Ugo Foscolo: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Ugo Foscolo==
*A chi non ha [[patria]] non istà bene l'essere [[prete|sacerdote]], né [[padre]]. (dalla<ref>Dalla ''Notizia intorno a Didimo Chierico'', XII).</ref>
*A rifar l'[[Italia]] bisogna disfare le sètte. (da<ref>Da ''Della servitù dell'Italia'', discorso primo: "Considerazioni generali intorno alle parti, alle fazioni, e alle sètte in Italia", in ''Prose politiche'', Le Monnier, p. 186).</ref>
*... ''Altissimo | Signor del sommo canto''. (da<ref>Da ''A [[Dante]]'', citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, Milano, 1921, p. 412).</ref>
*Che [[Dante Alighieri|Dante]] non amasse l'[[Italia]], chi vorrà dirlo? Anch'ei fu costretto, come qualunque altro l'ha mai veracemente amata, o mai l'amerà, a flagellarla a sangue, e mostrarle tutta la sua nudità, sì che ne senta vergogna. (da<ref>Da ''Discorso sul testo del poema di Dante'')<ref>. Erroneamente attribuita a [[Carlo Cattaneo]] (si veda [[Giuseppe Prezzolini]] nel ''Codice della vita italiana''), che cita Foscolo in un brano degli ''Scritti filosofici, letterari e vari‎vari''.</ref>
*[[Federico II di Svevia|Federigo II]] aspirava a [[Unità d'Italia|riunire l'Italia]] sotto un solo principe, una sola forma di governo e una sola lingua; e tramandarla a' suoi successori potentissima fra le monarchie d'[[Europa]] [...]. (da<ref>Da [[s:Sulla lingua italiana. Discorsi sei/Discorso secondo|''Discorso secondo'']], in [[s:Sulla lingua italiana. Discorsi sei|''Sulla lingua italiana. Discorsi sei'']]).</ref>
*I lazzaroni soltanto non avevano mai sentito parlare di diritti popolari, eccetto contro la santa inquisizione, che neppure Filippo II era riuscito a introdurre in [[Napoli]]. Il clima toglie ad essi di provare molti bisogni, e dà i mezzi di soddisfarli con poca fatica. L'ozio li mantiene nella superstizione e nel vizio, inducendoli a gettarsi disperatamente nelle insurrezioni ed a ritrarsene con altrettanta rapidità per amor d'inazione. Essi erano felicissimi sotto un governo assoluto, che dovunque è più incline a punire le pubbliche virtù dei sudditi più eminenti che i delitti dei più umili. (da<ref>Da ''La rivoluzione di Napoli negli anni 1798, 1799'').</ref>
*Il [[dolore]] in chi manca di pane è più rassegnato. (da<ref>Da ''Il gazzettino del bel mondo'').</ref>
*Il generale [[Guglielmo Pepe|Pepe]] ha portato qui un gran numero di documenti importanti; e quel che più conta ci ha portato sé stesso, e dalla sua conversazione può aversi la chiave della rivoluzione napoletana. (da<ref>Da una lettera a [[John Murray]] (1778–1843), ottobre 1821, citato in [[Elena Croce]], ''La patria napoletana'', Mondadori).</ref>
*L'[[odio]] è la catena più grave insieme e più abietta, con la quale l'uomo possa legarsi all'uomo. (da<ref>Da ''Il gazzettino del bel mondo'').</ref>
*''Lavoro eterno! — | Paga il [[Governo]]''. (epigramma<ref>Epigramma per Luigi Lamberti, citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 195).</ref>
*Lettori miei, era opinione del reverendo Lorenzo Sterne, parroco in Inghilterra'', che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima della vita, ''ma pare che egli inoltre sapesse che ogni lacrima insegna a' mortali una verità. Poiché assumendo il nome di Yorick, antico buffone tragico, volle con parecchi scritti, e singolarmente in questo libricciuolo, insegnarci a conoscere gli altri in noi stessi, e a sospirare ad un tempo e a sorridere meno orgogliosamente su le debolezze del prossimo. Però io lo aveva, or son più anni, tradotto per me: ed oggi io credo d'essere una volta profittato delle sue lezioni, l'ho ritradotto, quanto meno letteralmente e quanto meno arbitrariamente ho saputo, per voi.