Ferdinando Martini: differenze tra le versioni

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==''Nell'Affrica italiana''==
*E ora invece [[Massaua]] mi appariva nell'aspetto di molte altre città del Levante, bensì più allegra e più linda. (p. 8)
*Facile agli ormeggi, quello di Massaua è, senza contrasti, il più bel porto del Mar Rosso. (p. 10)
*Costruita sopra un banco madreporico, che si eleva poco più di sei metri dalle acque, Massaua vista dal mare promette una quantità di belle cose; non ne mantiene alcuna a chi vi s'addentra. (p. 18)
*Lasciamo da parte le esagerazioni di coloro per i quali Massaua è il paese della Versiera e dell'Orco, dove non si può né mangiare, né bere, né respirare, né fare alcun che d'umano, dove, novanta volte su cento, chi ci capita rischia di lasciarci le cuoia. Si può stare a Massaua bene, in molti mesi dell'anno benissimo; alcuni mercanti italiani ci vivono da un pezzo, ci vivono i nostri uffiziali, i nostri soldati, e non se ne lagnano: e ci si può vivere difatti, se non con tutte le delicature de' paesi nostri, certamente senza disagi soverchi. (p. 30)
*Non è vero che speriamo di diffondere la civiltà in Abissinia. [...] Non si tratta di tribù selvagge e idolatre, bensì di un popolo cristiano da secoli, la cui compagine politica è secolare, nel cui paese, per secoli, conquistatori e viaggiatori tentarono imprimere tracce dell'incivilimento europeo; quel popolo non ne volle sapere: le sue capanne sono ancora quelle de'tempi biblici, i suoi costumi presenti furono conosciuti da Erodoto. Noi figuriamo di voler porre un termine alle guerre fratricide che spezzarono in quelle regioni ogni molla dell'operosità umana, e arroliamo ogni giorno e paghiamo Abissini perché si sgozzino con Abissini. Eh! via replicate a noi malinconici che in Europa siamo troppo pigiati, che in Etiopia vi sono tre o quattro abitanti per ogni chilometro quadrato, che oramai le conquiste coloniali sono un'empia necessità, ma non parlate d'incivilimento. Chi dice che s'ha da incivilire l'Etiopia dice una bugia o una sciocchezza. Bisogna sostituire una razza a razza: o questo, o niente. [...] All'opera nostra l'indigeno è un impiccio; ci toccherà dunque, volenti o nolenti, rincorrerlo, aiutarlo a sparire, come altrove le Pelli Rosse, con tutti i mezzi che la civiltà, odiata da lui per istinto, fornisce: il cannone intermittente e l'acquavite diuturna. È triste a dirsi ma pur troppo è così: i colonizzatori sentimentali si facciano coraggio: ''fata trahunt'', noi abbiamo cominciato, le generazioni avvenire seguiteranno a spopolare l'Affrica de'suoi abitatori antichi, fino al penultimo. L'ultimo no: l'ultimo lo addestreranno in collegio a lodarci in musica, dell'avere, distruggendo i negri, trovato finalmente il modo di abolire la tratta! (pp. 60-61)
*Barambaras [[Menelik II|Menelik]]... chi ha visto i ritratti di [[Nerone]] giovane se lo figuri: un po' più pingue soltanto. (p. 90)