pugno di uomini politici, una dittatura nel significato borghese... C'è di più: una tale situazione porta necessariamente ad un inselvatichirsi della vita pubblica: attentati, fucilazioni di ostaggi, ecc.<ref>''ibidemLa rivoluzione russa. Un esame critico'' (settembre 1918, pubblicato postumo nel 1922), in Rosa Luxemburg, ''Scritti Politici'' a cura di Lelio Basso (seconda edizione), Roma Editori Riuniti, 1970, pp. 590-591.</ref>
*Qualche volta ho la sensazione di non essere un vero e proprio essere umano, ma appunto qualche uccello o un altro animale in forma di uomo; nel mio intimo mi sento molto più a casa mia in un pezzetto di giardino come qui, oppure in un campo tra i calabroni e l'erba, che non... a un congresso di partito. A lei posso dire tutto ciò: non fiuterà subito il tradimento del socialismo. Lei lo sa, nonostante tutto io spero di morire sulla breccia: in una battaglia di strada o in carcere. Ma nella parte più intima, appartengo più alle mie cinciallegre che ai "compagni". E non perché nella natura io trovi, come tanti politici intimamente falliti, un rifugio, un riposo. Al contrario, anche nella natura trovo ad ogni passo tanta crudeltà, che ne soffro molto.<ref>Dalla lettera a Sophie Liebknecht, 2 maggio 1917 ; citato in Gino Ditadi, ''I filosofi e gli animali'', vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994, pp. 213-214. ISBN 88-85944-12-4</ref>
*Solo estirpando alla radice la consuetudine all'obbedienza e al servilismo, la [[operaio|classe lavoratrice]] acquisterà la comprensione di una nuova forma di disciplina, l'autodisciplina, originata dal libero consenso.<ref>1918; citato in [[Noam Chomsky]], ''I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America'', prefazione di Howard Zinn, traduzioni di Luca Baranelli, Francesco Ciafaloni, Giovanni Dettori, Maria Vittoria Malvano, Santina Mobiglia, Giovanna Stefancich, Adria Tissoni, Net, Milano, 2003, ''Obiettività e cultura liberale'', p. 87.</ref>