Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*[...] alla fine, la mia diffidenza si accentua al punto che io domando a me stesso se, in ultima analisi, è ''possibile'' scrivere la [[storia]]. Che vuol dunque stabilire lo storico? Un fatto che, al momento in cui accadde, non era affatto «stabilito»... (lettera a Franz Overbeck, Nizza, 23 febbraio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 257</ref>)
*Nella dolorosa storia dell'anima moderna, che sotto molti aspetti è una tragica storia, [[Hyppolite Taine|Taine]] rappresenta uno degli esemplari meglio riusciti e più degni di rispetto delle nobili qualità di quest'anima: coraggio senza falsi ritegni, purezza della coscienza intellettuale, commovente e modesto stoicismo a prezzo di grandi rinunce e di solitudine. Un pensatore dotato di queste qualità merita venerazione: egli sta fra i pochi che rendono immortale la propria epoca. (lettera a Erwin Rohde, Coira, 21 maggio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 266</ref>)
*[[Voltaire|Voltaire]] è una magnifica ''canaille'' piena di spirito. Ma io penso come l'abate Galiani che: «Un monstre gai vaut mieux qu'un sentimental ennuyeux.<ref>Un mostro allegro è preferibile ad un sentimentale noioso.</ref>»<br>Voltaire è possibile e tollerabile solo nell'ambito di una cultura aristocratica, che appunto perciò può permettersi il lusso della ''canaillerie'' spiritosa... (lettera a Peter Gast, Nizza, 24 novembre 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 276</ref>)
*Quanto dice nella Sua lingua intorno allo stile di Wagner mi ricorda un mio sfogo in proposito scritto non so più dove: il suo «stile drammatico» non esser altro che una ''species'' di cattivo stile, anzi di non-stile musicale. Ma i nostri musicisti vi scorgono un «progresso».<br>In verità, in questo campo tutto è ancor da dire, sospetto anzi che tutto sia ancora da pensare: Wagner stesso – come uomo come bestia come Dio come artista – passa di mille cubiti l'intelligenza e l'inintelligenza dei nostri tedeschi. (lettera a Peter Gast, Nizza, 26 febbraio 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 285-286</ref>)
*Temo di esser troppo musicista per non essere un romantico anch'io. Senza musica la vita per me sarebbe demenza. (lettera a Georg Brandes, Nizza, 27 marzo 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 291</ref>)
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*{{NDR|[[Torino]]}} Ma che dignitosa, severa città! Niente metropoli, niente moderno, com'io temevo: una «Residenz»<ref>Piccola capitale. {{cfr}} ''Epistolario 1865-1900'', p. 295.</ref>del Seicento, dove un unico gusto ha imperato su tutto, quello della Corte e della ''noblesse''. La quiete aristocratica è impressa su ogni cosa: non meschini sobborghi; un gusto unitario che si estende fin al colore (tutta la città è gialla e color d'ocra). E per i piedi come per gli occhi un luogo classico! Che sicurezza, che pavimentazione, a non dir niente degli omnibus e dei tram, organizzati e numerosi in modo straordinario. [...] Ma che piazze austere, solenni! E lo stile dei palazzi senza pretese, le strade serie e pulite, tutto molto più dignitoso di quanto mi fossi aspettato; e i più bei caffè che io abbia mai visto. Quei «portici» poi, dato il clima variabile, rispondono ad una necessità; inoltre sono ampi e alti e non opprimono. E la sera il tramonto dai ponti sul Po è cosa stupenda! Al di là del bene e del male! (lettera a Peter Gast, Torino, 7 aprile 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 295-296</ref>)
*A conti fatti, la [[malattia]] mi ha recato la maggiore utilità: mi ha sciolto da tutti i vincoli, mi ha ridato il coraggio di me stesso... Per istinto sono un animale coraggioso, anzi militare. La lunga opposizione ha esasperato alquanto il mio orgoglio. Se sono un filosofo? ... Ma questo che importa? ... (lettera a Georg Brandes, Torino, 10 aprile 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 300</ref>)
*{{NDR|Torino}} Ecco una città secondo il mio cuore. Anzi, la sola. Tranquilla, quasi solenne. Terra classica per gli occhi e per i piedi [...]. Un soffio di buon Settecento. Palazzi di quelli che parlano al cuore; non fortezze stile Rinascimento! E poi: scorger le Alpi dal centro della città! queste lunghe strade che sembrano condurre in linea retta verso le auguste cime nevose! Aria serena, limpida in modo sublime. Non avrei mai creduto che una città, grazie alla luce, potesse diventare così bella. (lettera a Karl Fuchs, Torino, 14 aprile 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 301</ref>)
*Un eremita, certo, eppure, per quanto poco mi si conosca si deve capire che la mia vita è stata più ricca di eventi che quella di chiunque altro. Ne testimoniano i miei libri: riga per riga scaturiscono da zone inesplorate, e quindi, come sostanza, rappresentano una conquista, un allargamento dei confini della vita. (lettera<ref>Esclusa da Karl Schlechta perché manipolata dalla sorella di Nietzsche. {{cfr}} ''Epistolario 1865-1900'', p. 314, nota 3.</ref>alla sorella, Sils-Maria, 17 settembre 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 316</ref>)
*{{NDR|Torino}} Qui ogni giorno sotto lo stesso esuberante e supremo splendore di sole riappaiono la collina ammantata da foreste color dell'oro fulvo, e il cielo e l'ampio fiume di un pallido azzurro, mentre l'aria ha una purezza sublime – un [[Claude Lorrain]] come non mi ero mai sognato di trovare nella realtà. (lettera a Peter Gast, Torino, 30 ottobre 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 324</ref>)