Franz Herre: differenze tra le versioni
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*Il Principe [[Alfred von Windisch-Graetz|Windisch-Graetz]] aveva ottenuto quello che si era prefisso durante la tempesta di marzo {{NDR|1848}}, quando tutto vacillava e crollava<ref>Nel marzo 1848 ebbe inizio una serie di rivolte popolari nell'Impero austriaco.</ref>: il ripristino a Vienna, dell'autorità imperiale. Il sessantunenne Feldmaresciallo era un soldato della vecchia scuola abituato a gettarsi a testa bassa contro tutti gli ostacoli. Aveva combattuto a Lipsia contro Napoleone e da allora – come Metternich – si era convinto che la rivoluzione fosse opera di Satana. Secondo la sua opinione radicata nel feudalesimo e nel federalismo degli stati, la rivoluzione era indubbiamente cominciata non con Kossuth e con Messenhauser<ref>Luigi (o Lajos) Kossuth (1802–1894), politico ungherese e Cäsar Wenzel Messenhauser (1813–1848), ufficiale e scrittore austriaco.</ref>, ma con l'Imperatore Giuseppe II<ref>Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (1741–1790), imperatore del Sacro Romano Impero.</ref>, questo Asburgo progressista, burocrate centralizzatore, insomma secondo Windisch-Graetz, una contraddizione vivente. Per lui il, nemico principale erano i giuseppinisti divenuti grossdeutsch (federalisti filo-austriaci) democratici: questi bisognava colpire ora. (p. 74)
*{{NDR|[[Felix Schwarzenberg]]}} Grigio prima del tempo, con un cranio oblungo e il volto scavato, occhi opachi e gesti lenti, molto alto e magrissimo, con l'attillata giubba bianca militare, sembrava il fantasma di un cavaliere, il ritratto di un antenato austriaco. Ma l'aspetto esteriore traeva in inganno. Dietro quella facciata c'era un intelletto acuto e una fantasia sveglia, un enorme entusiasmo e una passione indomita. E quanto a vitalità, sebbene non si fosse mai risparmiato, ne aveva da vendere, così da poter affrontare senza esitazioni quel compito, il più importante della sua vita, che ora gli veniva affidato. (pp.
*[[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]] rifletteva poco su Dio e sul mondo. Sulla terra regnava l'ordine austriaco-imperiale con l'aiuto non trascurabile della Chiesa, e ci si poteva meritare l'aldilà grazie a un comportamento verso Dio corrispondente al rapporto del suddito nei confronti dell'Imperatore: decoro, ubbidienza, senso del dovere, rispetto delle leggi e degli ordini e anche osservanza dei riti della Chiesa: liturgia, processioni del ''Corpus Domini'', messe al campo. Francesco Giuseppe non era sfiorato da dubbi sulla fede, come non ne aveva sul suo diritto divino a regnare. La Maestà Apostolica rappresentava la parte terrena di un solido ordine cosmico e ne rispettava la parte ultraterrena. (p. 110)
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