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==Citazioni di Samuel Taylor Coleridge==
*''Chi si vanta di aver conquistato | una moltitudine di amici non ne ha mai avuto uno''.
*I difetti dei grandi autori non sono in genere che la loro grandezza portata all'eccesso.
*I recensori sono spesso persone che sarebbero stati poeti, storici, biografi, ecc., se l'avessero potuto; hanno messo alla prova il loro talento qui e là, e non sono riusciti. A quel punto diventano critici.<ref>Da ''Lectures on Shakespeare and Milton'', I; citato in ''Dizionario delle citazioni''.</ref>
*Il [[laudano]] mi diede quiete, non sonno; ma, credo, tu sai quanto sia divino quel riposo, che incanto, quale oasi di fontane e fiori e alberi nel cuore stesso di un deserto di sabbia!
*Il nano vede più lontano del gigante, quando ha le spalle del gigante su cui montare.
*La più generale definizione della [[bellezza]] […] Molteplicità nell'Unità.
*L'[[Arte]], intendendo il termine per indicare collettivamente pittura, scultura, architettura e musica, è la mediatrice e riconciliatrice di natura e uomo. È dunque il potere di umanizzare la natura, di infondere i pensieri e le passioni dell'uomo in tutto ciò che è l'oggetto della sua contemplazione.
*L'esperienza ci informa che la prima difesa degli spiriti deboli è recriminare.
*Prega bene chi ama bene tutti: | sia l'uomo che l'uccello e le altre bestie. | Prega meglio chi meglio ama ogni cosa, | la piccola e la grande.
*{{NDR|I [[lettura|lettori]] possono essere:}} 1) ''spugne'', che assorbono tutto quello che leggono, lo restituiscono nello stesso stato, solo un poco insudiciato; 2) ''orologi a sabbia'', che non ritengono nulla, e sono contenti di percorrere un libro tanto per passare il tempo; 3) ''filtri'', che trattengono solo la feccia di quel che leggono; 4) ''diamanti di Mogol'', come questo rari e preziosi, che approfittano di quel che leggono, e rendono altri capaci di profittarne.<ref>Da ''Poesie e prose'', Torino, 1931, p. 124; citato in Aldo D'Asdia e Pietro Mazzamuto, ''Letteratura italiana, Pagine di documentazione critica'', Felice Le Monnier, Firenze, 1973<sup>9</sup>, p. 9.</ref>
*Quella volontaria sospensione dell'incredulità sul momento, che costituisce la fede poetica.
==''La leggenda del vecchio marinaro''==
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