Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*[[Walter Scott]], che chiamerò, assieme a Schopenhauer, l<nowiki>'</nowiki>''immortale'', tanto mi si confà la sua calma artistica, il suo ''andante''. (lettera a Erwin Rohde, 8 dicembre 1875<ref name=unsterblich>Citato in ''Epistolario 1865-1900'', p. 99, nota 1</ref>)
*Sul [[Don Chisciotte della Mancia]] [...] la più rude lettura che io conosca; lo lessi nelle ferie estive e tutta la mia sofferenza personale mi sembrò ne fosse impicciolita, degna tutt'al più che se ne ''ridesse''. (lettera a Erwin Rohde, 8 dicembre 1875<ref name=unsterblich />)
*[...] alla fine, la mia diffidenza si accentua al punto che io domando a me stesso se, in ultima analisi, è ''possibile'' scrivere la [[storia]]. Che vuol dunque stabilire lo storico? Un fatto che, al momento in cui accadde, non era affatto «stabilito»... (lettera a Franz Overbeck, Nizza, 23 febbraio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 257</ref>)
*Nella dolorosa storia dell'anima moderna, che sotto molti aspetti è una tragica storia, [[Hyppolite Taine|Taine]] rappresenta uno degli esemplari meglio riusciti e più degni di rispetto delle nobili qualità di quest'anima: coraggio senza falsi ritegni, purezza della coscienza intellettuale, commovente e modesto stoicismo a prezzo di grandi rinunce e di solitudine. Un pensatore dotato di queste qualità merita venerazione: egli sta fra i pochi che rendono immortale la propria epoca. (lettera a Erwin Rohde, Coira, 21 maggio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 266</ref>)
*Il venerdì, con un tempo fosco e piovoso, verso mezzogiorno mi feci coraggio e andai alla galleria del [[Palazzo Rosso (Genova)|Palazzo Brignole]]; e, meraviglia, la vista di questi ritratti di famiglia mi rapì e mi entusiasmò; un Brignole a cavallo e tutta la fierezza di questa famiglia raccolta nell'''occhio'' di questo possente palafreno – proprio quel che ci voleva per la mia umanità mortificata! Personalmente io stimo [[Antoon van Dyck|van Dyck]] e [[Pieter Paul Rubens|Rubens]] superiori a tutti i pittori del mondo. Gli altri quadri mi hanno lasciato indifferente, a eccezione di una Cleopatra morente del [[Guercino]]. (lettera a Malwida von Meysenbug, 13 maggio 1877<ref>''Epistolario 1875-1879. Vol. III'', p. 213</ref>)
*Caro amico, Le mando di corsa una cartolina solamente per comunicarLe la forte sensazione che ho in questo momento: credo che Lei e io siamo sulla via giusta! Solitudine e rigore nel giudicare noi stessi; mai più tendere l'orecchio agli altri, modelli e maestri! Una vita adatta e via via ''adattabile'' ai nostri desideri più profondi, un'operosità senza affanno, e senza nessuna coscienza estranea a vigilare su di noi e sul nostro operato! È così che tento ancora una volta di arrangiarmi, e [[Genova]] mi sembra il luogo adatto: ogni giorno per tre volte qui il cuore mi è traboccato, di fronte a questa vastità che chiama alle lontananze e al cospetto di una così imponente operosità. Qui ho la calca e il silenzio e sentieri sulle alture, e una cosa che è più bella di come l'ho sognata, il [[Cimitero monumentale di Staglieno|campo santo]]. (lettera a Heinrich Köselitz, 24 novembre 1880<ref>''Epistolario 1880-1884. Vol. IV'', p. 47</ref>)
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*La formula wagneriana «melodia infinita» esprime nel modo più amabile il pericolo, la corruzione dell'istinto, e anche la tranquillità della coscienza in mezzo a tale corruzione. L'ambiguità ritmica, per cui non si sa più, non si ''deve'' più sapere, se una cosa è capo o coda, è senza dubbio un trucco artistico mediante il quale si ottengono effetti meravigliosi – il ''Tristano'' ne è ricco –; ma come sintomo di un'arte è e rimane il segno del dissolvimento. La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l'attimo sul tempo (anche sul tempo musicale), il ''pathos'' sull<nowiki>'</nowiki>''ethos'' (carattere o stile come lo si voglia chiamare), e finalmente l<nowiki>'</nowiki>''esprit'' sul pensiero. Scusi! Ma quello che io credo di scorgere è un capovolgimento della prospettiva: si vede molto, troppo minutamente il particolare; molto, troppo confuso l'insieme. In musica la volontà è tesa verso quest'ottica sovvertitrice, e più della volontà: l'ingegno. E questo è ''décadence'': una parola che tra gente come noi, s'intende, non giudica ma definisce. (lettera a Karl Fuchs, Nizza, inverno 1844-1845<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 222-223</ref>)
