Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*[[Voltaire|Voltaire]] è una magnifica ''canaille'' piena di spirito. Ma io penso come l'abate Galiani che: «Un monstre gai vaut mieux qu'un sentimental ennuyeux.<ref>Un mostro allegro è preferibile ad un sentimentale noioso.</ref>»<br>Voltaire è possibile e tollerabile solo nell'ambito di una cultura aristocratica, che appunto perciò può permettersi il lusso della ''canaillerie'' spiritosa... (lettera a Peter Gast, Nizza, 24 novembre 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 276</ref>)
*Quanto dice nella Sua lingua intorno allo stile di Wagner mi ricorda un mio sfogo in proposito scritto non so più dove: il suo «stile drammatico» non esser altro che una ''species'' di cattivo stile, anzi di non-stile musicale. Ma i nostri musicisti vi scorgono un «progresso».<br>In verità, in questo campo tutto è ancor da dire, sospetto anzi che tutto sia ancora da pensare: Wagner stesso – come uomo come bestia come Dio come artista – passa di mille cubiti l'intelligenza e l'inintelligenza dei nostri tedeschi. (lettera a Peter Gast, Nizza, 26 febbraio 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 285-286</ref>)
*Temo di esser troppo musicista per non essere un romantico anch'io. Senza musica la vita per me sarebbe demenza. (lettera a Georg Brandes, Nizza, 27 marzo 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 290291</ref>)
*A [[Genova]] me ne sono andato in giro come un'ombra in compagnia solo di ricordi. Quello che un tempo vi amavo, cinque o sei punti prediletti, adesso mi piaceva ancora di più: mi sembrava di una incomparabile ''pallida noblesse'', e assai superiore a tutto quello che offre la Riviera. Ringrazio il mio destino che negli anni della ''décadence'' mi aveva condannato a vivere in questa città dura e cupa: se si esce da lei, ogni volta si è usciti anche da se stessi – la volontà si ''allarga'' di nuovo, non si ha più il coraggio di essere vili. Non sono mai stato colmo di gratitudine come in questo eremitaggio a Genova. – (lettera a Heinrich Köselitz, 7 aprile 1888<ref>''Epistolario 1885-1889. Vol. V'', p. 593</ref>)
*{{NDR|Torino}} Ma che dignitosa, severa città! Niente metropoli, niente moderno, com'io temevo: una «Residenz»<ref>Piccola capitale. {{cfr}} ''Epistolario 1865-1900'', p. 295.</ref>del Seicento, dove un unico gusto ha imperato su tutto, quello della Corte e della ''noblesse''. La quiete aristocratica è impressa su ogni cosa: non meschini sobborghi; un gusto unitario che si estende fin al colore (tutta la città è gialla e color d'ocra). E per i piedi come per gli occhi un luogo classico! Che sicurezza, che pavimentazione, a non dir niente degli omnibus e dei tram, organizzati e numerosi in modo straordinario. [...] Ma che piazze austere, solenni! E lo stile dei palazzi senza pretese, le strade serie e pulite, tutto molto più dignitoso di quanto mi fossi aspettato; e i più bei caffè che io abbia mai visto. Quei «portici» poi, dato il clima variabile, rispondono ad una necessità; inoltre sono ampi e alti e non opprimono. E la sera il tramonto dai ponti sul Po è cosa stupenda! Al di là del bene e del male! (lettera a Peter Gast, Torino, 7 aprile 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 295-296</ref>)