Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*[[Genova]] sgualdrina<br>mucche, gatti e uccelli<!-- senza punto fermo nella fonte originale--> (lettera a uno sconosciuto, forse Lou von Salomé, fine novembre 1882<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 266</ref>)
*Questa volta passi da ''[[Genova]]'' – un'occasione così non ci capiterà mai più per tutta la vita. Le mostrerò, come fa il diavolo, tutte le «bellezze del mondo», e senza nemmeno l'intenzione di «corromperLa»! – (lettera a Heinrich Köselitz, 3 dicembre 1882<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 271</ref>)
*Per ciò che riguarda l'«eroe» io non ne penso tutto il bene che ne pensa Lei. Ad ogni modo, esso è la forma più ammissibile della vita umana, specialmente quando non ci sia altra scelta.<br>Ci si innamora di qualcosa, e appena questa cosa ci è diventata veramente cara, ecco che il nostro tiranno (quello che ci piace chiamare «il nostro io migliore») ci dice «sacrificamela». E noi gliela sacrifichiamo, ma intanto è come seviziare gli animali, bruciarli a lento fuoco. I problemi che Lei tratta sono quasi tutti problemi di ''sevizie''. Le giova, questo? Le confesso sinceramente che io stesso ho in corpo troppi di questi «tragici complessi» per non ''maledirli'' frequentemente... Perciò anelo ad un<nowiki>'</nowiki>''altezza'', da cui poter dominare questo tragico problema. Vorrei ''liberare'' la vita umana da una parte del suo carattere straziante e crudele. (lettera a Heinrich von Stein, Santa Margherita Ligure, primi di dicembre 1882<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 180</ref>)
*Mi sono detto cento volte che il rimedio sostanziale per la mia salute, negli ultimi tre anni, è consistito nell'astenermi da ''qualsivoglia'' contatto umano. [[Genova]] ''adesso'' per me è «perduta e rovinata». Sono orgoglioso abbastanza per vivere in ''assoluto'' incognito, persino in condizioni di povertà: ma così, ''mezzo'' rispettato, ''mezzo'' sopportato, ''mezzo'' scambiato per un altro, mi sento come all'inferno – per ''questo genere di cose non'' sono «orgoglioso abbastanza». – (lettera a Franz Overbeck, primi di aprile 1883<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 334</ref>)
*Così all'amata città di [[Cristoforo Colombo|Colombo]] {{NDR|[[Genova]]}} – per me non è ''mai'' stata altro che questo – ho detto addio; e alla fine, nella sua luce autunnale, era di una bellezza struggente. (lettera a Heinrich Köselitz, ai primi di 4 dicembre 1883<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 432</ref>)
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*[[Genova]] fu per me un'eccellente scuola di vita semplice e spartana – ora so che ''posso'' vivere come un operaio e un monaco. (lettera a Franz Overbeck, inizio di dicembre 1883<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 435</ref>)
*Io sono fatto per la ''[[luce]]'': – è quasi l'unica cosa di cui non posso ''assolutamente'' fare a meno e che non posso sostituire: la luminosità di un cielo sereno. Su questo punto con [[Genova]] mi è andata male: soltanto ''ora'' sono venuto a sapere il dato statistico per cui Genova non ha, in tutto l'anno, molte più giornate serene di quante ne abbia [[Nizza]] nei sei mesi invernali: ''al che sono subito partito per Nizza''. Non appena mi impadronirò dello spagnolo, mi spingerò fino a [[Valencia]], forse il prossimo inverno. (lettera a Franz Overbeck, 6 dicembre 1883<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 437</ref>)
*[...] con questo ''[[Così parlò Zarathustra|Zarathustra]]'' mi lusingo di aver portato la lingua tedesca alla sua compiutezza. Dopo Lutero e Goethe c'era ancora un passo da fare; osserva, vecchio diletto camerata, se nella nostra lingua si siano mai fusi, come in quest'opera, forza, agilità ed armonia. Rileggi Goethe dopo una pagina di ''Zarathustra'', e ti accorgerai che quell'«ondulatorio» che si riscontra nel Goethe disegnatore non è estraneo al Goethe plasmatore della lingua tedesca. Io lo supero nel vigore e nella virilità della linea, senza diventare per questo un cafone come Lutero. Il mio stile è un ''ballo'', un gioco di simmetrie di ogni specie, e in pari tempo un balzare capriccioso e un prendermi gioco di queste simmetrie. E la finezza stilistica giunge fino alla scelta delle vocali. (lettera a Erwin Rohde, Nizza, 22 febbraio 1884<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 208</ref>)
*Finalmente Sils-Maria! Finalmente il ritorno alla ragione! [...] Qui a Sils, luogo dove nacque lo Zarathustrismo, dobbiamo promettere di rivederci la prossima estate, amico carissimo. Le va? Recentemente ho visitato la Svizzera dal punto di vista paesaggio, e mi sono persuaso che Sils-Maria non ha il suo eguale: meravigliosa fusione di mitezza, grandiosità e mistero... (lettera a Peter Gast, Sils-Maria, 25 luglio 1884<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 214</ref>)
*La formula wagneriana «melodia infinita» esprime nel modo più amabile il pericolo, la corruzione dell'istinto, e anche la tranquillità della coscienza in mezzo a tale corruzione. L'ambiguità ritmica, per cui non si sa più, non si ''deve'' più sapere, se una cosa è capo o coda, è senza dubbio un trucco artistico mediante il quale si ottengono effetti meravigliosi – il ''Tristano'' ne è ricco –; ma come sintomo di un'arte è e rimane il segno del dissolvimento. La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l'attimo sul tempo (anche sul tempo musicale), il ''pathos'' sull<nowiki>'</nowiki>''ethos'' (carattere o stile come lo si voglia chiamare), e finalmente l<nowiki>'</nowiki>''esprit'' sul pensiero. Scusi! Ma quello che io credo di scorgere è un capovolgimento della prospettiva: si vede molto, troppo minutamente il particolare; molto, troppo confuso l'insieme. In musica la volontà è tesa verso quest'ottica sovvertitrice, e più della volontà: l'ingegno. E questo è ''décadence'': una parola che tra gente come noi, s'intende, non giudica ma definisce. (lettera a Karl Fuchs, Nizza, inverno 1844-1845<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 223</ref>)