<br>Ma e voi, lettori, avvertite che l'autore era d'animo libero, e spirito bizzarro, ed argutissimo ingegno, segnatamente contro la vanità dei potenti, l'ipocrisia degli ecclesiastici e la servilità magistrale degli uomini letterati; pendeva anche all'amore e alla voluttà; ma voleva ad ogni parere, ed era forse, uomo dabbene e compassionevole seguace sincero dell'Evangelo, ch'egli interpretava a' fedeli. Quindi ci deride acremente, e insieme sorride con indulgente servilità; e gli occhi suoi scintillano di desiderio, par che si chinino vergognosi; e nel brio della gioia, sospira; e, mentre le sue immaginazioni prorompono tutte ad un tempo discordi e inquietissime, accendendo più che non dicono, ed usurpando frasi, voci ed ortografia, egli sa nondimeno ordinarle con l'apparente semplicità di certo stile apostolico e riposato. (dalla<ref>Dalla prefazione di Didimo Chierico a Laurence Sterne, ''Viaggio sentimentale'').</ref>
*Lo [[stile]] assoluto e sicuro del libro dei Delitti e delle Pene e l'elegante trattato del [[Ferdinando Galiani|Galiani]] sulle Monete vivranno nobile ed eterno retaggio tra noi. (<ref>''Dell'origine e dell'ufficio della letteratura'', citato in [[Giuseppe Maffei]], ''Storia della Letteratura Italiana'', Vol. III, p. 50).</ref>
*Non son chi fui. (da<ref>Da "Di se stesso", ''Sonetti'', citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993).</ref>
*O Italiani, io vi esorto alle storie. (da<ref>Da ''Dell'origine e dell'ufficio della letteratura'', citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 558).</ref>
*[...] per far che i secoli tacciano di quel Trattato<ref>Il [[Trattato di Campoformio]].</ref> che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni e scemò dignità al tuo nome.<ref>Dalla prefazione di ''A Bonaparte liberatore''; in ''Opere complete di Ugo Foscolo'', 1860, Volume 2, [https://books.google.it/books?id=bGFHAAAAYAAJ&pg=PA50 p. 50]</ref>
*{{NDR|In [[Inghilterra]]}} Qui la [[povertà]] è [[vergogna]] che nessun merito lava. (da<ref>Da ''Lettere d'amore'').</ref>
*''Questi è [[Vincenzo Monti|Monti]] poeta e cavaliero, | Gran traduttor dei traduttor d'Omero''. (da<ref>Da ''Epigramma IX. Contro Vincenzo Monti'', in ''Tragedie e poesie minori'', a cura di Guido Bezzola, F. Le Monnier, Firenze, 1961, p. 446)<ref>. Per una redazione leggermente diversa dell'epigramma si veda Vincenzo Monti, lettera ''All'abate Urbano Lampredi'', Milano, 27 marzo 1827, in ''Opere inedite e rare'', vol. 5, Lampato, Milano, 1834, p. 275: ''Questi è Vincenzo Monti Cavaliero | Gran traduttor dei traduttor' d'Omero''. Il distico sarcastico allude al fatto che Vincenzo Monti tradusse in italiano l'''Iliade'' avvalendosi di una traduzione latina o di altra italiana in prosa.</ref>
*{{NDR|riferimento a ''La ballata dell'esilio'' di [[Guido Cavalcanti]]}} Senza dolersi mai della vita che l'abbandona, fa solamente sentire la consunzione di tutte le forze vitali; e non altra sollecitudine se non se che l'anima venga pietosamente raccolta dalla sua donna. Quei tanti ritornelli di parole e di idee ripetute danno qui non so che grazia mista al patetico, che si sente ma non si descrive. Evvi anche lo artificio del chiaroscuro nei versi brevi che scorrono rapidi, dopo di essere stati preceduti dall'armonia lenta e grave degli endecasillabi. (citato<ref>Citato in [[Luigi Russo]], ''La dolce stagione'').</ref>
*Si può bensì anche in mezzo alle ingiustizie sentirsi giusto, forte e libero; e la dignità dell'uomo si vendica più nel sopportare nobilmente, che nel lamentarsi e gridare invano. (da<ref>Da ''Opere edite e postume. Epistolario'').</ref>
*Te dunque, o [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]], nomerò con inaudito titolo <small>LIBERATORE DI POPOLI E FONDATORE DI REPUBBLICA</small>. Così tu alto, solo, immortale, dominerai l'eternità, pari agli altri grandi nelle gesta e ne' meriti, ma a niuno comparabile nella intrapresa di fondare nazioni. (da<ref>Da ''Orazione a Bonaparte per il congresso di Lione'', 1802<ref>. Citato in [[Luciano Canfora]], ''Esportare la libertà'', capitolo II, p. 25.</ref>)
*Una parte degli uomini opera senza pensare, l'altra pensa senza operare. (da<ref>Da ''Sull'origine e i limiti della giustizia'').</ref>
 
==''Dei sepolcri''==