Enrico Crispolti: differenze tra le versioni

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* [...] {{NDR|[[Salvatore Garau]]}} dalla fine degli anni ottanta mette a punto un linguaggio più evocativo, passionale e romantico, costruito su uno stile «liquido» dove dighe, piloni e condotti disegnati a [[grafite]] sono spesso protagonisti della composizione.<ref>Da Enrico Crispolti, [[Carlo Pirovano]], “La pittura in Italia. Il Novecento/3. Le ultime ricerche”, editore Electa, 1994, ISBN = 88-435-4840-9</ref>
*La partecipazione siciliana, nel quadro stesso del futurismo meridionale è fortemente distinta, proprio nei suoi caratteri di particolari nessi etnogeografici, in un proficuo caratteristico riscontro immaginativo con un dinamismo naturale e panico anziché con un dinamismo meccanico‑metropolitano.<ref>Citato in ''[http://www.strettoweb.com/2015/10/enrico-crispolti-presenta-a-messina-linvenzione-futurista-case-darte-di-depero/329391/ Enrico Crispolti presenta a Messina "l’invenzione futurista. Case d’arte di depero"]'', ''Strettoweb.com'', 2 ottobre 2015.</ref>
*Praticando il [[pastello]] in tutta la sua ricchezza di virtualità pittorica specificamente materica, [[Flora Graiff]] ha tuttavia anche scelto un destino propriamente iconico a tale suo esercizio. laLa cui integrità espressiva sembra dalla medesima riscattata rifuggendo dalla discorsività favolisticafabulistica del fumetto, che ha altrimenti sviluppato in anni non lontani (pubblicando tra l'altro su Linus, su Snoopy). E il destino iconico riguarda la persistenza quasi monodica di un tema immaginativamente totalizzante quale l'orizzonte. [...] Non soglia, l'orizzonte, per [[Flora Graiff]], soglia di terra o di mare verso il cielo, ma direi, forse soglia intima, che introduce nella condizione di luminosità simbolicamente significativa d'una tensione lirica interiore che si costituisce di fronte all'osservatore quale misura energetica di totalità. Ed epifania di riscontro tutto interiore, attraverso la quale in certa misura si rifonda la nozione d'orizzonte. Che è infatti richiamato entro testi pittorici di piccolissime dimensioni (quasi miniati), proprio per spiazzare subito anche visualmente dal livello della rappresentazione a quello appunto dell'epifania di dialogo introspettivo. Orizzonte, dunque, quello configurato dalla [[Flora Graiff|Graiff]], non connesso a ruoli prospettici (come quello della trattatistica neoclassica, di [[Francesco Milizia|Milizia]], per esempio, 1797), né a compiti rappresentativi paesistici. Non dunque basso come nelle opzioni di un [[Caspar David Friedrich|Friedrich]], o basso come in alcune di [[Gustave Courbet|Courbet]]. Soltanto orizzonte quale manifestazione di una traguardata epifania interiore; e perciò orizzonte centrale, orizzonte dilatato, espansivo, a flusso anziché lineare.<ref>Da ''L'orizzonte come archetipo e come destino'', presentazione a Flora Graiff, ''Flora Graiff. Pastelli'', architettura grafica di Giulio Andreolli, pp. 5-6, Nicolodi, Rovereto (TN), 2002.</ref>
* [...] {{NDR|Salvatore Garau|Garau}} superato un momento di gestualità piuttosto indefinito, alla fine degli anni Ottanta e nell’esordio dei Novanta mette a punto un’evocazione passionalmente partecipata, d’accento, sempre più turbinosamente romantico, risolta in fluttuazioni d’allusività liquida (e aeree) innervate strutturalmente attraverso l’accenno tematico alla presenza di dighe, condotte, piloni, disegnati a grafite; finendo per suggerire anche ottico-tattilmente una liquida imminenza, con trasparenti apposizioni in resina.<ref>Saggi di Enrico Crispolti, a cura di [[Carlo Pirovano]], “La pittura in Italia. Il Novecento/3. Le ultime ricerche”, editore Elemond Editori Associati, Milano, 1994, pgg 243</ref>
*[...] un fabulismo mitico che, è noto, frequentò il Picasso d'Antibes, il più "mediterraneo" fra quanto si è recentemente rievocato nelle sale di Villa Medici. Ma che [[Mafonso]] rimette in scena, rilegge a livello più arcaico ed antropologicamente pertinente, lui campano, ricantando il narrativo appunto popolare della pittura campana e apula.<ref>Da ''Catalogo Prime nevi sul dopo 2000 '', Galleria Soligo, Roma, 1983.</ref>