Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*[...] con questo ''[[Così parlò Zarathustra|Zarathustra]]'' mi lusingo di aver portato la lingua tedesca alla sua compiutezza. Dopo Lutero e Goethe c'era ancora un passo da fare; osserva, vecchio diletto camerata, se nella nostra lingua si siano mai fusi, come in quest'opera, forza, agilità ed armonia. Rileggi Goethe dopo una pagina di ''Zarathustra'', e ti accorgerai che quell'«ondulatorio» che si riscontra nel Goethe disegnatore non è estraneo al Goethe plasmatore della lingua tedesca. Io lo supero nel vigore e nella virilità della linea, senza diventare per questo un cafone come Lutero. Il mio stile è un ''ballo'', un gioco di simmetrie di ogni specie, e in pari tempo un balzare capriccioso e un prendermi gioco di queste simmetrie. E la finezza stilistica giunge fino alla scelta delle vocali. (lettera a Erwin Rohde, Nizza, 22 febbraio 1884<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 208</ref>)
*Finalmente Sils-Maria! Finalmente il ritorno alla ragione! [...] Qui a Sils, luogo dove nacque lo Zarathustrismo, dobbiamo promettere di rivederci la prossima estate, amico carissimo. Le va? Recentemente ho visitato la Svizzera dal punto di vista paesaggio, e mi sono persuaso che Sils-Maria non ha il suo eguale: meravigliosa fusione di mitezza, grandiosità e mistero... (lettera a Peter Gast, Sils-Maria, 25 luglio 1884<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 214</ref>)
*La formula wagneriana «melodia infinita» esprime nel modo più amabile il pericolo, la corruzione dell'istinto, e anche la tranquillità della coscienza in mezzo a tale corruzione. L'ambiguità ritmica, per cui non si sa più, non si ''deve'' più sapere, se una cosa è capo o coda, è senza dubbio un trucco artistico mediante il quale si ottengono effetti meravigliosi – il ''Tristano'' ne è ricco –; ma come sintomo di un'arte è e rimane il segno del dissolvimento. La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l'attimo sul tempo (anche sul tempo musicale), il ''pathos'' sull<nowiki>'</nowiki>''ethos'' (carattere o stile come lo si voglia chiamare), e finalmente l<nowiki>'</nowiki>''esprit'' sul pensiero. Scusi! Ma quello che io credo di scorgere è un capovolgimento della prospettiva: si vede molto, troppo minutamente il particolare; molto, troppo confuso l'insieme. In musica la volontà è tesa verso quest'ottica sovvertitrice, e più della volontà: l'ingegno. E questo è ''décadence'': una parola che tra gente come noi, s'intende, non giudica ma definisce. (lettera a Karl Fuchs, Nizza, inverno 1844-1845<ref>''Epistolario 1865-1900'', ppp. 222-223</ref>)
*{{NDR|Sul Preludio del Parsifal}} [...] lasciando stare tutte le domande inopportune (a che cosa ''possa'' o ''debba'' servire questa musica?) e dal punto di vista puramente estetico, quando mai Wagner fece qualcosa di più bello? Vi è qui la suprema consapevolezza e precisione psicologica di ciò che si vuole dire, esprimere, comunicare; la forma più succinta e più diretta – ogni sfumatura del sentimento portata sino alla forma epigrammatica – un'evidenza nella musica trattata come arte descrittiva che fa pensare a uno scudo di nobilissimo lavoro; e per ultimo, sullo sfondo di tale musica, un sentimento, un'esperienza, un evento psicologico sublime ed eccezionale, che fa il maggiore onore a Wagner. Insomma, una sintesi di emozioni che molti uomini, e anche «uomini superiori», riterrebbero inconciliabili [...] (lettera a Peter Gast, Nizza, 21 gennaio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 255-256</ref>)
*[...] alla fine, la mia diffidenza si accentua al punto che io domando a me stesso se, in ultima analisi, è ''possibile'' scrivere la [[storia]]. Che vuol dunque stabilire lo storico? Un fatto che, al momento in cui accadde, non era affatto «stabilito»... (lettera a Franz Overbeck, Nizza, 23 febbraio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 257</ref>)