*{{NDR|Sul Preludio del Parsifal}} [...] lasciando stare tutte le domande inopportune (a che cosa ''possa'' o ''debba'' servire questa musica?) e dal punto di vista puramente estetico, quando mai Wagner fece qualcosa di più bello? Vi è qui la suprema consapevolezza e precisione psicologica di ciò che si vuole dire, esprimere, comunicare; la forma più succinta e più diretta – ogni sfumatura del sentimento portata sino alla forma epigrammatica – un'evidenza nella musica trattata come arte descrittiva che fa pensare a uno scudo di nobilissimo lavoro; e per ultimo, sullo sfondo di tale musica, un sentimento, un'esperienza, un evento psicologico sublime ed eccezionale, che fa il maggiore onore a Wagner. Insomma, una sintesi di emozioni che molti uomini, e anche «uomini superiori», riterrebbero inconciliabili [...] (lettera a Peter Gast, Nizza, 21 gennaio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 255-256</ref>)
*[...] alla fine, la mia diffidenza si accentua al punto che io domando a me stesso se, in ultima analisi, è ''possibile'' scrivere la [[storia]]. Che vuol dunque stabilire lo storico? Un fatto che, al momento in cui accadde, non era affatto «stabilito»... (lettera a Franz Overbeck, Nizza, 23 febbraio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 257</ref>)
*Nella dolorosa storia dell'anima moderna, che sotto molti aspetti è una tragica storia, [[Hyppolite Taine|Taine]] rappresenta uno degli esemplari meglio riusciti e più degni di rispetto delle nobili qualità di quest'anima: coraggio senza falsi ritegni, purezza della coscienza intellettuale, commovente e modesto stoicismo a prezzo di grandi rinunce e di solitudine. Un pensatore dotato di queste qualità merita venerazione: egli sta fra i pochi che rendono immortale la propria epoca. (lettera a Erwin Rohde, Coira, 21 maggio 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 266</ref>)
*[[Voltaire|Voltaire]] è una magnifica ''canaille'' piena di spirito. Ma io penso come l'abate Galiani che: «Un monstre gai vaut mieux qu'un sentimental ennuyeux.<ref>Un mostro allegro è preferibile ad un sentimentale noioso.</ref>»<br>Voltaire è possibile e tollerabile solo nell'ambito di una cultura aristocratica, che appunto perciò può permettersi il lusso della ''canaillerie'' spiritosa... (lettera a Peter Gast, Nizza, 24 novembre 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 276</ref>)
*Temo di esser troppo musicista per non essere un romantico anch'io. Senza musica la vita per me sarebbe demenza. (lettera a Georg Brandes, Nizza, 27 marzo 1887<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 290</ref>)
*Quanto dice nella Sua lingua intorno allo stile di Wagner mi ricorda un mio sfogo in proposito scritto non so più dove: il suo «stile drammatico» non esser altro che una ''species'' di cattivo stile, anzi di non-stile musicale. Ma i nostri musicisti vi scorgono un «progresso».<br>In verità, in questo campo tutto è ancor da dire, sospetto anzi che tutto sia ancora da pensare: Wagner stesso – come uomo come bestia come Dio come artista – passa di mille cubiti l'intelligenza e l'inintelligenza dei nostri tedeschi. (lettera a Peter Gast, Nizza, 26 febbraio 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 285-286</ref>)
*Temo di esser troppo musicista per non essere un romantico anch'io. Senza musica la vita per me sarebbe demenza. (lettera a Georg Brandes, Nizza, 27 marzo 18871888<ref>''Epistolario 1865-1900'', p. 290</ref>)
*A [[Genova]] me ne sono andato in giro come un'ombra in compagnia solo di ricordi. Quello che un tempo vi amavo, cinque o sei punti prediletti, adesso mi piaceva ancora di più: mi sembrava di una incomparabile ''pallida noblesse'', e assai superiore a tutto quello che offre la Riviera. Ringrazio il mio destino che negli anni della ''décadence'' mi aveva condannato a vivere in questa città dura e cupa: se si esce da lei, ogni volta si è usciti anche da se stessi – la volontà si ''allarga'' di nuovo, non si ha più il coraggio di essere vili. Non sono mai stato colmo di gratitudine come in questo eremitaggio a Genova. – (lettera a Heinrich Köselitz, 7 aprile 1888<ref>''Epistolario 1885-1889. Vol. V'', p. 593</ref>)
*{{NDR|Torino}} Ma che dignitosa, severa città! Niente metropoli, niente moderno, com'io temevo: una «Residenz»<ref>Piccola capitale. {{cfr}} ''Epistolario 1865-1900'', p. 295.</ref>del Seicento, dove un unico gusto ha imperato su tutto, quello della Corte e della ''noblesse''. La quiete aristocratica è impressa su ogni cosa: non meschini sobborghi; un gusto unitario che si estende fin al colore (tutta la città è gialla e color d'ocra). E per i piedi come per gli occhi un luogo classico! Che sicurezza, che pavimentazione, a non dir niente degli omnibus e dei tram, organizzati e numerosi in modo straordinario. [...] Ma che piazze austere, solenni! E lo stile dei palazzi senza pretese, le strade serie e pulite, tutto molto più dignitoso di quanto mi fossi aspettato; e i più bei caffè che io abbia mai visto. Quei «portici» poi, dato il clima variabile, rispondono ad una necessità; inoltre sono ampi e alti e non opprimono. E la sera il tramonto dai ponti sul Po è cosa stupenda! Al di là del bene e del male! (lettera a Peter Gast, Torino, 7 aprile 1888<ref>''Epistolario 1865-1900'', pp. 295-296</ref>)