Franco Cardini: differenze tra le versioni

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*È vero che c'era già un distacco tra il nord e il sud, ma è non meno vero che l'unità d'Italia si è creata paradossalmente accentuando questo distacco. Il decollo vero industriale del nord è avvenuto col danaro e con la forza lavoro del sud e questo divario si è addirittura ampliato. La lotta contro il [[brigantaggio]] è stata qualche cosa di orribile. Il regio esercito, i regi carabinieri, i regi bersaglieri si sono comportati veramente come un esercito coloniale. E queste cose vanno dette, vanno insegnate a scuola. (da ''L'Italia è un Paese?'', puntata trasmessa da TV7 il 5 dicembre 2008)
*{{NDR|[[Costanzo Preve]]}} [...] filosofo di profonda, rigorosa e severa formazione, è d'altro canto cittadino che sa bene quanto il coraggio civico, lungi dall'essere una virtù, sia semplicemente un dovere; e che lo studio non può mai essere un alibi per nasconderci in ben curati giardinetti interiori mentre, intorno a noi, si scatenano il ferro e il fuoco. (dalla prefazione al libro ''Verità e relativismo'' di Costanzo Preve, Alpina, Torino, 2006)
*Il carattere propriamente storico – anche e magari perfino soprattutto sotto il profilo della storia civile, sociale, etica: "dell'identità nazionale", come oggi si amerebbe dire – della lettura camporesiana di Artusi viene soprattutto evidenziato e per così dire sintetizzato nella famosa affermazione di Camporesi, che "''La scienza in cucina'' ha fatto per l'unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare [[Alessandro Manzoni|''I Promessi Sposi'']]. I gustemi artusiani, infatti, sono riusciti a creare un codice di identificazione nazionale là dove fallirono gli stilemi e i fonemi [[Alessandro Manzoni|manzoniani]]."<ref>Dalla Prefazione a ''Il libro dei vagabondi. {{small|Lo "Speculum cerretanorum" di Teseo Pini, "Il vagabondo" di Rafaele Frianoro e altri testi di "furfanteria"}}'', a cura di Piero Camporesi, pp. XXIV-XXV, Garzanti, Milano, 2007. ISBN 978-88-11-59719-3</ref>
*Il [[Teoria del complotto|Grande Complotto]], si può esserne (quasi) certi, non esiste; non c'è alcuna Tavola (né rotonda, né di altre forme geometriche) attorno alla quale seggano Superiori Sconosciuti. Ma disegni e programmi formulati per seguire interessi particolari di lobbies e di corporations da personaggi e da gruppi che contano al di fuori e al di sopra della legalità interna e internazionale: questi sì, ce ne sono parecchi; per quanto si cerchi in tutti i modi al livello di mass media di non farne trapelare esistenza ed attività. [...] In altri termini, ci si potrebbe chiedere quale sia il rapporto fra l'effettivo potere detenuto e gestito, oggi, dal governo degli [[Stati Uniti d'America]] e il processo di [[globalizzazione]]. Ma in questi termini la domanda è mal posta. La vera e fondamentale questione è un'altra: quali sono le forze reali che sostengono, in parte controllano e in parte direttamente costituiscono il governo degli Stati Uniti d'America? Di quale potere sovrano esso è rappresentante, di quale sovrana volontà esso è l'esecutore, al di là delle forme giuridiche preposte a legittimarlo? È sua la detenzione del potere ''imperiale''? Oppure dietro ad esso come dietro ad altre forze, attualmente ''in presenza'' nel mondo, si cela un ''impero invisibile'' che in realtà è irresponsabile – nel senso etimologico del termine: che cioè non è responsabile, non deve rispondere delle sue azioni perché nessuno è in grado di chiamarlo a risponderne – dinanzi ai suoi sudditi, che neppure sanno (o, almeno, non con chiarezza) di esser tali? (da ''Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo'' [2003], pp. 137-158, Roma-Bari, Laterza, 2005)
*La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramiche. La [[Modernità]] occidentale ha provocato un dilagare dell'agnosticismo e dell'ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono risorte [...] I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano -al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso- una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. [...] I fedeli non possono che guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muhammad. (dalla prefazione a ''Il Corano'' curato da Hamza Piccardo, Newton & Compton, 2003)