Franz Herre: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Franz Herre: Alfred von Windisch-Graetz
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*[[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]] rifletteva poco su Dio e sul mondo. Sulla terra regnava l'ordine austriaco-imperiale con l'aiuto non trascurabile della Chiesa, e ci si poteva meritare l'aldilà grazie a un comportamento verso Dio corrispondente al rapporto del suddito nei confronti dell'Imperatore: decoro, ubbidienza, senso del dovere, rispetto delle leggi e degli ordini e anche osservanza dei riti della Chiesa: liturgia, processioni del ''Corpus Domini'', messe al campo. Francesco Giuseppe non era sfiorato da dubbi sulla fede, come non ne aveva sul suo diritto divino a regnare. La Maestà Apostolica rappresentava la parte terrena di un solido ordine cosmico e ne rispettava la parte ultraterrena. (da ''Francesco Giuseppe'', p. 110)
 
*Il Principe [[Alfred von Windisch-Graetz|Windisch-Graetz]] aveva ottenuto quello che si era prefisso durante la tempesta di marzo, quando tutto vacillava e crollava: il ripristino a Vienna, dell'autorità imperiale. Il sessantunenne Feldmaresciallo era un soldato della vecchia scuola abituato a gettarsi a testa bassa contro tutti gli ostacoli. Aveva combattuto a Lipsia contro Napoleone e da allora – come Metternich – si era convinto che la rivoluzione fosse opera di Satana. Secondo la sua opinione radicata nel feudalesimo e nel federalismo degli stati, la rivoluzione era indubbiamente cominciata non con Kossuth e con Messenhauer, ma con l'Imperatore Giuseppe II, questo Asburgo progressista, burocrate centralizzatore, insomma secondo Windisch-Graetz, una contraddizione vivente. Per lui il, nemico principale erano i giuseppinisti divenuti grossdeutsch (federalisti filo-austriaci) democratici: questi bisognava colpire ora. (da ''Francesco Giuseppe'', p. 74)
 
*L'Eracle prussiano, quale Bismark era già considerato dai pochi amici ancora rimastigli, era costretto a compiere una fatica erculea via l'altra. Evocando il diritto di autodeterminazione, confinò il britannico leone di Nemea nella caverna insulare. Catturò col cappio polacco il russo cinghiale d'Erimanto. Allettò con compensazioni il francese toro di Creta spingendolo dove gli tornava utile. L'Eracle-Bismarck era inoltre sul punto di domare il Cerbero austriaco e di rispedirlo nell'Ade, ripulendo le stalle d'Augia del particolarismo tedesco e riportando nella sua riserva prussiana i buoi di Gerione, vale a dire principi e principini tedeschi.<br/>Egli convinse infine il proprio re di essere l'unica persona in grado di cogliere per lui i pomo d'oro delle Esperidi rappresentati da vittoria fama e grandezza. A rimanere incerta era ancora la lotta con l'idra di Lerna, il parlamento, che da ogni testa mozzata ne generava altre due, nonché con gli uccelli del lago Stinfalo, vale a dire i nazionalisti tedeschi che il sonaglio di ferro dell'Eracle prussiano non era ancora riuscito a cacciare dal querceto. (da ''Bismarck'', pp. 195-196)